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Interviews

Il profumo del signore in noir: incontro con Francesco Barilli

Presso il Fiuggi Family Festival 2009, dove ha presentato il suo documentario Guareschi, incentrato sulla vita dello scrittore e giornalista che creò il personaggio di Don Camillo, abbiamo incontrato il regista parmigiano Francesco Barilli, il quale, classe 1943, annovera nella sua filmografia …

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S+F 2008

Presso il Fiuggi Family Festival 2009, dove ha presentato il suo documentario Guareschi, incentrato sulla vita dello scrittore e giornalista che creò il personaggio di Don Camillo, abbiamo incontrato il regista parmigiano Francesco Barilli, il quale, classe 1943, annovera nella sua filmografia – costituita in buona parte da documentari e lavori per la tv – due fondamentali titoli nella nostra cinematografia di genere riscoperta tramite il dvd: Il profumo della signora in nero con Mimsy Farmer e Pensione paura, interpretato da Luc Merenda e Leonora Fani

Come mai, a un certo punto della sua carriera, ha deciso di girare un documentario su Giovannino Oliviero Giuseppe Guareschi?

Francesco Barilli: Io ho realizzato diversi documentari, tra cui anche uno su Giuseppe Verdi; piuttosto che fare un film brutto, preferisco girare un documentario. Io sono di Parma, ma vivo a Roma; Guido Conti, che ha curato ultimamente tutti i libri e le mostre su Giovannino Guareschi, mi aveva chiesto l’anno scorso di fare un documentario. Ci sono stati molti problemi, anche politici, con gente contro questo uomo che, poveretto, viene massacrato ancora oggi; allora, noi che siamo due testoni, siamo riusciti a fare un documentario con problemi anche durante le riprese. La mia, poi, è una famiglia d’intellettuali parmigiani molto importanti, quindi, lì a Parma mi conoscono e mi arrivavano telefonate che dicevano: “Ma come, tu Barilli fai un documentario su Guareschi, quel demente”, ma, più mi dicevano di stare lontano da Guareschi, più m’intignavo. Poi, ho letto un po’ di roba sua, mi sono letto la biografia di Conti, molto bella, e l’ho regalata ad Alessandro D’Alatri, che è impazzito perché non conosceva niente di quest’uomo. E’ un personaggio da film, che non ha fatto niente a nessuno ed è stato massacrato da tutti, ma non si capisce il perché. Io sono un po’ il Robin Hood della situazione, quindi, pur di farlo, l’ho realizzato con pochi soldi.

Come è stato finanziato il film?

Francesco Barilli: E’ stato finanziato da una banca che storceva il naso e dalla provincia di Parma, che sono i veri sponsor; storcevano il naso perché in provincia sono di sinistra. Quindi c’è stata questa guerra anche nel dare i soldi, ma io me ne sono fregato e sono partito con le riprese, ho fatto togliere dalle scatole tutti, non ho dato retta a nessuno e, come sempre, ho fatto quello che volevo e credo di aver fatto bene, perché non era facile occuparsi di Guareschi, in quanto cattolico. A Parma, poi, abbiamo fatto una proiezione con 1200 persone, tra cui, oltre agli anziani, molti giovani, e la cosa mi ha parecchio colpito perché in tanti sono venuti da me a chiedermi cose su di lui e a dirmi che era un personaggio incredibile. Allora, vedi a cosa serve il dvd? Non tutti si mettono lì a leggere un librone, mentre il dvd lo guardano tutti, io lo dico da anni ma nessuno mi ascolta.

Il dvd è servito anche a riscoprire i suoi Pensione paura e Il profumo della signora in nero, introvabili in vhs…

Francesco Barilli: Sì, infatti ora ho anche una rubrica sulla rivista Nocturno; loro sono stati un po’ i miei veri sponsor, perché hanno iniziato con le interviste lunghissime, poi sono diventato amico intimo del caporedattore Manlio Gomarasca, ci facciamo insieme tutti i festival, e, anche loro con tigna, hanno trovato prima una copia de Il profumo della signora in nero, poi una bellissima copia di Pensione paura, perfetta e senza tagli di censura. Ho avuto problemi con quel film, infatti nelle interviste dico anche che è bruttissimo e di non vederlo (ride). Nel frattempo, inoltre, con Guido Conti abbiamo scritto un noir che, come tutti i miei film, diventa horror solo nel finale; è la storia di marito e moglie mostri che vivono in un fiume, sott’acqua.

E lo girerete?

Francesco Barilli: Abbiamo finito adesso di scriverlo, ho fatto anche dei disegni. A ottobre, con Gomarasca, andremo in Spagna al Festival di Sitges e lo porterò lì, perché in Italia non vogliono più fare questo cinema.


A questo punto, come mai, nonostante tutta la riscoperta che c’è stata negli ultimi anni del nostro cinema bis, in Italia è diventato così difficile fare film di genere, soprattutto i thriller e gli horror?

Francesco Barilli: Non ne vogliono sapere, eppure sono i film più gettonati, perché i giovani affittano i film horror ovunque. All’estero ci sono paesi che producono horror bellissimi e che poi vendono in tutto il mondo, non riesco a capire perché l’Italia la pensi in tutt’altro modo.

Eppure qualcosa ancora viene prodotta, anche se si tratta sempre di film piccolissimi…

Francesco Barilli: Sì, tutti film piccolissimi, infatti ora ne voglio fare un paio a basso costo, anche con la Spagna, poi non è che io faccia solo horror. Però la Rai non ne vuole sapere e nemmeno 01 e Medusa, perché li compra dall’estero e fa prima. Purtroppo, ormai sono loro i produttori.

Però ora si parla di un Profondo rosso 3D fatto da Dario Argento…

Francesco Barilli: Sì, adesso, per ogni cosa che vuoi fare, ti parlano di 3D, però bisogna prepararlo ad hoc. Il fatto è che qui non si svegliano; io, per esempio, vorrei fare il remake de L’etrusco uccide ancora di Armando Crispino, che riguarderò nei prossimi giorni perché lo ricordo molto vagamente, ma già stanno storcendo il naso. Poi, con Gomarasca stiamo pensando di fare un film a Torino, girato tutto in un interno e, per la produzione, vedremo, perché in Spagna sono un mito, mentre qui un po’ meno. Però sono stupidi, perché fanno un cinema italiano tutto uguale, a parte Gomorra e Sorrentino.

Se potesse decidere, quale sarebbe il film della sua vita che vorrebbe girare?

Francesco Barilli: I film della mia vita sono molti, quello che mi piacerebbe fare è questo che ho scritto adesso, ambientato nel fiume, che s’intitola L’uomo dei fiumi profondi.

Francesco Lomuscio

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