In concorso alla ventunesima edizione del Rome Independent Film Festival e in sala dal 1° dicembre, Tra le onde di Marco Amenta è un’opera d’autore e d’atmosfera, ambientata tra la Sicilia e la Sardegna. Secondo lungometraggio dell’apprezzato cineasta palermitano, il film vanta una serie di elementi che gli permettono di lasciare il segno, a livello visivo ed emotivo.
Tra le onde | La trama
Salvo (un magistrale Vincenzo Amato) aveva un club e una bellissima storia d’amore con Lea (Sveva Alviti). Sono passati due anni e nessuna delle due realtà fa ancora parte della sua vita. Solitario, sofferente e ancorato al passato, Salvo ha ripreso l’attività di pesca, insieme al fratello.
Proprio durante una battuta, recupera un corpo in mare. Tutti i tentativi di salvataggio vanno a vuoto, ma nella giacca dell’uomo trova la foto di una donna, forse la moglie, e una lettera scritta in arabo. Qualcosa scatta dentro Salvo, che decide di rintracciare la destinataria di quelle parole, a lui incomprensibili.
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Da Porto Empedocle a Cabras, Salvo intraprende un viaggio a bordo del suo furgoncino, con il carico ancora nella cella frigorifera. Costretto anche a mentire al fratello, si imbatte in qualcuno che non immaginava, ma che svolta completamente la sua “missione”.
Una “missione” in nome dell’amore
Un’opera come Tra le onde deve avere la capacità di costruire un racconto e un universo che avvolgano il pubblico. È infatti necessario che si entri all’interno della storia, in empatia con il protagonista. E Amenta svolge questo compito in maniera ineccepibile. La sceneggiatura, scritta dal regista con Roberto Scarpetti, Ugo Chiti, Niccolò Stazzi, presenta un quadro realistico, composto di tanti tasselli che vanno ad agire nel profondo dell’essere umano. In particolare, di un essere umano – Salvo – ferito senza (forse) possibilità di guarigione e salvezza.
L’amore, con la sua potenza travolgente, si rivela, al tempo stesso, un’ancora e una zavorra. Ma è il sentimento che muove il mondo. In nome dell’amore si scatenano guerre e si rischia la vita. Salvo parte per la sua “missione”, con la consapevolezza che la cosa più giusta, umana, da fare, sia quella di riunire un uomo con la sua donna. Se prova a immaginarsi nei panni di chi non conosce la sorte dell’amato, sente mancargli l’aria e la terra sotto i piedi. Motivo per cui non può esimersi dal portare a termine l’obiettivo prefissatosi.
Ti trovo negli occhi di tutti gli innamorati.
Il ricordo della sua storia con Lea è forte e vivo, spingendolo a non arrendersi. La struttura dell’on the road dà modo di conoscere, gradualmente, la figura del protagonista. Salvo convive con la sensazione di una felicità perduta, ma anche con un rimorso e un senso di colpa che lo consumano. Ma a cui non può e non vuole rassegnarsi. Sarà solo il finale a svelare le verità oltre la superficie.
La simbologia degli elementi naturali
Come un mare placido, una distesa immobile, l’uomo trascorre le sue giornate seguendo una routine arida. Ma dentro di lui si agita una tempesta. E l’associazione con l’elemento naturale è essenziale, perché Salvo dall’acqua proviene e nell’acqua esiste. E dall’acqua è stato tradito.
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Tra le onde – titolo alquanto significativo in tal senso – crea e sfrutta l’atmosfera rarefatta, la lentezza del racconto, l’intensità della storia. Sospesi in una realtà che ha, talvolta e drammaticamente, i tratti dell’incubo e della tragedia, i personaggi reclamano un loro posto, un’identità e una giustizia troppo a lungo negati.
A ciò si lega anche il tema dell’immigrazione, latente ma considerevole. Se l’isola di Lampedusa, che dà avvio a tutto, è un primo sottile accenno alla questione, nel corso della narrazione ce ne saranno altri, sempre contenuti, ma capaci di scavare poco a poco e di condurre alla riflessione.
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