Al 40° Torino Film Festival il sadico Family Dinner è il film che ha il compito di aprire ufficialmente la nuova sezione dedicata al cinema horror che quest’anno si intitola Crazies, in onore a George A. Romero e al suo quasi omonimo film (The crazies), da noi diventato La città verrà distrutta all’alba.
La vicenda di una ragazza con problemi di obesità che cerca consiglio andando alla zia dietologa e un tempo famosa scrittrice di trattati sul dimagrimento, usa il cinema di genere per riflettere sulle ossessioni moderne che rendono la forma fisica un requisito fondamentale, più per uniformarsi a canoni estetici dati per consolidati, che per reali ragioni di benessere e salute fisica.
In viaggio dalla zia sperando nella formula magica per riuscire finalmente a dimagrire
Simi, una quindicenne complessata per l’obesità che la affligge, probabilmente da sempre, convince la madre a lasciala andare durante le festività pasquali a trovare la zia, ex moglie del fratello della madre, presso la sua isolata dimora di campagna.
La zia è una dietologa un tempo molto famosa grazie alla pubblicazione di alcuni libri di ricette, e nota per l’intransigenza con cui si prendeva cura dei pazienti desiderosi di tornare fisicamente in forma.
Nel suo ritiro di campagna, vive con un figlio adolescente, smunto e complessato, e con un aitante nuovo consorte che non tarda a corteggiare maliziosamente la imbarazzata Simi.
Ma è il comportamento della zia che preoccupa di più la giovane, incerta se fidarsi dei suoi metodi dopo che si è conquistata la fiducia aiutandola a trovare il figlio, improvvisamente scomparso nel bosco antistante la proprietà.
Simi, a digiuno da giorni e sottoposta a un trattamento quasi sadico nel dover guardare il cugino mentre mangia ogni leccornia davanti a lei, scoprirà sulla propria pelle che la zia è divenuta succube di antiche pratiche esoteriche (che intende praticare su di lei), legate a un rito pagano, che in quel periodo di sacrificio pasquale risulta perfettamente attinente con i diabolici progetti della zia.
Family Dinner – la recensione
Il debutto in regia dell’austriaco Peter Hengl avviene con un horror che utilizza tematiche legate all’ apparire secondo i canoni estetici della nostra società improntata sulla perfetta forma fisica, coniugandole con i miti esoterici legati alla tradizione pagana rimasti appannaggio di pochi, ma oggetto di culto di fanatici insospettabili.
Dopo il recente horror spagnolo, Piggy, presentato con successo ad Alice nella città nell’ambito della Festa del cinema di Roma, ecco che con Family Dinner il cinema horror si fa carico nuovamente di tematiche sociali, o utilizza tali presupposti per costruirci storie di deviazioni e poco ordinarie follie che sconvolgono i malcapitati in qualche modo coinvolti.
L’opera d’esordio di Peter Hengl riesce a convincere soprattutto grazie alla valida ed austera ambientazione, che immerge lo spettatore all’interno di una casa isolata, incastonata entro una foresta tetra, non meno della magione che vi si staglia in mezzo.
Una situazione soffocante in cui la vita di chi ha deciso di abitarci pare ancora dominata da istinti primordiali legati a vecchie ed efferate usanze pagane, che parevano ormai sepolte da secoli di progresso.
Il film segue l’evoluzione che il mite personaggio di Simi (la valida esordiente Nina Katlein) è costretta a subire per istinto di sopravvivenza, ma è il personaggio della folle zia dietologa, impersonato dall’unica vera star del cast, l’attrice austriaca Pia Hierzegger, quella che denota più sfaccettature e più risvolti sinistri, degni di un vero horror che si rispetti.