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Torino Film Festival

‘Unrest’: la recensione. Viaggio nell’anarchia

Cyril Schäublin, in concorso al 'Torino Film Festival' con 'Unrest' racconta l'attualità dei libri dell'anarchico Pyotr Kropotkin e la sua fascinazione per i sistemi di aiuto che esistono tra esseri umani, animali e piante

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Unrest

Presentato in concorso al Torino Film Festival il lungometraggio di di Cyril Schäublin ‘Unrest’ 

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Avere una nonna, una bisnonna e delle prozie incaricate di realizzare bilancieri in fabbriche di orologi svizzeri può indubbiamente segnare il destino di un artista. Ed è questo il caso di Cyril Schäublin che ha poi conosciuto Pyotr Kropotkin, unendo così il movimento anarco-sindacalista in Svizzera e l’industria dell’orologeria che conosceva dalla sua famiglia.

Negli anni ’70 e ’80 dell’Ottocento la Svizzera fu infatti il centro propulsore di questo movimento internazionale. Il rapporto con tecnologia, identità famigliare porta a  riflessioni anche contemporanee su ricchezza, potere, organizzazione autonoma e indipendenza da un sistema centrale.

Il film si apre con un elegante omaggio alla fotografia che, in atmosfere Fin de Siècle, incomincia ad incorniciare La Belle Époque già cristallizzata da Claude Monet e Henri de ToulouseLautrec in pittura.

Unrest

Due parole sul regista di ‘Unrest’: Cyril Schäublin

Nato a Zurigo nel 1984 è un regista, produttore, scrittore, sceneggiatore, montatore. Erede di una famiglia di lavoratori in fabbriche di orologi, lasciò la svizzera nel 2004 per andare a vivere a Beijing in Cina. Nel 2006 tornò in Europa per studiare cinema a Parigi e Berlino dove si è laureato all’Accademia tedesca di Cinema e Televisione (dffb) nel 2012. Li fu anche studente di Lav Diaz and James Benning. Dopo la laurea divenne assistente personale del regista palestinese Kamal Aljafari. Il suo film Those who are fine, 2017 è stato ben accolto dalla critica sia a Locarno che a Rotterdam ricevendo persino l’invito del MOMA (Museum of Modern Art) a New York.

La sinossi

Una valle della Svizzera nordoccidentale, 1872. Josephine lavora in una fabbrica di orologi dove produce un pezzo minuto che provoca l’oscillazione al centro dell’orologio. Ha però difficoltà a pagare le tasse e questo la mette nei guai con il villaggio e la fabbrica stessa. Si unisce così al movimento operaio anarchico degli orologiai locali, la Fédération Jurassienne. Lì incontra Piotr Kropotkin, un lunatico viaggiatore russo. Il loro incontro si svolge in un’epoca in cui la misurazione del tempo, la fotografia e il telegrafo stanno trasformando l’ordine sociale e le narrazioni anarchiche sono in competizione con un nazionalismo emergente. Durante una passeggiata nei boschi, Josephine e Piotr si chiedono: il tempo, i soldi e il governo non sono solo finzioni?

La locandina

I pregi del film

Un’idea originale che si sviluppa con una bella fotografia, l’ambiente, i costumi eleganti dell’epoca ricreati in modo ossequioso quindi visivamente il film è credibile e godibile e porge la sponda per riflettere su tematiche come denaro, controllo e autonomia. Il cast è calzante, scelto con cura in facce e dettagli personali. La storia ha il pregio di non essere nota e in tal senso il regista ha diffuso conoscenza con la sua ricerca.

I difetti del film

Unrest, come dice il titolo stesso, lascia in pò irrequieti per i non accadimenti che lo avvicinano più a un documentario sul pensiero anarchico, sulla valle di St-Imier e la sua bellissima natura, che a un vero e proprio racconto narrativo. La precisione svizzera poi che regna sovrana sia nella ditta di orologi, sia nel controllo maniacale di operai e bilancieri, viti e valvoline, toglie spazio alla creatività, all’originalità e ai colpi di scena che nei film a volte fanno la differenza. La lentezza del tempo che passa e che viene indagato nei suoi meccanismi ad orologeria continuamente reiterati, si sente ahimè tutta.

Le tecnologie passate e attuali

“Mi interessava affrontare le nuove tecnologie dell’epoca (come fotografia, telegrafo, misurazione del tempo) – racconta il regista – anche in che modo la società le ha vissute allora, rispetto alla nostra attualità. Gli stati-nazione iniziarono a fine ottocento cercando di creare un’identità nazionale; così come gli anarchici cercarono di costruire la propria identità come il movimento che ritraggo nel film che ha avuto luogo nella valle di St-Imier negli anni ’70 dell’Ottocento”.

Cyril Schäublin narra “di essere stato affascinato dai sistemi di aiuto che esistono tra esseri umani, animali e piante nei libri di Pyotr Kropotkin. Nel libro “Il mutuo appoggio” il russo fa un riferimento a Darwin senza contraddirlo. Sostiene che invece di concentrarsi sui sistemi di lotta, ci si può concentrare anche sui sistemi di aiuto. E’ questa la prospettiva che interessava il regista.

Il film è approfondito grazie non solo alle memorie di Kropotkin, in cui racconta il suo viaggio in Svizzera, ma anche al libro di Florian Eitel “Anarchist Watchmakers in Switzerland”. Mostra come in una piccola città nel XIX secolo, si siano condensate diverse evoluzioni globali. E infine, forse la fonte più importante di tutte è stata “La condizione operaia” di Simone Weil, che proveniva da un ambiente borghese, ma lavorava in un’acciaieria di Parigi.

La parola al regista che descrive il suo concetto di tempo

“Un mio parente orologiaio una volta disse, quando gli chiesi cosa significasse per lui il tempo, che bisogna distinguere il fenomeno fisico del tempo, che è ancora un mistero, dalla misurazione del tempo. Un orologio può essere inteso come una serie matematica che definisce una sequenza di eventi. Questo ha un’influenza decisiva su come si racconta la storia, su come si mettono insieme gli eventi. Sebbene il concetto di orologio sia qualcosa di così interiorizzato, rimane una costruzione. Tenendo questo a mente, ti consente di pensare a quali costruzioni o strutture alternative potrebbero essere possibili”.

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'Unrest'

  • Anno: 2022
  • Durata: 93'
  • Nazionalita: Svizzera
  • Regia: Cyril Schäublin