Su MUBI è possibile vedere l’esilarante e sofisticato corto di Peter Strickland intitolato Blank Narcissus, un piccolo film malizioso ed erotico che evoca sin dal titolo il caposaldo del cinema queer anni ’70, ovvero Pink Narcissus di James Bidgood (1971).
Un film ironico che racconta la fine di una storia di coppia attraverso le immagini di un ipotetico filmino pornografico ritrovato e restaurato dall’anziano regista che lo girò col suo giovane amante.
“Non eravamo altro che l’ennesima coppia disfunzionale”
Mentre scorrono le immagini di un cortometraggio pornografico che si immagina ritrovato e restaurato dal suo anziano regista, costui si sofferma a raccontare come quel film gli evochi l’incontro e la relazione con il bel protagonista del film stesso.
E mentre scorrono le immagini erotiche e surreali, oltre che kitsch e ridondanti, inerenti le avventure di un giovane viaggiatore immerso in una selva densa di pericoli, come di piacevoli sorprese, la voce narrante del regista si sofferma sui ricordi personali che la pellicola inevitabilmente porta alla mente.
La passione e l’erotismo del film si rivelano l’essenza di un rapporto di coppia animato da un iniziale afflato degno di motivazione ed ispirazione.
Ma le storie iniziano, si caricano di motivazioni e poi sviliscono chi le ha alimentate, riivelandosi tutt’altro che eterne.
Blank Narcissus – la recensione
Una storia d’amore può ispirare l’io narrante del film, che immagina di rivedere un suo vecchio filmino porno ritrovato e restaurato per l’occasione, si lascia andare alla nostalgia, che lo spinge a rivelare allo spettatore i particolari più intimi di una relazione. Nata come una focosa storia di sesso, e proseguita per diverso tempo come un rapporto di coppia motivato e condiviso.
“Non lo succhiava ai repubblicani, ma il cliente si finse democratico per non perdere quell’opportunità”.
Nostalgia ed ironia vanno a braccetto in questo divertente e malizioso piccolo film di Strickland (regista di lavori interessanti come Katalin Varga, Berberian Sound Studio, The Duke of Burgundy, In Fabric), che rende omaggio al celebre fotografo e regista gay James Bidgood, raccontando come l’impeto di un rapporto nascente che pare inossidabile, sia destinato poco per volta a sfaldarsi sino alla più totale indifferenza.
Per fortuna spesso il ricordo di una storia d’amore e di passione rimane ancorato ai momenti piacevoli, abbandonando la memoria i tristi dettagli legati a una fine che pare quasi sempre inesorabile, con la più devastante perdita d’nteresse nei confronti dell’altro cardine della coppia.
Nel film la nostalgia si alterna dei coloratissimi ed esilaranti momenti del film, in cui il baldo avventuriero si ritrova circondato da foreste insidiose, e da presenze inconsuete, tutt’altro che sgradite.
Strickland non si rifugia dietro falsi pudori e mostra nudità e membri in azione, falsi o reali, mentre il vecchio regista rivela sornione e un po’ compassato i segreti utilizzati sul set per non placare i naturali ardori del suo aitante protagonista e compagno.