Hail to hell di Lim Oh-Jeong è una commedia nera presentata al Busan International Film Festival e al Seoul Independent Film Festival, esordio al lungometraggio della regista.
Sfregio sarcastico alla seriosa narrativa sul tema del bullismo, Hail to hell ha effetti rigeneranti sul sistema nervoso. Storpia i concetti di redenzione e perdono, deglutendoli e restituendoli per un pasto di religioso rifiuto delle scuse.
Hail to hell, la trama
Sun woo (Bang Hyo-rin) e Na mi (Oh Woo-ri), dopo anni di scuola, maltrattate e pestate, decidono di approfittare di una gita scolastica per togliersi la vita. Il tentativo goffo di suicidarsi fallisce e anzi si converte in una missione di vendetta. Le due infatti partono per Seoul, con l’intenzione di lasciare una cicatrice visibile su Chae-lin (Jung Yi-ju), la bulla che per anni ha approfittato di loro.
Ma quando la raggiungono a Seoul, scoprono che la ragazza non solo si è pentita di tutto quello che ha fatto loro, ma che addirittura ha intrapreso un percorso religioso e spirituale oltremodo sospetto.
Coinvolte in questo gruppo di fedeli, avranno da contrastare il proselitismo senza sosta della setta senza cedere al perdono e alla compassione.
How dare she seek for salvation…
Il miglior tentato suicidio mai visto
Hail to hell introduce se stesso con una delle scene meglio riuscite di tutti i 109 minuti di proiezione. Na mi e Sun woo organizzano un suicidio quasi ben pensato, si procurano l’attrezzatura e compilano le ultime volontà. Ma questa morte è una sarcastica rivelazione, e l’impiccagione sgambettata, spassosa e visivamente efficace. Il delirio vagamente nevrotico sublima nella giusta motivazione per perseguire vendetta. Non si cancella mai, dai loro occhi umidi, la sofferenza che hanno vissuto. Tuttavia, di vagamente maligno rimane solo qualche accenno musicale da film horror e lo sguardo furente degli occhi delle due ragazze, quando imbeccate.
L’apologia narrativa si raggiungerà nuovamente nel secondo e ultimo riferimento diretto alla morte e all’inferno, in un inaspettato falò che premia gli sforzi delle ragazze nella loro battaglia senza redenzione.
A proposito di maligno
Lim Oh-Jeong, già collaboratrice di Hong Sang-soo, di certo non sposa il bianco e nero del maestro ma comunque gioca coscientemente con una vena dark. Imbastisce perfettamente l’equilibrio in cui i buoni sfiorano il maligno e ammiccano alla perfidia confondendo il pubblico. Assillante di perdono, incestuoso di salvezza, in Hail to hell ai personaggi è impossibile distinguere il presunto dal concreto.
Certo questo parallelismo tra il bullismo e la fede scrupolosa è un gioco di scrittura divertente. C’è qualcosa di strano in quel gruppo di anime buone, e quello che sembrava un luogo accogliente diventa un centro di propaganda e proselitismo per menti deboli. Forse le vittime giuste sarebbero proprio Sun woo e Na-mi, che hanno per anni subito gli effetti collaterali delle sevizie delle compagne: dignità rubata e autostima corrosa.
Invece, le ragazze adesso sono in due e hanno costruito una solida amicizia dopo aver sconfitto veramente i demoni, tra l’altro travestiti da angeli. Per quante possano essere state le ingiustizie subite, non l’hanno data vinta al buio (ma neanche al perdono).
Where we are is paradise
C’è un demone, anzi molti più di uno, che viaggiano e possiedono uno dopo l’altro i personaggi della storia. Nessuno viene risparmiato, neppure coloro che sono “dentro” a quella gabbia di matti pericolosi che si credono inviati da dio.
Si potrebbe forse essere posseduti dal demone della rabbia, della frustrazione, della vergogna; ma il fatto che esista qualcuno che si sente in diritto e nella condizione di liberare l’altro, è un’illusione ancora più pericolosa.
Sventati i crimini, liberate le anime, Sun woo e Na mi se ne tornano a casa lasciando al pubblico una meravigliosa spensieratezza.