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Conversation

‘Aftersun’ Conversazione con Charlotte Wells

Aftersun è il lungo addio tra un padre e una figlia che Charlotte Wells mette in scena con una forma "emozionante"

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Premiato a Cannes e presentato ad Alice nella Città, arriva su MUBI, Aftersun, l’acclamata opera prima di Charlotte Wells. A lei abbiamo chiesto della forma del suo film.

Aftersun di Charlotte Wells: un esordio luminoso

Aftersun è disponibile su MUBI.

Charlotte Wells sul suo Aftersun

Vorrei iniziare dal titolo. Nel riprendere il gesto di spalmare la crema dopo sole Aftersun rimanda alla volontà di prendersi cura dell’altro. All’inizio è il padre a farlo nei confronti della figlia, poi, con il procedere del racconto le parti si invertono. Il film lo testimonia attraverso la simmetria tra la scena iniziale in cui Calum copre con un lenzuolo la figlia addormentata sul letto e quella finale in cui è Sophie a fare la stessa cosa nei confronti del genitore.

Per me l’importante era ritrarre Calum come un bravo padre. Lui lo è anche se poi ci sono dei momenti in cui scivola in situazioni difficili. Il modo in cui l’ho filmato è molto diverso dai genitori che vediamo nei film tradizionali. Non volevo che lui venisse meno al suo ruolo, né che lo vivesse in una maniera fallimentare. Però è vero che ci sono dei momenti in cui qualcosa cambia dal punto di vista di Sophie. A un certo punto è lei che osserva il modo in cui il padre le si rivolge e tutto questo procede in parallelo con l’evoluzione della storia.

La reciprocità di sguardo tra i due protagonisti ritorna nella lunga sequenza del rave in cui le distanze tra padre e figlia si azzerano anche in termini di età anagrafica, con Sophie che a un certo punto si ritrova davanti a un padre che ha i suoi stessi anni. Volevo chiederti se dietro la messinscena di un incontro mai avvenuto ci fosse il desiderio di andare oltre i ruoli sociali per lasciare alla figlia la possibilità di conoscere le speranze e la fragilità di quel “ragazzo” con una consapevolezza ancora maggiore.

Di sicuro con quella scena abbiamo lo sguardo di Sophie, la prospettiva sul fatto che si guardi indietro cercando di ricordare chi è veramente il padre. Per farlo si deve avvicinare a lui come persona. Solo così può scoprire le sue ambizioni e le paure collegate al fatto di sentirsi intrappolato nello spazio in cui vive. Alla fine Sophie è consapevole di non poterlo avvicinare come vorrebbe. Non lo può salvare, né cambiare.

La narrazione

Dal punto di vista narrativo Aftersun mi sembra una sorta di “lungo addio”, con l’ultima scena – quella in cui Calum si allontana dall’aeroporto lasciandosi indietro la figlia – immersa in un bianco metafisico che sa di commiato definitivo. Nel film la mancanza del padre è presente nel modo in cui lo fai entrare dentro l’inquadratura. Soprattutto nella prima parte è posizionato in zone laterali oppure riflesso negli specchi e, ancora, restituito solo in parte nella sua figura. Da questo ci accorgiamo di essere di fronte al punto di vista di Sophie e soprattutto all’interno del suo stato d’animo.

Assieme al direttore della fotografia abbiamo riflettuto a lungo su come sviluppare questo aspetto e su come comunicarlo. Abbiamo pensato di inserire scene in cui Calum rimane da solo oppure attraverso le prospettive di Sophie, frutto del suo modo di vederlo. Ma il “lungo addio”, in realtà, è anche collegato a ciò che dura nel tempo, a ciò che rimane. In questo caso all’amore che lui dà alla figlia, quello che lo accompagnerà nelle esperienze che lei farà da sola.

Presagi ed evocazioni in Aftersun di Charlotte Wells

Il film è pieno di presagi ed evocazioni, con i diversi piani temporali destinati a incrociarsi all’interno dello stesso quadro. In una di queste sequenze vediamo il padre attraversare la strada mentre passa un autobus. Il modo in cui l’hai montata – inquadrando in quella successiva  Sophie e la scritta game over – lascia intendere che Calum sia stato investito. Ovviamente non è così, ma quel presagio di morte è destinato a rimanere, tanto che nelle scene seguenti Sophie rimane sola in scena, come se veramente il padre non ci fosse più.

Sicuramente lì si voleva trasmettere il fatto che il padre era poco attento, incurante e poco concentrato sulla sua sicurezza. Ed è vero, c’è una sorta di presagio relativo a un evento tragico che sta per avvenire. Rispetto al messaggio subliminale non so rispondere perché non riesco a ricordare se ci fosse nelle nostre intenzioni di volerlo rappresentare.

La messa in scena, oltre a raccontare la storia, traduce lo stato d’animo dei protagonisti. A questa contribuisce il sonoro, con rumori, voci ed echi in parte reali, in parte artificiali. Mi puoi dire come hai lavorato a questo aspetto del film?

Il suono riflette sicuramente quello che sta accadendo e dunque contribuisce a rappresentare la spazio del ricordo e della memoria, con passato e presente pronti a intersecarsi. Per esempio c’è un momento in cui si vedono delle immagini girate in televisione e si sentono delle sirene che sono probabilmente frutto del presente: al contrario del programma televisivo che appartiene al passato. In sostanza c’è la Sophie adulta che sta ricordando qualcosa di già accaduto.

Nel mio precedente corto intitolato Blue Christmas ho iniziato a interessarmi al respiro, come suono da inserire nel panorama di quelli presenti nel film. Avevo letto che Chantal Ackerman aveva lavorato molto sul suono dei passi per poi utilizzarli nelle scene dei suoi lungometraggi. Ho pensato di fare qualcosa di simile, inserendo il respiro nei momenti di transizione tra una scena e l’altra; oppure nel passaggio dal respiro di lui a quello di lei e viceversa per rappresentare un momento di disperazione, di mancanza di speranza oppure per sottolineare un momento meditativo.

La figura di Calum

È raro vedere sullo schermo una figura genitoriale come quella di Calum. A colpire di lui è il contrasto tra la spiccata fisicità maschile e una sensibilità fortemente femminile.

Volevo ritrarre il padre come una persona molto solida, stabile e forte, pur con questo sottofondo di lotta, con questo suo combattere con i propri demoni. Da qui la decisione di rappresentarlo con le caratteristiche che hai citato. Lui è molto presente, molto forte e solido per sua figlia, ma volevo in qualche modo sovvertire l’immagine che il cinema ama attribuire alle figure paterne. Volevo che Calum fosse amorevole e aperto proprio come lo era mio padre con me. In questo senso l’interpretazione che ne dà Paul Mescal è stata davvero efficace.

La recensione del film Aftersun di Charlotte Wells.

Aftersun di Charlotte Wells

  • Anno: 2022
  • Durata: 102'
  • Distribuzione: MUBI
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: UK, USA
  • Regia: Charlotte Wells
  • Data di uscita: 05-January-2023