Le nuotatrici di Sally El Hosaini è un film biografico che narra la storia vera di Yusra e Sara Mardini, nuotatrici siriane in fuga dalla guerra civile. Prodotto da AZ Celtic Films e Working Title Films e distribuito in Italia da Netflix.
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Dopo aver vissuto l’inferno e aver nuotato per la propria vita, due adolescenti con un sogno nel cassetto diventano il simbolo del riscatto e della speranza per i rifugiati di tutto il mondo.
Dalla Siria a Rio senza contare le bracciate.
Le nuotatrici
Nathalie Issa è Yusra Mardini, Manal Issa è Sara Mardini, Ahmed Malek è Nizar. Cr. Laura Radford/Netflix © 2022
Le nuotatrici, la trama
Sara e Yusra Mardini (Manal Issa e Nathalie Issa) sono sorelle, nuotatrici e siriane, in un momento di grande fermento in Siria. Nel pieno del loro percorso e allenamento, scoppia la guerra civile che inizia a tormentare le loro vite costringendole a fuggire.
Insieme al cugino Nizar (Ahmed Malek), si imbarcano nel viaggio della speranza che tanti altri hanno affrontato, come loro. Prima in aereo fino a Istanbul e poi in barca fino alle coste greche: è qui che l’abilità natatoria delle due salva la vita, a loro e agli altri che affollano il pericolante gommone. Giunti in Europa inizia una lunga marcia che finisce a Berlino.
Dopo mesi di attesa, con sempre meno speranze sul futuro ricongiungimento con l’altra parte della famiglia, Sara decide che sarà l’acqua a salvarla, nuovamente. I Giochi Olimpici di Rio 2016, infatti, si avvicinano a grandi passi. Il Comitato Olimpico offre ai rifugiati divisi dalla loro terra la possibilità di partecipare ai giochi nel team ROT, Refugee Olympic Team. E realizzare un sogno grande come una vita.
Le nuotatrici. Manal Issa è Sara Mardini. Cr. Ali Güler/Netflix © 2022
Le nuotatrici, la recensione
In Le nuotatrici, la regista Sally El Hosaini ha voluto rendere omaggio alla grande impresa delle sorelle Mardini, il cui coraggio e caparbietà hanno scritto la storia del loro piccolo pezzo di mondo. Chiaramente il viaggio è romanzato: difficilmente il pubblico potrebbe essere pronto a confrontarsi con una drammatizzazione realistica di una tale vicenda. La sofferenza dei personaggi è edulcorata, non c’è sporco né fame né malessere.
Ma in certi determinati momenti, El Hosaini richiama visivamente alcuni quadri fotografici che hanno fatto il giro del mondo, e che ci parlano del passaggio di queste vite in bilico.
Basta una unica inquadratura dall’alto: il gommone sovrastato dal blu del mare con il riflesso del sole a incresparne la vastità. Uno spazio stipato, danneggiato, che imbarca acqua, e che conta sulle quattro gambe e quattro braccia delle ragazze per la loro salvezza. Nel momento in cui l’orizzonte inghiotte il sole, ancora risuona l’impresa delle atlete e giovani donne.
A seguire, una natura morta di giubbotti di salvataggio, che citano le spiagge degli sbarchi tanto quanto l’Ai Wei Wei che sbeffeggiava i governi dell’Unione con le sue installazioni pro-causa siriana. O ancora, l’area fieristica che diventa la casa senza privacy di migliaia di vite.
Eppure, questa poesia visiva non è sufficiente a rendere il film forte, tenace come le sorelle Mardini nell’acqua. Per quanto Manal Issa convinca nei panni della maggiore, l’espressività della protagonista è discutibile. Recitazione e regia mancano di quel qualcosa per rendersi notevoli; la storia è toccante, ma il film un intrattenimento biografico a tratti compilativo.
Lasciamo a Le nuotatrici il merito di averci raccontato di Yusra e Sara, quei supereroi senza poteri straordinari se non la propria immensa forza.
Tu sei molto più di un’atleta olimpica.
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