Su MUBI da alcune settimane è disponibile il film Outside Noise, terzo mediometraggio del regista e sceneggiatore tedesco Ted Fendt, specializzato nell’analisi delle sfumature intime di giovani ragazzi alla prese con i problemi di adattamento che la vita richiede loro quando l’età adulta inizia ad incalzare.
Outside Noise. Giovani donne sull’orlo di una crisi … d’identità
Daniela vive a Vienna ma si reca prima a Berlino e poi a New York. Intende ritrovare le due amiche Mia e Natascha, nei confronti delle quale sente alcune affinità caratteriali che potrebbero aiutarla a maturare una consapevolezza più chiara di ciò a cui vorrà dedicarsi nel suo prossimo futuro da donna adulta.
Più che esporsi al rumore del traffico cittadino, la ragazza preferisce restare in casa, colta anche da un difficile ambientamento tra insonnie notturne e prolungati assopimenti meridiani.
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Tra incertezze e piccoli drammi interiori, l’amicizia si rivelerà l’alleata più forte e il segreto per superare momenti di spaesamento e demotivazione, durante i quali la vita apparirà solo come un lungo percorso in salita senza un attimo di tregua.
Outside noise – la recensione
Vagare senza meta trovando ostile anche solo il brusio del mondo circostante, soffrire di una forma di insonnia che sembra inizialmente motivata dai fusi orari, ma si trasforma in un malessere. Tutto ciò accomuna due ragazze già amiche tra loro, che si accorgono di non sapere veramente cosa vogliono ottenere dalla vita.
L’amicizia le unirà in questa consapevolezza, aiutandole a trovare una più definita consapevolezza di loro stesse.
Ted Fendt non si preoccupa di filmare lo scorrere della vita quotidiana in tutta la sua essenza ed autenticità disarmante e sceglie la macchina a spalla e la vecchia pellicola per instaurare con le sue protagoniste un approccio realistico che non può non ricordare la sublime semplicità e immediatezza del cinema di Rohmer.
Un cinema scientemente spoglio, in cui il discorso e la chiacchiera prevalgono sempre su ogni tipo di azione, e dove l’arte, i musei, e i lievi incontri tra coetanei diventano il segreto per cercare di capire qualcosa di utile da una vita che non pare suggerire nulla di entusiasmante, né foriera di future soddisfazioni.
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Fendt si interroga sulla possibilità di trovare la perfezione in vite qualunque, ma proprio per questo vere e possibili.
Una perfezione che sta ad indicare non tanto che si sia intrapreso un cammino fatto di facili soddisfazioni, bensì un sentiero anche complicato e pieno di curve, ma attraverso il quale si intravede quella luce lontana che individua la meta giusta ed efficace per motivare nel modo più completo una intera esistenza.