Manca poco più di un mese dall’inizio della 34° edizione del Trieste Film Festival, in programma dal 21 al 28 gennaio prossimo e arrivano le prime anticipazioni, come il Wild Roses, l’ormai tradizionale focus dedicato alle produzioni femminili. Dopo aver atto tappa in Polonia e in Georgia, quest’anno arriva in Ucraina.
Curata dallo slavista e critico cinematografico Massimo Tria, la sezione presenterà una selezione di lungometraggi e short film capaci di sintetizzare il percorso compiuto dalle registe di Kiev e dintorni.
I film de Wild Roses
Una panoramica sfaccettata, in cui generi e storie si intrecciano con gli eventi dell’ultimo decennio. Dalla rivolta di Mejdan, da cui prende le mosse Outside di Ol’ha Zurba, dove una giovane rom partecipa alla lotta sulle barricate; all’abbattimento dell’aereo della Malaysia Airlines da parte dei secessionisti russi nel luglio 2014 che fa sfondo alle doglie di un parto individuale e nazionali in Klondike di Maryna Er Horbac.
La resistenza e la fuga dalla violenza sono temi inevitabili come in This Rain Will Never Stop di Alina Horlova, dove un ragazzo curdo siriano diventa attivista della Croce Rossa nell’Ucraina che lo ha colto.
Le donne e registe ucraine, però, non vivono di solo guerra, come dimostra il fantasmagorico affresco di Marysija Nkitjuk, When the trees fall, o la tenera storia adolescenziale ambientata in una scuola, intitolata Stop Zemlja, di Kateryna Hornostaj. E ancora Home Games, con cui Alisa Kovalenko racconta il sogno di Alina, che vorrebbe entrare in nazionale di calcio ucraina.
La rassegna Wild Roses copre gran parte del Paese, dalla capitale al Danbass, a Odessa, il cui affascinante mercato è raccontato da Eva Nejman nel suo Pryvoz.
Un cinema coraggioso al femminile
“L’ucraina, una delle ex repubbliche sovietiche oggi più prolifiche in campo cinematografico nonostante la situazione attuale, ha dato i natali ad artiste del calibro di Maya Deren, diventata un vero e proprio simbolo del cinema sperimentale americano”.
Così Nicoletta Romeo, direttrice del Trieste Film Festival, che non tralascia di ricordare Kira Muratova, figura di spicco del cinema sovietico e ucraino, le cui opere hanno cominciato a circolare in occidente, dopo la caduta del muro di Berlino. Wild Roses, dunque, darà una grande visibilità a un cinema combattente, fatto di sguardi forti e coraggiosi.
Accanto a Wild Roses parla ucraino anche il manifesto di questa edizione, che rielabora un’immagine del fotografo Oleksandr Rupeta.