Battle royale (Kinji Fukasaku, 2000) é uno dei primi survival game che ha ispirato e continua a ispirare il cinema e la serialità contemporanei, basti pensare a Hunger games o Squid game o anche il videogioco Fortnite. Uno dei film di maggiore incasso di sempre in patria.
Tratto dal romanzo omonimo di Koushun Takami e sceneggiato dal figlio del regista Kenta Fukasaku, il film ha come protagonista il Professor Kitano, interpretato magistralmente dal grandissimo Takeshi Kitano (regista di Sonatine).
Il film è ambientato in una società asiatica di un futuro non precisato dove la delinquenza, soprattutto nelle scuole, è fuori controllo. Ogni anno quindi viene scelta la classe di una scuola e viene imbastito un programma televisivo dove tutti gli alunni vengono portati su un’isola deserta, per ognuno viene sorteggiata un’arma e l’obiettivo del gioco è essere l’ultimo sopravvissuto, dopo aver ucciso, quindi, tutti gli altri.
La violenza è tanta ed è sia visiva che psicologica.
Il film racconta che la violenza non si sconfigge con altra violenza, ma anzi questa viene alimentata ulteriormente.
Inoltre la critica è anche rivolta ai media e ai reality show.

Altre informazioni
Nel cast c’è Chiaki Kuriyama, attrice anche in Kill Bill di Quentin Tarantino, che tra l’altro afferma di essersi ispirato a questo film per gran parte del suo cinema.
“Battle royale è uno dei migliori film che ho visto negli ultimi 20 anni. Se c’è un film che desidererei aver fatto io è proprio quello”.
-Quentin Tarantino
La regia di Fukasaku (regista anche di Tora tora tora) è quasi perfetta.
La colonna sonora si ispira a Kubrick, soprattutto nell’utilizzo della musica classica calma che si contrappone alla grande violenza visiva rappresentata.
Il film, influenzato anche dal romanzo Il signore delle mosche di Golding e da La decima vittima di Petri, è anche considerato l’Arancia meccanica giapponese.
Il ritmo non è sempre scorrevole, soprattutto nella parte centrale, ma tutta la parte finale è qualcosa di incredibile. Consigliata soprattutto la director’s cut.
Il film ha anche un sequel iniziato dallo stesso Fukasaku che, però, morì durante le riprese e il lavoro fu terminato dal figlio nel 2003.

Il gioco del destino e della fantasia (R.Hamaguchi, 2021)
Il primo film consigliato dopo la visione di Battle Royale è Il gioco del destino e della fantasia.
Il titolo originale è Guzen to sozo che letteralmente significa: Immaginazione e caso.
“Rendezvous in Paris di Rohmer mi ha ispirato molto. Di solito quando in una storia ci sono troppe coincidenze non è una bella storia, ma Rohmer mi ha insegnato che le coincidenze creano dei rischi e quindi creano anche emozioni. Inoltre parlo anche di desideri. Penso sia molto importante che ogni personaggio desideri qualcosa. Spesso i desideri si infrangono quando sopraggiunge la realtà ma è lì che poi si può trovare la coincidenza che sbuca fuori da un vicolo cieco quando meno te lo aspetti”
-Hamaguchi
Il film di Hamaguchi (che fa doppietta di grandissimi film nel 2021 dirigendo anche Drive my car) è diviso in 3 storie diverse: Magia o qualcosa di meno rassicurante, Porta spalancata, e Ancora una volta.
Il primo episodio narra di due amiche, Meiko e Tsugumi, che stanno tornando a casa in taxi. Chiacchierando, Meiko capisce che l’amica sta uscendo con il suo ex e non sa se dirglielo o meno perché, in realtà, forse, sia lei che lui, sono ancora reciprocamente innamorati.
Nel secondo episodio il Professore Segawa, una persona molto dura e che non si scompone mai, vince il premio letterario Akutagawa, molto prestigioso in Giappone. Sasaki, uno studente che è stato bocciato proprio dal Professore Segawa, trama una vendetta contro di lui, convincendo una sua amica a provare a sedurlo facendogli così dire cose scomode mentre lo sta registrando per poi divulgare il tutto e rovinargli la carriera.
Il terzo episodio è ambientato in un futuro dove si è figli di un virus informatico che nel 2019 ha fatto abbandonare l’uso di internet al mondo e dove quindi si è tornati a utilizzare le lettere e i telegrammi. La protagonista è Natsuko che, alla rimpatriata dei vecchi compagni di liceo, si rende conto di far fatica a riconoscere le varie persone. Tornando a casa incontra una donna, un’apparente vecchia compagna che non era alla rimpatriata, di nome Aya. Quest’ultima la invita a casa sua per bere qualcosa e chiacchierare e scoprire che forse non è chi Natsuko pensava che fosse.
L’intero film è composto da pochissime inquadrature, tutte perfette: la prima storia ha 3 ambientazioni (taxi, ufficio e bar), la seconda è quasi tutta ambientata nell’ufficio del Professore e la terza quasi tutta a casa di Aya.
Lo stile del film ha delle influenze provenienti da Rohmer, Chabrol, Antonioni, Woody Allen, Ozu, Ophuls. Uno dei temi ricorrenti nel film è l’erotismo, più evidente nel secondo atto, un po’ meno visibile nel primo e molto nascosto, ma presente, anche nel terzo. La fotografia, la musica, la scenografia, i costumi, sono perfetti. La sceneggiatura è solida e i dialoghi sono quasi poetici.
È come se le atmosfere fossero sia surreali che realistiche allo stesso tempo.
Si tratta di un film che gioca sull’emozione dello spettatore e tocca dei momenti così dolci e malinconici, soprattutto nel terzo episodio, da essere irripetibili. Uno dei migliori film degli ultimi anni.
Il film ha vinto l’orso d’argento gran premio della giuria a Berlino. Il film è disponibile su Mubi

Il secondo film da vedere dopo Battle Royale: Love exposure (Sion Sono, 2008)
Il protagonista è Yu che vive in una famiglia molto cattolica. Quando la madre muore il padre diventa prete, ma un giorno si innamora di una donna stravagante.
A seguito di ciò, ormai in disassociazione con la chiesa, costringe il figlio a confessarsi periodicamente anche se Yu in realtà è un ragazzo candido e innocente e quindi sempre in difficoltà in queste occasioni. Per accontentare il padre Yu inizia a compiere dei peccati, come, per esempio, il Tosatsu con degli amici, ovvero andare per strada e fotografare di nascosto le mutandine delle ragazze in gonna che camminano.
Un giorno Yu, dopo aver perso una gara per non aver scattato la miglior foto con il suo gruppo di amici, come penitenza è costretto a travestirsi da donna e fare un giro in città. Durante questo giro lui e i suoi amici trovano Yoko, una ragazza in difficoltà perché circondata da un gruppo di punk. Yu si batte con loro e riesce a salvarla e i due si baciano. Col tempo, però, scopre chi è davvero Yoko.
Originariamente il film doveva durare 6 ore, ma per motivi produttivi venne accorciato a 2. Ma Sono non era d’accordo e, alla fine, venne rilasciato con la lunghezza di 4 ore, durata quasi impercettibile visto il ritmo così scorrevole del film.
Il film, che si ispira ai film di arti marziali giapponesi degli anni ’70, fa ridere, ma fa anche commuovere.
Il regista riesce a mischiare con coraggio la religione alla sessualità, all’amore e alle arti marziali. La colonna sonora contrappone la musica classica di Beethoven ai brani J-pop dei Yura Yura Teikoku.
La regia di Sion Sono è perfetta così come ogni scelta di inquadratura e di caratterizzazione dei personaggi. E il finale è indimenticabile. Non ci sono mezzi termini, è un capolavoro, uno dei migliori film degli ultimi 20 anni.
“Nulla ti può preparare alla pazzia di questo profondo film d’amore, perversione, religione e amicizia. E’ il più grande film giapponese dell’ultimo decennio e forse l’unico film di 4 ore che si può vedere più di 3 volte l’anno”.
-Jaime Grijalba
Il film ha vinto due premi al festival di Berlino.
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