‘That kind of summer’ – tre donne in amore

Su MUBI è disponibile il più recente film del regista canadese Denis Côté, intitolato That kind of summer. É incentrato su una terapia a cui vengono sottoposte tre giovani donne afflitte da una forma di voracità sessuale, che le espone a problematiche non indifferenti nel rapportarsi, non solo fisicamente, con la società che le circonda.

Il film è stato presentato per la prima volta alla Berlinale 2022, ove partecipava tra i candidati all’Orso D’Oro nella categoria principale del Concorso.

26 giorni in riva al lago

In That kind of summer, tre ragazze afflitte da incontrollabili comportamenti di natura ipersessuale, decidono di accettare la proposta del terapeuta che le ha in cura: trascorrere 26 giorni in una amena struttura in riva a un lago. In cui le tre, Léonie, Eugénie e Gaelle, detta Geisha, possano fare il punto sulla problematica incontenibile che le rende difficilmente omologabili in una società pronta a giudicarle senza mai comprenderle o aiutarle.

Partendo dal presupposto che la loro non è una malattia, bensì un’attitudine che ha bisogno di essere controllata, le tre vengono seguite da un coscienzioso assistente sociale e da una terapeuta che rischia di venire coinvolta dai comportamenti bizzarri delle tre disinibite pazienti.

Tre risvolti di una medesima problematica che si rispecchiano nella loro indole e nel loro carattere. La composta Léonie vive il problema subissata da sensi di colpa; Eugénie  affronta la sua indole con l’energia che la spinge sempre tra le braccia di sconosciuti che ne approfittano; infine Geisha, maliziosa, attenta alla professionalità del pur integerrimo assistente che ne studia il comportamento.

That kind of summer – la recensione

“Come facciamo a sapere se siamo vivi, se non siamo mai tristi?”

L’approccio narrativo diretto di Côté è così diretto da apparire quasi di natura terapeutica.

L’ossessione con cui il regista si concentra sulla problematica comportamentale che affligge le tre pazienti, corre il rischio di trasformarsi in una operazione un po’ fine a se stessa.

Non fosse che l’interpretazione delle tre protagoniste, Larissa Corriveau, Laure Giappiconi e Aude Mathieu risulta davvero convincente, in grado di dar vita a tre comportamenti sfaccettati ed assai differenti di una medesima complessa deriva che si intende studiare per correggere, più che curare senza mezzi termini.

Ne scaturisce un film duro e ossessivo, che tuttavia è in grado di risultare interessante e riuscito. Soprattutto quando la storia si concentra sui momenti di libertà concessi alle tre donne, riprendendole alle prese con una realtà che le incoraggia a slanci di passione. E le consegna verso una deriva d’inganno che le ritrova sfruttate, oltre che derise ed emarginate.