Archeology of Love di Lee Wangmin è un film drammatico dalla Corea del Sud, presentato al Seoul Independent Film Festival nella sezione competitiva.
È un racconto pacato ma intenso di un amore frainteso: da angelo a demone, privandoti dell’energia, dell’autostima e della fiducia nel sentimento.
Archeology of love, la trama
Youngsil (Ok Jaeyon) è una ricercatrice e archeologa trentenne. Una mente brillante, ma il lavoro non la soddisfa perché bloccata tra un muro di inerzia e un soffocante sistema rigido o gerarchico poco propenso ad investire su di una ragazza timida. Non è per niente fortunata poi affettivamente, con rapporti che vivono di stranezze.
Quando incontra Inseek crede di aver trovato l’uomo giusto, ma il buio che lo avvolge presto ingloba anche Youngsil e ne oscura i pensieri. Serviranno anni alla ragazza per liberarsi dell’aguzzino del suo cuore e riprendersi la propria vita.
Archeology of love è un film fatto di misura. Si svolge in un lasso di tempo di qualche anno, e in quel periodo Youngsil vive un rapporto fondamentale per la sua crescita. Scopre l’amore a prima vista, la promessa e la persecuzione di un partner che la fa sentire sbagliata, qualunque siano i suoi tentativi di soddisfarlo.
Questa donna calpestata ci appare come una figura profonda, pacata, assorta. Il suo sguardo gentile contempla con attenzione, si perde nei dettagli e su quelli approfondisce i suoi pensieri. Non per niente Inseek si innamora di lei, ma il suo sentimento sconfina nel possesso, nell’eccesso, e consuma la povera donna già esile.
I don’t deserve her.
Un fidanzato che sembra l’Inquisizione, che la fa sentire in colpa per tutto.
Se il primo incontro appare veramente come la nascita di un amore idilliaco, piano piano il regista innesta elementi dissonanti, di disturbo e disprezzo. É così che Inseek passa dall’essere un romantico conquistatore ad un persecutore inquietante.
Eppure, Youngsil si sente responsabile di tutto.
Quando Inseek mi accusava del suo trauma non ho mai pensato a tentare di dare sollievo alla sua inquietudine. Pensavo solo a quanto questo faceva soffrire me.
Una narrativa opprimente, proprio come la relazione
Archeology of love è un puzzle di ellissi tra le storie d’amore che hanno preceduto e seguito Inseek. E dove, in pochi scambi, riusciamo a misurare la temperatura dell’umano a cui Youngsil si è avvicinata.
Do you always have to talk about love in your writing?
In un mondo che va terribilmente veloce, questo film spinge sul freno e ci costringe ad andare terribilmente piano. Indolenti piuttosto che affannati, pensierosi piuttosto che istintivi, misurati piuttosto che esosi, essenziali piuttosto che pomposi. È un esercizio di calma e pazienza: una narrazione che ci costringe ad elaborare soluzioni sulla strada del racconto perché non ci offre alcuna facile conclusione. Non c’è modo di prevedere, perché a volte non c’è nulla da prevedere, nulla di sensazionale che veramente succede. È solo vita. Oppure è un disastro sentimentale, sottile sottile e quasi bisbigliato.
Il regista non ha creato una protagonista eroina, né una donna straordinariamente coraggiosa che fugge dal male che le è stato fatto. Bensì, una dimessa innamorata che segue il suo amato, tenendo fede alla promessa. La menzogna è parte del controllo che Inseek ha su di lei, è l’arma che la uccide.
Un film sulle prove ed errori che si fanno nella vita affettiva. Che tuttavia si esprime con una lentezza quasi ossessiva, strozzando la protagonista in una apatia indolente tendente all’inettitudine affettiva.
Si arriva a provare sconsolata tenerezza per questa vittima di un definitivo soffocamento sentimentale.