The Drug King di Woo Min-ho (L’uomo accanto), è un crime movie del 2018 con Song Kang-ho (Parasite, A taxi driver), Jo Jung-Suk (The face reader, My Annoying Brother) e Bae Doona (Cloud Atlas, Mr. Vendetta) disponibile in streaming su Netflix.
Guarda The Drug King su Netflix.
Il sempre convincente Song Kang-ho non delude neanche in queste vesti più crudeli, mantenendo il personaggio dentro le righe. Il film è tratto da una storia vera; scenografia e costumi sono stati scrupolosamente curati, ma la storia, sul finale, vacilla inebriata dai fumi chimici delle droghe del boss.
The Drug King, la trama
Lee Doo-sam (Song Kang-ho) è un furfante di basso livello nella Busan (Corea del Sud) degli anni Settanta. Ambizioso e intraprendente, con le sue idee di business poco lecito si infila nel traffico delle metanfetamine e ne diventa presto il boss più temuto. Da una parte però continua a sostenere il suo Paese con attività filantropiche e, soprattutto, favorendo lo sviluppo locale con droghe “Made in Korea” (da materie prime importate dal Giappone!). Doo-sam mette in piedi la struttura spalleggiato dalla politica e dalla pubblica sicurezza, durante gli anni della dittatura sudcoreana.
Bramoso di fama e presto anche di belle donne, conquista il supporto di un’ altrettanto viscida ma fascinosa trafficante (Bae Doona), con conoscenze estese e potenti.
Il sogno verrà smontato da un cocciuto procuratore (Jo Jung-Suk) che, incurante di ogni infiltrazione, smonta la struttura e cattura il Re della Droga.

Lee Doo-sam, il business man
Complice la bravura di Song Kang-ho, il personaggio di Lee Doo-sam è quasi un paladino dello sviluppo economico coreano, in un periodo delicatissimo per la storia nazionale. Un eroe patriottico, per il quale si fatica ad emettere una completa condanna. Non fosse che la sua merce ha reso uno straccio il fratello e, sul finire, pure lui stesso, malgrado le promesse fatte di stare alla larga dalla dipendenza.
The Drug King è sicuramente un film di criminali, tra l’altro realmente esistiti. Ma non manca di offrire una linea più leggera, che ammicca alla commedia, ben rappresentata dal ciondolare grossolano di Doo-sam, il quale, anche se coperto di soldi e potere, non pare possa essere più cattivo di un comune malandrino.
L’apoteosi del delirio arriva solo sul finale, quando, dopo aver rinnegato quei pochi valori che ne avevano mantenuto la “correttezza”, e tra i quali sia chiaro non c’è la fedeltà alla moglie, sconfina, appunto, nel delirio. Quando si sceglie di fare uso di violenza, è lì che inizia la caduta del suo regno. Come se il regista Woo Min-ho, fino a quel momento, ne avesse edulcorato le colpe tossiche legate allo spaccio.
Ma l’aria bonaria di Song Kang-ho, la sua risata ammiccante e maliziosa che convince all’affare anche i meno propensi, non sono sufficienti ad ammaliare il pubblico.
La storia di un business nato localmente, con l’autoproduzione e sfruttando materie di importazione non a caso dal Giappone, non è sufficiente ad impennare. Accelera con convinzione ma non se ne va poi così lontano.

Atmosfere dark
Nella complessità di un personaggio né bianco né nero, si inscrive una fotografia fatta di penombre e chiaroscuri. L’ambientazione offre obiettivamente una cura estrema, che sublima nella sfilata della bellissima e ricchissima Bae Doona. Il fascino si perde quando ci si confronta con un personaggio volutamente più rozzo e antiquato, com’è quello del procuratore, a cui non rimane che la propria missione.
Malgrado la forza di questi foschi caratteristi, il cinema poliziesco coreano non ha certo in questo The Drug King la sua punta di diamante; ma ha offerto diversi appigli ad altre produzioni più recenti, non ultimo The policeman’s lineage.