Daniel Espinosa accetta la sfida e, dopo il successo di “Snabba Cash”, investe le proprie energie nell’action movie dell’anno, in bilico tra la tradizionale adrenalina USA, all’insegna di inseguimenti ad alta tensione, e il contrasto psicologico dei protagonisti, Denzel Washington e Ryan Reynolds
Daniel Espinosa accetta la sfida e, dopo il successo di Snabba Cash (2010), investe le proprie energie nell’action dell’anno, in bilico tra la tradizionale adrenalina USA, all’insegna di inseguimenti ad alta tensione, e un contrasto quasi ancestrale, frutto della penna di David Guggheneim, tra due archetipi fondamentali della natura umana: un carattere cinico e disilluso e, quindi apparentemente negativo, e uno assolutamente idealista (e persino ingenuo), ma, forse, non del tutto positivo.
Safe House- Nessunoè al sicuro vede protagonisti, al centro della scena, un Denzel Washington da premio Oscar, nel ruolo di un ex agente della CIA sociopatico e misantropo, ormai considerato il nemico pubblico numero uno dei servizi segreti americani, e Ryan Reynolds, nei panni di un giovane agente idealista alle prime armi, che, pur difendendo a spada tratta giustizia e moralità, pretende di poter costruire una famiglia con la donna che ama continuando a mentirle sul suo vero lavoro.
Il brillante agente Tobin Frost (Washington), noto per le sue prodezze in campo internazionale, a un certo punto della sua carriera decide di vendere informazioni di massima riservatezza ai nemici del paese; ma quando arriverà tra le sue mani un documento talmente scottante da poter scatenare una vera guerra fratricida all’interno della CIA, dovrà ingegnarsi per proteggerlo a costo della vita.
Ciò che lascia allibiti i responsabili del dipartimento dell’Intelligence (Vera Farmiga, Brendan Gleeson e Sam Shepard) è la facilità con la quale Frost, riuscito a mettersi in salvo per dieci lunghi anni, viene catturato; sarà con non poco rammarico e preoccupazione che dovranno spedirlo nella safehouse più vicina a Cape Town, il cui custode, la recluta Matt Weston (Reynolds), attende con ansia il suo primo incarico come agente operativo.
I due protagonisti si ritroveranno coinvolti in una serie di inseguimenti e fughe: l’etica del giovane Matt, già abbondantemente messa a repentaglio dalla propensione stessa del personaggio alla menzogna, verrà ulteriormente insidiata dalle mirabolanti doti di manipolatore di Frost e dall’evolversi degli avvenimenti.
Il continuo incontro/scontro durante le scene d’azione – emblematico l’inseguimento quasi epico nello stadio Green Point – sottolinea, attraverso l’uso di espedienti “diretti” e materiali, le affinità dei protagonisti, l’estrema somiglianza tra personaggi dalle nature così profondamente diverse; il che, non costituisce semplicemente l’ennesima riproposizione del tipico cliché cinematografico basato sul contrasto tra gli stereotipi del vecchio cinico disilluso e quello del giovane idealista senza macchia e senza paura, ma fornisce una rappresentazione profonda delle sfumature psicologiche, creando un contrasto esplosivo e avvincente, in cui l’atmosfera action, alla fine, non fa che da cornice.