Ecco gli imperdibili del Torino Film Festival 2022. Fuori e dentro il concorso. Carrellata di capolavori imperdibili
Torino magica. Torino sorprende e il fil rouge di questa edizione 2022 tocca i migliori film con un velo di magia, fiaba, esoterismo come nell’evidente bellezza di serigrafie e incisioni di De Chirico, Goya e Piranesi nel cristallizzato racconto pirotecnico e geniale nella sua assurdità, nella cattiveria dei 4 cattivi dell’umanità.
Ecco gli imperdibili del Torino Film Festival 2022. Fuori e dentro il concorso. Parliamo di Fairytale di Aleksandr Sokurov
Dopo una prima visione al Locarno Film Festival ora Fairytale è approdato a Torino. Ultima fatica artistica di Alexandr Sokurov, egli con Fairytale narra una fiaba nera e ironica, che elabora le assurdità “letteralmente” pronunciate dai potenti del mondo, rivisitati con sfondi in elegante bianco e nero da maquette, corroborate da archivi e reperti sia fotografici che video i quali non fanno che sfociare in assunti artistici.
Ecco allora che alle figure di Hitler, a cui Sokurov aveva già dedicato il film cardine della sua tetralogia sul potere (Moloch), Stalin e Mussolini, si aggiungono quelle di statisti di rilievo come Churchill, ma anche tornando indietro nel tempo, Napoleone e persino un dolente Gesù Cristo sdraiato morente come appena deposto dalla croce.
![Fairytale](https://www.taxidrivers.it/wp-content/uploads/2022/12/Fairytale.jpeg)
La parola al regista
C’erano una volta due vagabondi… Anzi, tre… Macché, quattro erano…. E ce n’erano altri, tante persone diverse… Li conoscevo. Da molto. Da tanti anni. Ma era con loro che sentivo quanto fosse strano restare in giro. Poi è successo qualcosa e sono spariti. E per molti anni non ho più saputo nulla di loro. C’era una volta… e ce n’erano quattro… Ero immerso nella vita e in nuovi problemi. Ma recentemente, di tanto in tanto, qualcosa in inesplicabile mi tornava in mente, la sensazione che qualcuno mi camminasse attorno, piano piano, sempre presente… Di notte sentivo delle voci, frammenti di domande complesse, parole in lingue straniere, lamenti, l’ululato di milioni di voci… Un’emozione inspiegabile si è impadronita di me… E quella notte il cielo si aprì… e se ne andò…
Eo di Jerzy Skolimovsky tra gli imperdibili del Torino Film Festival 2022. Fuori e dentro il concorso
![Vita terrena di Amleto Marco Belleli](https://www.taxidrivers.it/wp-content/uploads/2022/12/vita-terrena-di-amleto-marco-belelli-2.jpg)
Vita terrena di Amleto Marco Belleli di Luca Ferri
sorprende per la capacità unica del regista di trasportati altrove. E un documentario sul personaggio coltissimo Otelma, noto come il mago dalle 6 lauree. più che un ritratto biografico emerge un volo filosofico complementare alla pandamia alla chiusura e ai suoi significati più esoterici
Magical girl di Carlos Vermut
Uno script assurdo e geniale corroborato da una fantasia anche visiva che si concentra sulla vita e la morte e il rispettivo chiasmo, dato da un destino che decide, nonostante noi. La retrospettiva tutta è validissima Diamond Flesh, Chi canterà per te, Mantìcore
Eroina di Marco Turco
“Ormai non so più come fermare la valanga”. Racconta così, in quel suo modo possente di sdoganare la vita, gli eventi politici, il viaggio collettivo e privato nell’eroina, la sua scrittura. Nei suoi ultimi diari, Carlo Rivolta, prima di morire, alla tenera età di 32 anni, la definisce ‘valanga’. E l’assonanza è impietosa. Cristallina. Perfetta.
Bianca come la neve. Forte come una valanga che lo stende infatti e sotto il cui ‘peso’ Rivolta ci rimarrà. Non riuscendo a ‘Rivoltarsi’. Innanzitutto da se stesso. Dalle sue fragilità.
Eroina narra un viaggio politico e intimo nella droga degli anni 70. Storia d’Italia all’epoca della tossicodipendenza e di Carlo Rivolta, il giornalista che capì tutto ma non riuscì a starne alla larga.
Negli anni ’70 l’Italia è sommersa dall’eroina. Carlo Rivolta, giornalista tra i più attenti della sua generazione, è tra i primi a raccontare il fenomeno dalle colonne di un giornale nuovo «La Repubblica». Intuisce le dinamiche che regolano il traffico e mette il consumo crescente in relazione al naufragio dei movimenti collettivi nati dalla spinta del ’68. È la voce di una generazione in caduta libera. Ma la consapevolezza non lo risparmia.
«Questa è la storia di una generazione. Una sinfonia corale accompagnata dalla voce di un solista. Quello che egli racconta viene messo in scena da uno sterminato materiale di repertorio. Documentari di registi come Alberto Grifi o Antonello Branca danno la parola ai giovani drogati. Il primo con un memorabile reportage del grande raduno di Parco Lambro. Il secondo con il ritratto di Filomena e Antonio, una coppia di tossicodipendenti a Milano. Le trasmissioni televisive di Sergio Zavoli che si sforza di fare luce su quel fenomeno ancora sconosciuto.
Poi le inchieste sempre per la televisione di Joe Marrazzo che partendo dalle piazze di spaccio risale la filiera per arrivare ai livelli più alti del traffico gestito dalle organizzazioni mafiose. E poi i telegiornali che riportano morti e arresti come un bollettino di guerra. Le radio che danno voce ai genitori distrutti da quello che sono costretti a vivere per non abbandonare i figli al proprio destino».
Coma di Betrand Bonello tra gli imperdibili del Torino Film Festival 2022. Fuori e dentro il concorso
“La nostra sopravvivenza di oggi dipende dalla nostra capacità di mentire a noi stessi”
Un bel film si vede dall’inizio. Musica cosmica. Immagini sfuocate. Primi piani scossi, Bonello ha sempre quella capacità rara, di traghettarti in uno universo scosceso e non percepibile immediatamente.
Un’adolescente ha un potere speciale: può portarci nei suoi sogni, ma anche nei suoi incubi. Rinchiusa nella sua stanza, la ragazza ha un rapporto virtuale con il mondo esterno. Comincia dunque a passare dalla realtà al sogno, e viceversa, guidata da una misteriosa e inquietante youtuber: Patricia Coma.
«Come si fa oggi a parlare con una diciottenne? Il film ovviamente non risponde alla domanda, ma offre alcune possibili soluzioni narrative. Volevo affrontare cose serie e importanti in un modo spesso giocoso, a volte anche umoristico e spensierato, anche se il film è permeato dall’oscurità del nostro tempo. Alcuni espedienti come l’animazione o il canale YouTube di Patricia Coma mi hanno permesso di affrontare le cose in maniera diretta, alternando commedia, ironia e passaggi spaventosi. Il personaggio di Patricia Coma finisce per essere una guida per la ragazza e per il film in generale. È lei a condurci al tema più profondo: e cioè che oggi più che mai essere liberi significa affrontare le proprie paure più profonde».
Dialoghi e idee interessantissime, pronunciate perlopiù dalla YouTuber Patricia Coma, geniale, sofisticata, con una voce e intensità ipnotica, vestita di un’eleganza saporita e tutta francese ‘non vale la pena uccidersi perché lo si farebbe sempre troppo tardi’. ‘Non rimanete mai intrappolati nei sogni di altri’.
Credibile quindi che i giovani trovino forza, soprattutto in momenti di lockdown e di sofferenza globale, in anime così interessanti, sorta di mental coach per i più fragili o per i più annoiati. “Il rivelatore è un raccoglitore di memoria che distoglie dal libero arbitrio”, racconta la Coma accennando che ogni forma di comportamnto è connessa al determinismo.
Già l’originalità del titolo predispone bene lo spettatore: Filari di palme e piloni elettrici. Il setting non promette bene. E questo allieta l’immaginazione di colui che si appresta a vedere il film.
Il film sorprende per un finale inaspettato. La costruzione, apparentemente piana, allude ad altro e sembra fin da subito discostarsi dalla vita normale di una ragazzina, facendo presagire il peggio.
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