‘La città incantata’ ecco cosa insegna agli adulti
Pochi film sono così ricchi di simbolismo e stratificazione, e ancora meno parlano così bene sia ai bambini che agli adulti come uno dei più grandi film di Hayao Miyazaki.
Le atmosfere musicali di questo capolavoro animato saranno protagoniste attraverso il Quartetto Ghibli durante la 27´edizione di Umbria Film Festival
La città incantata, uno dei più grandi capolavori di Hayao Miyazaki, nonché dello Studio Ghibli, recentemente tornato in sala grazie alla rassegna Un mondo di sogni animati sará protagonista attraverso il Quartetto Ghibli durante la 27´edizione di Umbria Film Festival venerdi 7 Luglio alle 18.
La organizzazione é curata da ASSOCIAZIONE UMBRIA FILM FESTIVAL APS.
Quartetto GIBLI
In caso ve lo foste perso, però, non é mai troppo tardi per scoprire questo gioiello dell’animazione nipponica che, grazie ai vari e profondi livelli di lettura, conquista tutti, grandi e piccini.
La città incantata infatti è sicuramente un perfetto esempio di cinema per bambini e ragazzi, grazie a colori sgargianti, personaggi teneri e ben caratterizzati e una palese distinzione tra bene e male; tuttavia permette anche a un adulto di porsi domande fondamentali sul proprio percorso di vita.
Chihiro è una bambina di dieci anni molto capricciosa e viziata e quando i suoi genitori le dicono che devono trasferirsi, ovviamente reagisce in modo irritante, arrabbiandosi. Durante il viaggio per raggiungere la nuova casa i tre si fermano in una città fantasma governata da una strega malvagia con, al suo seguito, antiche divinità e creature magiche.
Lo schema del film è del tutto simile alla fiaba di Alice nel paese delle meraviglie, ovvero una bambina che si ritrova in un mondo sconosciuto, fuori dal comune, e che imparerà qualcosa di nuovo nel suo percorso per uscirne.
Chihiro all’ingresso della città incantata in una scena del film
Ma di cosa parla davvero La città incantata?
Il sotto testo più evidente del film è la transizione, la crescita. Chihiro sta, di fatto, affrontando una transizione nel mondo reale: il suo trasferimento, e ciò la spaventa molto.
La nostra protagonista metabolizza questo cambiamento tramite la sua esperienza in quel luogo fantasma, astratto, al confine tra reale e surreale, tra il passato e il futuro, ma che non è neanche presente.
La città incantata rappresenta l’esatto momento del cambiamento, il dover fare una scelta per proseguire sul proprio percorso di vita, una cosa a cui nessuno al mondo può sottrarsi, neanche gli abitanti della suddetta città.
Chihiro affronta un’esperienza di crescita, quasi come un passaggio all’età adulta. Infatti, per poter sopravvivere in quel luogo surreale, è costretta a lavorare, come un qualsiasi adulto nel mondo reale, con la differenza che, in questo caso, il lavoro coincide quasi con la vita stessa.
La riflessione sugli adulti
I personaggi dei genitori sono altrettanto interessanti: sono loro, infatti, a cadere nel tranello del grande banchetto lasciato incustodito. Sono avari ed egoisti, un pessimo esempio, in quel momento, per la piccola Chihiro che, con la sua innocenza e purezza di bambina, teme di fare un torto a qualcuno approfittando di quel cibo.
Chihiro e i suoi genitori in una scena del filmMiyazaki quindi lancia una critica agli adulti, al consumismo, al sistema del lavoro come scopo di vita e alla perdita del proprio bambino interiore.
Chihiro infatti, per fuggire dalla città incantata, non solo matura e diventa più razionale e consapevole, ma comprende l’importanza di continuare a sognare, a credere in un futuro, a non perdere la speranza.
Altro personaggio fondamentale e ricco di simbolismo è Haku, una sorta di mentore per Chihiro. Haku aiuta la protagonista a fuggire, ma si lascia anche aiutare a ritrovare il vero sé, a vedersi in modo puro come fa un bambino, e non come gli altri vogliono che sia.
E queste sono solo alcune delle chiavi di lettura di un’opera completa come poche altre, che invita a essere (ri)guardata per lasciarsi coinvolgere e ispirare. E anche per interpretarla nel modo più personale possibile.
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