Dal mese di ottobre è possibile recuperare su MUBI Qualcosa nell’aria, una delle opere più convincenti ed ispirate del bravo e versatile regista francese di Irma Vep, Olivier Assayas.
Una ventata di freschezza sul mondo dell’istruzione
In mezzo al caos degli Anni Settanta, che si sviluppa come costola della rivoluzione culturale del maggio francese del 1968, il liceale diciassettenne Gilles cerca di trovare la sua strada tra gli ideali violenti dei compagni di sinistra, venendo poco per volta avvinto dai labirinti di una rivoluzione non ancora conclusa e i dubbi di una vocazione artistica ancora da definire.
Aspirante regista, Gilles rifiuta di credere che il coinvolgimento politico assoluto sia l’unica via per realizzare i propri sogni e prova a lasciarsi alle spalle le regole seguite da tutti i coetanei d’Europa, impegnati prevalentemente a concentrarsi nei tumulti politici e sociali.
Qualcosa nell’aria – la recensione
Nel bellissimo film di Assayas, ci troviamo a ridosso della rivoluzione studentesca parigina del ’68. Il film è sorprendente per la vitalità di cui si nutre, per l’efficacia delle ambientazioni che così bene si esprimono nelle magnifiche e drammatiche scene degli scontri tra polizia e i giovani ribelli all’ inizio.
Ma pure per l’intensità intima che trapela dal viso perennemente impensierito del protagonista, che non può che essere la personificazione dello stesso Assayas, considerata l’intensità autobiografica del ruolo, reso perfettamente dal bravissimo, schivo, giovane attore esordiente Clement Metayer.
Al giovane protagonista si accompagnano due diversamente seducenti muse ispiratrici. Una più passionale e carnale è interpretata dall’algida esordiente Carole Combes, che ricorda una nuova ed altrettanto statuaria Milla Jovovich, grazie ad un volto e un corpo spigoloso molto fashion, molto anni ’70, di una naturalezza falsamente trasandata.
Una presenza femminile che si trasforma in veicolo d’amore esplicito e dirompente.
L’altra, interpretata da una Lola Créton dalla bellezza schiva e timida, è una giovane più impegnata per la causa, e diviene poco per volta la personificazione della passione per il proprio ideale.
Olivier Assayas, regista magnifico che rivive nelle gesta del suo ispirato protagonista
Una fanciulla che personifica la forza inesauribile della militanza per una causa che non può essere soffocata dalla repressione delle istituzioni, cieche e sorde.
Nel film di Assayas, il viaggio, la fuga verso un Italia bella, schietta e seducente come una cartolina patinata (ma il cui splendore non soffoca la storia, né si ritorce sull’esito della vicenda ben condotta e diretta mirabilmente) fa da sfondo a un percorso di esperienze formative fondamentali e a una maturazione interiore da parte dell’intenso protagonista.
Pittore ispirato e dal tratto sicuro e anticonformista, che tuttavia trova poco a poco nella via della rappresentazione cinematografica il linguaggio espressivo più consono per comunicare con l’esterno ed esprimere la sua arte.
Una volta tanto possiamo apprezzare anche un titolo italiano che risulta coerente, appropriato, e per nulla fuorviante.
Si perché “qualcosa nell’aria” è ciò che si sente “après mai”, dopo maggio (titolo francese originale).
Maggio che da sempre è la quintessenza del periodo più fervido dell’anno, quello propenso a risvegliare gli animi, le coscienze, la voglia di libertà e la rivendicazione dei propri diritti.
Non è certo un caso che questa stagione del ”risveglio” della natura, dei sensi, delle coscienze, abbia caratterizzato altre fondamentali manifestazioni e rivolte politiche e culturali, quali la cosiddetta “primavera araba” delle cronache non lontane dell’ultimo quindicennio.
La versatilità del regista cinefilo di Qualcosa nell’aria
Assayas è un autore che ha il dono di saper appassionare i suoi spettatori, sia che narri con mirabile perizia le vicende di un pericoloso narcotrafficante sudamericano, senza vergognarsi di trasformarlo in un eroe (la magnifica miniserie Carlos – 2010), sia che si renda omaggio alle ceneri di un cinema degli albori, con le sue eroine fantasmagoriche (si parla probabilmente del suo capolavoro assoluto, il misconosciuto Irma Vep – 1996, recentemente rivitalizzato dalla omonima serie interpretata da Alicia Vikander), rese indimenticabili dall’interpretazione “stordente” della sua ex-musa Maggie Cheung.
Sia, come in questo caso, che torni indietro alla propria gioventù di ragazzo che pensa, si indigna, e poi agisce per far valere i principi cardine in cui crede.