Al Torino Film Festival nr. 40, la sezione Crazies ha chiuso le sue visioni con A Praga, il film del 1980 diretto dall’eccentrico regista horror José Mojica Marins, andato perduto per anni e ritrovato tra gli archivi per caso nel 2007.
Il film, rimasto incompiuto e girato con pochissimi capitali in Super8, è stato restaurato in digitale e completato del doppiaggio, per poi essere concluso con alcune scene aggiuntive che prevedono anche intermezzi ironici del regista nella veste di bizzarro narratore.
Nel 2021, qualche anno dopo la morte dello stesso Mojica Marins, il film è stato nuovamente rimasterizzato in alta definizione.
Tutte queste concitate vicissitudini sono raccontate in un documentario di 17 minuti intitolato A ultima Praga de Mojica, a cura di Cédric Fanti, Pedro Junqueira, Eugenio Puppo, Matheus Sunfeld, che al TFF è stato possibile visionare subito dopo il film in questione.
Mai irritare la strega permalosa e vendicativa!
Il baldo fotografo Giovenale fa la corte spietata alla bella modella Marina, e non perde occasione per fotografarla in posizioni maliziose che ne esaltano il fisico prorompente.
Mentre i due si trovano in viaggio in una località selvaggia e praticamente disabitata, intravedono una casa con un giardino coltivato e, incuriositi, si avvicinano. Un passante li avverte di evitare quel luogo, in quanto, a suo dire, è abitato da una strega malvagia.
Giovenale, sicuro di sé e dall’atteggiamento arrogante, se ne infischia di quei consigli e, continuando a fotografare la bella Marina, finisce per attirare l’attenzione della vecchia che abita nella casa.
Nonostante costei inveisca in malo modo, il fotografo, divertito dall’aspetto tutt’altro che attraente della vecchia, continua incurante a fotografarla, suscitando ancora più ira in lei, che gli lancia contro una maledizione.
Incurante della minaccia, l’uomo torna a casa con la bella fidanzata, accorgendosi solo il giorno dopo di sentirsi fisicamente un po’ strano. Si accorge poco per volta di essersi trasformato in una creatura affamata di carne cruda, dotato di quella che a prima vita appare come una orrenda ferita aperta sulla pancia, che invece si trasforma in una vorace bocca divoratrice. Finirà davvero nel peggiore dei modi, per lui e per la bella sua fidanzata.
A Praga – la recensione
Girato in assenza di fondi e con una tecnica coerente col detto “buona la prima”, A Praga (ovvero La maledizione) è un film scombiccherato ed esilarante, a cui tuttavia non si può veramente volere male.
Anzi, le vicissitudini che ne hanno portato al ritrovamento e alla riscoperta, lo fanno assurgere a un piccolo-grande “scult” degno di celebrare la summa della follia creativa, debordante e piena di pecche narrative, dell’estroso e bizzarro regista Marins.
Il film non lesina scene di nudo e rapporti sessuali che paiono davvero poco simulati, al punto da far sorgere il dubbio che possa essere stato girato in due versioni, una soft e una hard, come succedeva anche, proprio in quegli anni, ai nostri più infaticabili artigiani specializzati in horror con scene hard, girati a basso costo.
Basti pensare a molta tra la filmografia di Joe D’Amato per comprendere la tattica commerciale utilizzata.
Rattoppato alla meglio con siparietti esilaranti del regista, che si inserisce come un folle io narrante con il suo consueto abito scuro da mago, il film viene anche concluso a posteriori, con l’aggiunta di un finale ancora più divertente e posticcio del resto della storia.
La strega della vicenda, tratta da una graphic novel intitolata O estranho mundo de Zé do Caixao, assume i connotati di un personaggio più spassoso che spaventoso, più simile a un Paolo Villaggio negli sketch buffi in cui si travestiva da donna.