Al 40° Torino Film Festival, il film coreano Urban Myths apre dignitosamente la nuova sezione competitiva dedicata al cinema horror e chiamata per l’occasione Crazies. Un omaggio dichiarato al regista culto e padre degli zombie George A, Romero, che nel 1973 diresse l’indimenticato The crazies, da noi diventato La città verrà distrutta all’alba.
Urban Myths: Dieci storie terrificanti per altrettanti incubi improbabili, ma in grado di assurgere a mito
Cosa accomuna un uomo stressato in auto che, fermato dalla polizia, si scopre celare una misteriosa valigia nel portabagagli.
Una rampante donna in carriera che si ritrova catapultata al suolo dopo una caduta dalla cima di un grattacielo.
Due compagne di scuola vittime di bullismo che stringono un patto oltre la morte ( e che le condiziona sino a ritorcersi contro);
Un dentista che scopre la vera natura che dà origine a dolori lancinanti ad un suo paziente.
Una donna che trova l’armadio dei suoi sogni in regalo da uno sconosciuto.
Un ragazzo in balia di un costante rintocco al muro che nasconde un segreto inconfessabile?
Queste ed altre storie da incubo compongono un variegato puzzle intitolato coerentemente Urban Myths, che prova a far tornare in auge il mito della leggenda metropolitana, intesa come incubo che accade senza che sia possibile attribuirgli una spiegazione certa o scientifica.
Urban Myths – la recensione
Opere come The Ring, The Grudge, Ju-On hanno fatto la fortuna del genere horror giapponese ( e di quello americano che li ha rifatti a casa propria) producendo altresì un’ evoluzione nello specifico ambito del cinema di genere e portando agli altari registi ora di culto come Takashi Shimizu e Hideo Nakata.
La serie tutta americana di Urban Legend ha poi, sempre tra fine anni ’90 ed inizio anni zero, esplicitato l’ossessione su paure e fenomeni inspiegabili che il credo popolare rende veri e possibili anche quando non lo siano.
Urban Myths prova a dire la sua una ventina di anni dopo. É ancora necessario? Possibile? utile o interessante per qualcuno?
Il film, opera d’esordio di Hong Won-ki, stimola una certa insana curiosità almeno nei suoi primi cinque episodi.

Storie di follia e mistero ove la cattiveria si personifica in esseri in carne ed ossa e si materializza per una vendetta sempre atroce, clamorosa, letale.
Ma dieci episodi sono francamente troppi per tenere desta sempre l’attenzione e non correre il rischio di ripetersi troppe volte.
Il ”generale” Castellitto al TFF