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Le 10 serie più belle del 2022, da rivedere o recuperare

Nello sterminato catalogo di Netflix, Prime e Disney Plus, vediamo quali sono le serie che si sono fatte notare di più nel corso dell'anno appena trascorso

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Quali sono le serie più belle del 2022?

Puntuali come il panettone e i film Marvel Studios, arrivano sotto le feste natalizie classifiche e top ten: di seguito, allora, vi proponiamo le dieci serie imperdibili ad insindacabile giudizio di Taxidrivers.

È ormai assodato che la narrativa seriale sia il fenomeno degli anni Zero e Dieci che ha rivoluzionato la grammatica dell’audiovisivo tout court, costringendo anche il grande schermo ad adattarsi, in qualche modo. Ma è in televisione che continuano ad arrivare alcune tra le proposte più innovative e stimolanti, nelle piattaforme che sono ormai il pane quotidiano.

10 . THE BAD GUY

Su Amazon Prime Video. Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi vengono dal cinema: ed esattamente, da quei film che partono dall’humus più popolare (addirittura un sequel di un film con Claudio Bisio, quel Bentornato, Presidente! Che è un gioiello inaspettato) per diventare altro, rimescolando suggestioni e aspetti visuali modernissimi. The Bad Guy è proprio così: ultra pop, ultra moderno, con un cuore pulsante e una temperatura emotiva altissima: addirittura, riesce a raccontare una storia di mafia senza che lo spettatore dica oddio eccone un’altra, anzi appassionandosi alla vicenda. Che conta su due interpreti straordinari, Luigi Lo Cascio in gran spolvero e Claudia Pandolfi che torna a splendere dopo tanti ruoli opachi in un ruolo che fa il paio con il cinematografico Siccità di Paolo Virzì.

Qui la nostra recensione completa.

9 . THE DEVIL’S HOUR

Su Amazon Prime Video. Il genere thriller-horror è tra i più diffusi e graditi, nella narrativa cinematografica e televisiva: pochi però riescono ad essere originali ed effettivamente spaventosi come questo The Devil’s Hour. Otto episodi, che compongono la prima stagione, che girano intorno a una domanda inquietante: Ti sei mai svegliato nel cuore della notte percependo che qualcosa non era a posto?

Potresti esserti svegliato proprio durante “l’ora del diavolo” – l’ora compresa tra le tre e le quattro del mattino e precisamente alle 3:33 – quando possono accadere fatti inspiegabili. The Devil’s Hour segue la storia di Lucy Chambers, che si sveglia ogni notte alle 3:33. Suo figlio di otto anni è introverso e non mostra emozioni, sua madre parla a sedie vuote, la sua casa è infestata da reminiscenze di una vita che non è la sua. Ora che il suo nome viene inspiegabilmente connesso a una serie di brutali omicidi avvenuti nella sua zona, Lucy deve affrontare le questioni a cui ha cercato di sfuggire tutti questi anni. Questa linea narrativa si intreccia poi ad un interrogatorio, che avviene cronologicamente in una dimensione temporale differente dalla prima, a un non meglio identificato Gideon: come fa l’uomo a conoscere eventi che devono ancora accadere? E perché la stessa cosa sembra succedere al figlio di Lucy?

Da queste premesse, The Devil’s Hour sviluppa una trama avvincente come poche ma anche come poche altre piena di contropiedi e detour: il giallo diventa ben presto horror e scivola poi nella fantascienza, ma in maniera talmente controllata e coerente che lo show mantiene una sua precisa identità e tiene lo spettatore incollato dal primo all’ultimo episodio.

8 . SANDMAN

Su Netflix. Un’impresa da far tremare i polsi: adattare il capolavoro di Neil Gaiman, Sandman, era il sogno lucido di registi e piattaforme. C’è riuscita Netflix, non senza qualche polemica, ma il risultato è una produzione notevole, e storica per tanti versi.

Qui la nostra recensione completa.

7 . INVENTING ANNA

Su Netflix. Come per Jeffrey Dahmer, anche Inventing Anna si usa un personaggio reale per raccontare la sua storia ma anche qualcos’altro: disparità sociale e ruolo delle donne sono solo la punta dell’iceberg di una serie recitata benissimo e scritta ancora meglio, che visione dopo visione appassiona e fa riflettere. Ed è fondamentale sottolineare come Inventing Anna sappia parlare, con un mood particolarmente mainstream eppure senza cadere mai nella banalità, delle dinamiche di potere che si creano tra i due sessi e tra diverse classi sociali. E alla base della storia sembra esserci proprio il bisogno, la necessità di qualcosa, il proprio interesse (puramente economico o volto a preservare, restaurare o creare la propria reputazione)

Qui la nostra recensione completa.

6 . ANDOR

Su Disney Plus. Paradossalmente, sembra proprio che le cose migliori del franchise di Star Wars vengano quando uno meno se lo aspetta. Se infatti Rogue One era uno dei film più avvincenti e lucasiani dell’intera saga, proprio il suo co-sceneggiatore e regista delle riprese aggiuntive Tony Gilroy sta dietro questa serie incredibilmente densa, intensa, semplicemente bella. Andor propone uno spaccato ancora più approfondito e interessante del nascente mondo della ribellione contro l’Impero Galattico: l’operazione di Gilroy è intelligente perché sceglie di prendere il lavoro già fatto sui personaggi e considerarlo un punto d’arrivo, mostrandoci poi il vertice opposto del cammino, l’origine del percorso che li porta a diventare rivoluzionari, analizzando situazioni, pressioni e ostacoli per arrivare alla figura che conosciamo.

5 . CABINET OF CURIOSITIES

Su Netflix. Proprio a metà della top ten delle migliori serie 2022, ecco l’antologia horror che tutti aspettavamo. Del Toro entra nel mondo delle serie e lo fa con il passo sornione di sir Alfred Hitchcock: con una serie che lo conferma uno dei geni moderni del cinema, capace di suscitare paura in un gioco citazionista e dottissimo tra spettatore e autore. La paura nelle sue forme più imprendibili nella serie horror ideata e prodotta da Guillermo del Toro, con grandi nomi dietro e davanti la macchina da presa.

Qui la nostra recensione completa.

4 . ARCHIVE 81: UNIVERSO ALTERNATIVI

Su Netflix. Linee temporali che si intrecciano, voci dal buio, fantasmi e presenze: Archive 81 pesca a piene mani da un immaginario che si è costruito in pochissimo tempo ovvero quel mockumentary ideato da Cannibal Holocaust di Deodato e portato al successo praticamente reinventato da Blair Witch Project, innestando storie e suggestioni da territori limitrofi (il found footage) e costruendo una serie coerente ed efficacissima.

Qui la nostra recensione completa.

3. THE WHITE LOTUS

Su Sky. Dopo una prima stagione che, forse complice l’effetto sorpresa, colpì come un fulmine la tranquilla routine della tv, The White Lotus conferma la sua vena anarchica vestita e colorata da serie da fotoromanzo. però, grattando sotto la patina di superfice, esce fuori una storia cinica e difficile, sulla lotta di classe ma non solo, con un parterre di interpreti incredibile. Orgoglio nazionale, la nostra Sabrina Impacciatore, che con il suo ruolo nella seconda stagione sta facendo incetta di consensi oltreoceano.

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2 . THE WATCHER

Su Netflix. Basato su una storia vera, The Watcher è l’ennesima genialata di Ryan Murphy, l’uomo che sta reinventando l’orrore per il nuovo secolo: e lo fa raccontando la realtà, dalla storia alla contemporaneità, filtrata attraverso la sfrenata orgia di immagini che oggi riceviamo. The Watcher ha dentro l’anima lynchiana ma non somiglia a niente: forse ha l’andatura circolare di Strade Perdute, con quel suo correre verso una soluzione per tornare esattamente al punto di partenza.

Qui la nostra recensione completa.

1 . 1899

Su Netflix. E proprio in cima della top ten delle serie 2022 troviamo il nuovo show dei creatori di Dark, 1899: che inizia come un thriller ma si apre a nuovi territori, esplorando strade inedite e inquiete. E qualsiasi cosa, ad ogni episodio, lo spettatore crede di aver capito o meglio intuito, verrà irrimediabilmente scardinato dalle rivelazioni che arriveranno subito dopo. 1899 procede con incedere lento e sinuoso, ipnotico quasi, mentre lascia apprezzare il gusto di Odar per le ambientazioni cupe e insolite (questa volta una nave: una vera e propria sfida scenografica, vinta in pieno, che permette l’utilizzo di tonalità, atmosfere e geografie impossibili altrove) e la sua regia virtuosa, che si estende ad un controllo totale sulla messa in scena fino alla musica. Infatti, quello che probabilmente lega i suoi show è il loro posizionarsi, al di là del genere, in un’estetica innegabilmente steampunk, con le sue musiche dissonanti e stranianti, estrapolate da un contesto culturale e asservite ad un altro cronologicamente fuori posto, ma anche le sue tecnologie -apparentemente- anacronistiche, se osservate nel luogo e nel tempo in cui sono inserite.

Qui la nostra recensione completa.

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