“Chiavi delle città”, la raccolta di documentari dal 4 marzo su Rai Storia
La raccolta dei documentari diretti da Andrea De Fusco, Simone Campanati, Monica Onore e Francesca Muci, inizia il suo percorso mediatico con la messa in onda a partire dal prossimo 4 marzo all’interno del palinsesto di Rai Storia
Voluto fortemente da Franco Scaglia, approda sul piccolo schermo e nel circuito festivaliero il ciclo in cinque atti (con un sesto in arrivo) dal titolo Chiavi delle città. Presentata nella cornice della Sala Arazzi della sede Rai di Viale Mazzini nella mattinta del 27 febbraio, alla presenza dei promotori, degli autori e della stampa, la raccolta dei documentari diretti da Andrea De Fusco, Simone Campanati, Monica Onore e Francesca Muci, inizia il suo percorso mediatico con la messa in onda a partire dal prossimo 4 marzo all’interno del palinsesto di Rai Storia. Per cinque domeniche alle ore 13, altrettanti viaggi nel “cinema del reale” ci porteranno alla scoperta delle anime e degli angoli più nascosti di alcune imporatnti città: Berlino, Praga, San Pietroburgo, Istanbul e Gerusalemme.
Il risultato è una vera e propria esplorazione fisica ed emozionale che attraversa porte reali e metaforiche, dando origine a sua volta a un’affascinante topografia della memoria passata e presente. Passato che viene raccontato in questi documentari d’autore mediante una rivisisazione attuale, figlia dell’originalità e del poco utilizzo del repertorio, ma soprattutto del gusto della scoperta di chi entra in punta di piedi in luoghi e tradizioni che non gli appartengono. Qualcosa di più del solito reportage o diario di viaggio, ma un mosaico audiovisivo che unisce lo sguardo cartolinesco a quello dell’esplorazione dell’altrove, un altrove che resta tale e che viene avvicinato in punta di piedi da dietro la macchina da presa dai registi di queste cinque opere.
Il ciclo Chiavi delle città rientra nella nuova politica produttiva della Rai che, attraverso Rai Cinema, torna finalmente a scommettere sul documentario, a conferma di un rinato interesse da parte del servizio pubblico nei confronti di un genere rilegato per troppo tempo ad un ruolo di secondo piano.Politica che si estende anche a un lavoro di scouting sulle nuove generazioni di registi di talento che si affacciano nel difficile e intricato “mondo” dell’audiovisivo, da sempre povero di opportunità lavorative. Ma soprattutto un rinato interesse che ha portato immediatamente a dei risultati concreti con i successi e i riconoscimenti portati a casa dai film diretti dalla Cupisti (Madri e Io sono – Storie di schiavitù) e dalla Maggioni (Ward 54).