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‘Le pupille’ – La storia di Natale di Alice Rohrwacher

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Dopo Quattro strade, Alice Rohrwacher si confronta ancora col formato breve presentando su Disney + il corto Le pupille. Una storia di Natale, con Alba Rohrwacher e Valeria Bruni Tedeschi, tratta da una lettera scritta da Elsa Morante all’amico Goffredo Fofi e prodotta da Alfonso Cuarón. Un racconto, girato in Pellicola Super 16 e 35mm, che pare venire da lontano e che mette al centro lo sguardo e il suo desiderio di libertà.

Un cinema sempre uguale a se stesso

Seconda Guerra Mondiale. Mentre il regime fascista è agli sgoccioli, le piccole residenti di un orfanotrofio gestito da suore si preparano al giorno di Natale. Tra preghiere, canzoni proibite e zuppe inglesi il loro desiderio di libertà si scontrerà con l’autorità costituita.

Funziona anche quando immerso in una produzione apparentemente lontana dal suo sentire, il cinema di Alice Rohrwacher. Uno sguardo riconoscibile e sempre uguale a se stesso persino quando calato in un’operazione (solo a prima vista) aliena. È proprio lo sguardo, del resto, a essere al centro di questo cortometraggio natalizio, ennesima riproposizione di un immaginario fatto di figure innocenti all’interno di un mondo corrotto o in disfacimento.

 

Egoismo, innocenza e anarchia – Le pupille

Attraverso gli occhi inquieti e desiderosi di libertà delle piccole protagoniste (da qui l’ambivalenza del titolo) prende infatti vita e forma una realtà vissuta a metà strada tra dramma sociale e fiaba. “Un film sui desideri puri e su quelli interessati”, lo ha definito la regista, che confeziona così una storia fatta di egoismi e sensi di colpa, Potere e piccoli atti sovversivi volti a scardinarlo, a farne emergere le contraddizioni e la natura intrinsecamente ridicola.

Una storia di Natale ad altezza di bambino, dunque, ma con una consapevolezza di visione e messa in scena tutt’altro che superficiale e infantile. Tra neorealismo e cinema classico (gli spazzacamini), De Sica e Zero in condotta, Le pupille si fa così sentito omaggio a una grande scrittrice e, insieme, puro atto d’amore per il cinema e il senso di libertà che il suo sguardo può (ancora) trasmetterci.

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