Fuori Concorso al 40° Torino Film Festival, il grande “vecchio” Alain Cavalier presenta in sala L’Amitié, la sua ultima fatica tutta personale in cui il grande regista novantunenne, tramite tre incontri con altrettanti personaggi cardine durante la sua avventura di cineasta, ci fa intuire, senza alcuna retorica, il valore preponderante e salvifico dell’amicizia.
Tre individui, una vita di bei ricordi ed emozioni vissute e condivise
Film semplice, girato con una mini-telecamera, senza budget, scarno ma intenso. Le tre figure incontrate hanno segnato, tutte in modo positivo, la carriera di regista ed autore ispirato e completamente anticonvenzionale.
Nel primo incontro Cavalier si reca a casa del suo musicista di fiducia e della moglie, di origine giapponese.
Nel secondo alloggia e mangia presso le tre case del suo produttore di fiducia, l’uomo che permise la realizzazione di Thérèse, il film-capolavoro su Santa Teresa di Lisieux, sposato con la scrittrice e un tempo attrice bressoniana Florence Delay, la protagonista indimenticata del capolavoro Il processo a Giovanna D’Arco.

Infine Cavalier si ritrova a far visita alla casa di campagna di Ange Andréani, il protagonista del suo film Libera me. Un attore per caso, nato fattorino e tornato a fare il fattorino dopo aver preso parte al film futurista e sperimentale di Cavalier.
Un Amitié – la recensione
La purezza di un regista che vive di ispirazione e di urgenza narrativa come è sempre stato Alain Cavalier, si avventura in un progetto completamente artigianale e fatto in casa, attraverso il quale il fine cineasta si apre nei confronti dello spettatore, palesando quello che il senso dell’amicizia e della fiducia reciproca ha reso possibile in oltre cinquant’anni di carriera.
Cavalier incontra i suoi personaggi e li filma per come sono, senza tagli o aggiustamenti che possano renderli più fotogenici o appariscenti: rispetta le volontà di chi non ama apparire se non con una voce in controcampo, e si mette a disposizione dei tre amici che lo invitano e gli aprono ognuno la propria dimora, facendo emergere in ogni occasione quanto sia importante avere dei riferimenti.

Ma l’amicizia e il senso di sicurezza che essa può offrire a chi sa condividerla, non significa cedere alle lusinghe di uno smodato sentimentalismo.
La narrazione di Cavalier è asciutta e concreta. Le memorie del passato non lasciano mai trapelare alcun desiderio di rimpianto: la vita va avanti, nonostante tutto, e la vecchiaia porta, per il regista e i suoi tre fantastici amici, solo saggezza e una serenità interiore che non ha prezzo in termini economici o di soddisfazione.
E L’Amitié si rivela una nuova occasione per scoprire nuove profonde sfaccettature di un regista che parla col cuore e riesce a catturare sensazioni di vita che sfuggono spesso a coloro che, nel cinema, rendono poi le narrazioni in modo strumentale e troppo esteriore.