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Torino Film Festival

Il Cristo in gola: Antonio Rezza è un Gesù muto e frustrato

La visione di Cristo parte da un soggetto poetico che si scorpora e si affida all'evocazione pura, ad un corpo ed una voce che mettono in crisi il suo mistero.

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Il Cristo in gola

Non saranno i concetti a renderci migliori ma la qualità delle urla verso il cielo.

Una provocazione riuscita.

Antonio Rezza ha aperto la Selezione Ufficiale della edizione 40 del Torino Film Festival, Fuori Concorso, con il suo ultimo lavoro: girato e montato in vent’anni, Il Cristo in gola. Una riflessione, un confronto, probabilmente inevitabile per un autore che ha sempre messo al centro l’uomo, le sue follie, contraddizioni, purezze, meschinità, debolezze. In che modo affrontare il mito di Cristo e della Cristianità, allora? Con un ‘distacco’ iniziale, filologicamente, come lo stesso autore spiega.

Il film è filologico fin quando lo dirigo: Maria che partorisce, Giuseppe che sonnecchia, l’Arcangelo proclama, Erode manomette, Battista che sciacquetta.

Ci addentriamo nella leggenda della nascita di Gesù seguendo pedissequamente (ma con inevitabili e riuscite ‘sovrapposizioni’) il racconto evangelico: Maria e l’annuncio, Giuseppe passivo e ‘succube’ dell’ordine divino, Erode che vuole uccidere il figlio di un Dio che non riesce a vedere, Giovanni Battista che battezza e resta abbagliato dall’arrivo di un capellone anni ’70 con giacca, pantaloni e maglietta dal costato intatto.

Quando Rezza si autodirige, ed entra fisicamente nel film come Cristo, torniamo sul suo terreno più consono. Il Cristo è una autorappresentazione. Incarnata dentro un mistero razionalmente da rifiutare, che non è possibile giustificare, e perciò non realizzabile. Non reale. Cristo non parla. Le sue urla al cielo frammezzano un racconto che si sfalda nel significato religioso, mano a mano che si avanza verso i momenti più topici per la narrazione cristiana.

Il Nazareno è smarrito, fa solo miracoli per frustrazione, impotenza, gridando al cielo disperato, si accompagna al diavolo nelle vesti di una vecchietta che ama esclusivamente la gioventù maschile, martella il legno per costruire la propria croce, trova conforto aggrappandosi a Maria, nella posa plastica della deposizione, nella trasfigurazione di una sofferenza, capro espiatorio, unica ragion d’essere di un divino, di un salvatore, della stessa Trinità. La sola, geniale, soluzione per l’umanità, la Trinità, per legare un Dio creatore ad un essere così superficiale, così fallace, come l’uomo.

 

Maria (Stefania Saltarelli vivida nel suo silenzio) è la figura onnipresente: affianca Gesù-Rezza in silenzio, accompagnando le sue tappe biografiche, i suoi tormenti interiori essenzialmente con una fissità, spesso malinconica, amorevole, fino al tradimento finale, allo svelamento più dirompente di un simbolo pressoché intoccabile della Cristianità e della inevitabile ‘santificazione’ sociale delle madri. Una trasfigurazione dell’enigma della Santissima Trinità chiude un finale in chiave totalmente terrena.

L’impalcatura visiva che sostiene Il Cristo in gola è una riuscita mappa nel taglio obliquo, nelle costruzioni delle  inquadrature che marchiano emotivamente, comunicano, più delle parole, come sempre Rezza riesce egregiamente a rendere. L’occhio gode non poco in queste rappresentazioni plastiche, nei primissimi piani, in una atemporalità, merito anche di location fuori dall’uomo (Matera, tra tutte, nella scia del racconto evangelico di Pier Paolo Pasolini), nel bianco e nero, nei personaggi sempre più che umani per fattezze fisiche, per caratterizzazioni. La strade degli innocenti, il battesimo, l’ultima cena e la chiusura del film (che non rivelo per non fare spoiler), sono simboli creativi che restano.

Come resta impressa una sonorità, anche questa un marchio di fabbrica di Antonio Rezza. Oltre gli amati asincroni,  in questo film le melodie asimmetriche che fungono da colonna sonora de Il Cristo in gola, sono state concepite da Rezza letteralmente suonando la sua gola durante il periodo pandemico: un reflusso, oltre che armonico, politico e ideologico. Un’intuizione riuscita, che il regista intende approfondire:

In futuro vorrei comporre ancora colonne musicali da appioppare ai film che faremo, vorrei percorrere un sentiero inesplorato dove mi trovo in sintonia con ciò che non mi manca: il ritmo inesorabile del movimento mio alleato.

Come tutta la sua arte e, di riflesso, anche il suo cinema.

Antonio Rezza, in collaborazione con Flavia Mastrella, si occupa di comunicazione involontaria. Hanno realizzato tredici opere teatrali (tra cui Pitecus, Io, Fotofinish, Bahamuth, 7-14-21-28, Doppia Identità, Fratto_X, Anelante) sei film lungometraggi (tra cui Escoriandoli presentato a Venezia nel 1996, Delitto sul Po, Milano Via Padova e Samp presentato a Venezia nel 2020) e una serie sterminata di corto e medio metraggi.

Il Cristo in gola

  • Anno: 2022
  • Durata: 78
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Antonio Rezza

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