Una corsa contro il tempo letterale quella del film di Phillip Noyce con protagonista Naomi Watts. L’attrice è una madre preoccupata per l’incolumità del figlio dopo aver saputo che un sequestratore è entrato, armato, nella scuola da lui frequentata.
La sinossi di Corsa contro il tempo
Amy è impegnata nella sua abituale e tranquilla sessione mattutina di jogging in campagna quando viene interrotta da una sconvolgente telefonata: un uomo armato si è introdotto nella scuola di suo figlio e tiene gli studenti in ostaggio.
Lontana da casa e senza una rapida via di ritorno, prova in tutti i modi a proteggere il figlio mettendosi in comunicazione con lui tramite il telefono. La sua tenacia la conduce a diretto contatto con il criminale, che deve cercare di gestire nell’attesa che arrivi la polizia. (Fonte: BiM Distribuzione)
La recensione
Protagonista indiscussa e assoluta, Naomi Watts è praticamente l’unico personaggio fisicamente presente per la quasi totalità del film. Perennemente in allarme, fin dall’inizio quando vede sfrecciare sulla carreggiata le auto della polizia. Nonostante ciò, però, non demorde e non interrompe la sua corsa. La sua ansia e la sua preoccupazione incrementano, poi, poco dopo quando apprende la tragica notizia.
Da quel momento il respiro si fa più concitato così come la corsa, disperata alla ricerca di una via d’uscita. L’agitazione si trasforma in una spasmodica ricerca di aiuto da parte di chiunque. Inizialmente solo tramite telefonate, poi anche ricercando un passaggio che sembra quasi impossibile. Amy prova a contattare chiunque per avere notizie di suo figlio. Ed è disposta a tutto pur di sapere qualcosa.
Corsa contro il tempo: una tragica realtà
Ciò che viene mostrato nel film Corsa contro il tempo è purtroppo qualcosa di sempre più frequente e attuale nella quotidianità americana. E fa riflettere il fatto che a mettere lo spettatore al corrente di ciò non è adulto, ma un ragazzo. Un ragazzo che invita a riflettere e a non tacere:
Non voglio restare in silenzio e spero nemmeno voi.
Sembrava una mattinata come tutte le altre per la famiglia di Amy che, invece, si vede rubare la tranquillità e la sicurezza da un pazzo entrato armato all’interno di una scuola.
L’invito a riflettere su ogni azione e sulle sue conseguenze è alla base del film di Noyce che, a un certo punto, ci porta in una direzione precisa, insieme al personaggio di Amy, facendo pensare al peggio.
E proprio l’illusione di quello che potrebbe essere è da una parte il momento più alto del film e dall’altra ciò che permette allo spettatore di staccarsi dalla finzione, talvolta esagerata, della storia.
Un’ora infinita
Aiutati a comprendere lo scorrere del tempo (e le relazioni interpersonali di Amy) dalle numerose telefonate effettuate e ricevute e dall’orario sullo schermo del telefono, sempre messo in evidenza, si arriva, però, a riflettere sulla non autentica veridicità della storia. Quasi impensabile che la donna possa essersi allontanata così tanto da casa, soprattutto considerando la non centralità dell’abitazione. Senza contare il contrasto tra i pensieri e le azioni della protagonista nel momento in cui comincia ad accorgersi della continua presenza di auto della polizia: il suo sguardo sembra preoccupato e intenzionato a fare luce sull’accaduto, ma il suo corpo continua a spingerla a correre e allontanarsi.
Un thriller con un unico punto di vista. Non vediamo e non conosciamo la situazione all’interno della scuola, ma la viviamo attraverso lo sguardo, i pensieri e le preoccupazioni di una Naomi Watts che fa leva su tutta la sua bravura per riuscire a far girare un film che si poggia e si appoggia completamente su di lei.
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