Il diario segreto di Noel: su Netflix il film di Charles Shyer.
Sgomberando la sua casa d’infanzia a Natale, uno scrittore incontra una giovane misteriosa in cerca della madre. Un vecchio diario potrà dischiudere il loro passato… e i loro cuori?
Tratto dal romanzo di Richard Paul Evans, il film vede protagonista Justin Hartley affiancato da Barrett Doss.
Quando l’autore di bestseller Jake Turner (Justin Hartley) torna a casa per Natale per liquidare le proprietà della defunta madre che non vedeva da tempo, scopre un diario che potrebbe contenere i segreti del suo passato e di quello di Rachel (Barrett Doss), una misteriosa giovane alle prese con la propria missione. Insieme intraprendono un percorso per affrontare il passato e scoprire un futuro completamente inaspettato.
La vicenda umana di Jacob Jake Turner, scrittore solitario che dopo la morte della madre torna nella casa dell’infanzia, è uno dei nuovi film di Natale disponibili su Netflix.
Jake fa ritorno alla sua vecchia vita e qui conosce Rachel, ragazza il cui passato si scoprirà essere legato allo stesso del protagonista. I due insieme si imbattono in un diario risalente a venti anni prima, quando Jake era solo un bambino e la casa era viva e colorata. Un diario che racconta giorni felici, bambini sorridenti, un futuro radioso e pieno di speranza. Alla firma di ogni pagina vi è la misteriosa Noel che condurrà Rachel e Jack attraverso decisioni importanti.
Il diario segreto di Noel: un prodotto che potrebbe essere dimenticato con il passare del tempo
Parte da un buon input il film di Shyer che torna alla regia dopo ben diciotto anni dal suo ultimo film (Alfie). In questo caso, il protagonista è un ragazzo chiuso, solitario e impaurito. Jake ha preferito chiudere il suo dolore e il suo passato nei libri che ha scritto piuttosto che elaborarli. Ma, alla morte della madre, deve agire.
Nonostante il cuore del racconto sia promettente, Il diario segreto di Noelè un prodotto non proprio indimenticabile.
Il motivo è abbastanza semplice. Tutti gli elementi narrativi sembrano affrontati in maniera un po’ frettolosa; i traumi infantili di Jake, forti e importanti, per esempio, vengono resi in modo lieve rispetto alla loro drammaticità.
Si può scrivere di un lutto o di una malattia non necessariamente in chiave tragica, ma in questo caso a volte sfugge il tono che si è scelto, soprattutto in fase di sceneggiatura.
Lascia un po’ perplessi anche la recitazione, perché Hartley non esprime appieno i sentimenti del personaggio. Infine, la vicenda di Noel, autrice del diario ritrovato da Jake e Rachel, non convince del tutto. La sua presenza è relegata a una voce fuori campo che si sente in pochissime sequenze nel film. Eppure il personaggio non ha un ruolo marginale, ma simbolico e fondamentale in tutta la storia incompleta del protagonista.
La regia di Shyer, che ha sempre convinto per la sua classicità e la sua cura nell’accompagnare lo spettatore nelle questioni familiari (non a caso ha diretto Il padre della sposa), non basta a valorizzare un’ora e mezza di visione che, a schermo spento, potremmo definire quasi superflua.