In Concorso al 40° Torino Film Festival arriva un film barocco e spiazzante dal titolo La piedad.
Il regista è un noto giovane attore spagnolo, Eduardo Casanova, qui alla sua seconda prova di regia in un lungometraggio dopo il controverso, ma interessante, Pelledel 2017.
Nel cast brilla la figura della madre, incarnata con la verve della bravissima grande attrice Angela Molina, tornata a calcare le scene con un ruolo di primo piano che le si confà a pieno titolo.
Tutto con mia madre – una vita in completa e malata simbiosi
Il giovane Mateo vive una vita di luce riflessa, al cospetto di una madre single molto intraprendente e dallo spiccato senso di dominio e prevaricazione, che esercita sull’adorato pargolo, sua autentica ragione di vita.
Libertad è il nome della donna, che risulta in perfetta antitesi con l’esistenza ovattata che la donna garantisce al figlio, all’interno di una casa-confetto dai contorni surreali e fiabeschi.
Un evento tragico tuttavia si presenterà a minacciare, più che l’esistenza del figlio, la prosecuzione di quel rapporto simbiotico malato che li lega.
Una relazione che sfocia nel più insano erotismo e nella dipendenza, ma anche in comprensibili sentimenti di repulsione da parte del giovane soggiogato, sequestrato di fatto, da una madre simile, invadente e inopportuna.
La piedad – la recensione
Amore malato e morte sono il filo conduttore dell’opera estrema che segna il ritorno in regia del brillante giovane attore Eduardo Casanova.
La storia di un amore materno oltre i limiti e di una sudditanza filiale oltre ogni umana accettazione, viene ripresa da Casanova con una precisa e galvanizzante tecnica di regia che si incastra ai due personaggi principali, denudandoli ed estrapolandone chirurgicamente le turbe che li uniscono in un vincolo innaturale, resi indissolubilmente legati come in un regime dittatoriale.
Esilarante, oltre che ardito sino alla follia, appare l’accostamento, ostentato in più occasioni, con la celebrazione di una devozione forzata caratteristica del regime più autoritario che la storia moderna conosca, e che si estrinseca con le esaltazioni forzate al dittatore nord coreano in cui ben si identifica la figura prepotente e determinata di Libertad.
Un nome che è tutto un programma.
Per quanto eccessivo, eretico e spudorato sino all’irritazione possa essere, La piedadè un film forte di una precisa personalità, che dà carattere e stile a un autore che, a questo punto, sarà molto interessante attendere nelle sue future prove di regia.