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‘A letter from Kyoto’ di Kim Min-ju, l’eredità della memoria e la forza degli affetti

Dalle fila del Seoul Independent Film Festival, una madre e tre sorelle affrontano il tempo che avanza e la memoria che vacilla

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A letter from Kyoto di Kim Min-ju è un film drammatico, opera prima della regista, presentato al Busan International Film Festival e in questi giorni Seoul Independent Film Festival.

In una famiglia c’è chi parte e chi torna, ma ciò che rimane saldamente è la memoria del vissuto: che succede se anche questa tende a svanire?

Un film sulla demenza senile e sull’importanza di costruire le proprie buone occasioni.

Han Seonhwa e Cha Mikyung

A letter from Kyoto, la trama

Hye young (Han Seonhwa) rientra al suo paese natale demoralizzata. Ha lasciato Yeongdo tanti anni prima per seguire il suo talento e il suo sogno di diventare scrittrice. A casa trova un clima di moderata accoglienza, con una madre affaccendata soprattutto tra i fornelli, e le sorelle, ciascuna impegnata a nascondere i propri programmi. So-jin (Han Chae-a), la maggiore, è stata scaricata dal fidanzato, nonché suo capo, ma non può prescindere da quel lavoro e quindi tace e sopporta. Hye joo (Song Jihyun), la più giovane, ancora teenager, coltiva segretamente il sogno di sfondare nel ballo a Seoul. Ma non ne ha parlato a nessuno, convinta che le aspirazioni artistiche non siano ben accette dentro quelle quattro mura.

Il già precario equilibrio si frantuma del tutto quando appare evidente che la madre Hwa-ja (Cha Mikyung), soffre di una demenza che non riesce più a nascondere. Per le tre figlie è il momento di porsi delle domande sul futuro, ma anche sul passato. È il momento cioè di riscoprire il complicato legame che lega la madre al Giappone, prima che la memoria lo oscuri per sempre.

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Han Chae-a

La memoria, il collante famigliare

A letter from Kyoto di Kim Min-ju è una bellissima riflessione sulle influenze del ricordo nella vita di una famiglia. Diretto il riferimento con il preservare le proprie radici grazie ai ricordi quando la demenza mina la solidità di questi. Se la storia della vita si offusca, non rimane altro che l’attimo presente senza alcuna identità.

Allo stesso modo però, il personaggio di Hye young, dipende da queste memoria. Il suo scrivere vaga tra idee, in cerca dell’ispirazione giusta. E questo accatastare oggetti per non perdere la connessione col passato riguarda tutti i membri della famiglia. È nel momento in cui le quattro donne imparano a selezionare e a buttarsi nel futuro, che  riprendono in mano la loro vita.

Memoria è anche sinonimo di rimpianti e rimorsi, soprattutto per la sorella maggiore che sembra aver rinunciato a tutto per farsi carico della responsabilità di una famiglia con un adulto in meno. Ma anche per lei arriva il momento di investire nel presente, nelle sembianze di un marinaio in partenza che le suggerisce che, in fondo,

C’è sempre una scelta.

Song Jihyun

Ricordare e riconciliare

La storia meglio riuscita, più delicatamente narrata, e dolcemente interpretata è sicuramente quella di cui Cha Mikyung si fa carico. Attrice navigata, già vista in A Taxi Driver e Burning – L’amore brucia, qui è posata e adeguatamente assorta.

La madre è il risultato di una fuga, ha sangue giapponese nelle vene, e per lungo tempo questo è motivo di silenzi. Nella Corea del dopoguerra, “Giappone” era ancora sinonimo di ardente conflitto. È così che il film diventa anche riconciliazione e rassegnazione di fronte al tempo. Bellissima la scena in cui compulsivamente questa donna anziana, che vede perdere il sottile legame che ancora la unisce alla madre, scrive annota appunta sul retro di fotografie ingiallite. Come se la sua memoria dipendesse da quella penna nervosa.

Il film ci lascia con una serena riconciliazione tra chi parte e chi rimane, nel passato e nel presente. Come pure, tra chi si prende cura dei cari nel momento del bisogno e che forse rinuncia a qualcosa, e chi insegue la propria speranza.

Hye young, che era fuggita, torna a fianco della madre, lasciando anche alle sorelle una loro occasione. Senza rancori.

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A letter from Kyoto

  • Anno: 2022
  • Durata: 102 minuti
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Corea del Sud
  • Regia: Kim Min-ju

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