In concorso a Mente Locale, il festival dedicato a promuovere e valorizzare il racconto del territorio attraverso il cinema del reale, svoltosi tra Modena e Bologna dal 15 al 20 novembre, Veil racconta la storia di una donna che ha scelto di diventare suora di clausura, seguendo un percorso alla ricerca di una propria libertà.
Il documentario di Irene Felici si svolge in un convento di clausura, un luogo che sembra sempre più distante, per stile e ritmi di vita, dal mondo circostante, dove il quotidiano è condizionato dall’apparenza e da una frenesia ben lontana dallo stile di vita monastico. Osserviamo l’abituale routine delle suore che vi abitano, in particolare suor Anna, che racconta il cammino che in passato l’ha condotta come missionaria in Brasile come missionaria, per poi cambiare di nuovo strada.
La libertà attraverso la clausura
La quotidianità del convento è fatta di azioni e attività semplici, che si ripetono e si alternano ciclicamente. Una vita che all’occhio di chi vive la frenesia contemporanea appare monotona, ma che raggiunge attraverso l’essenzialità e il gesto comune una sublimazione liberatoria. Sono proprio il percorso e la ricerca della libertà a costituire il nucleo di Veil, a partire dall’ambiente della clausura che può sembrare ossimorico. Il “velo” a cui fa riferimento il titolo è anche questo, quello che separa lo stile di vita del convento da quello del mondo esterno e quello da oltrepassare per tentare di raggiungere un proprio compimento.
Sono le immagini ad accompagnare i concetti espressi e a diventarne simbolo. Le immagini delle numerose porte del convento, che rimarcano il concetto del cammino da compiere e delle fasi della vita da superare, così come le immagini delle mani che si stringono in preghiera, che lavorano la terra o che cuciono. Una spiritualità del gesto che diventa espressione di sé, come la ragnatele (che compaiono più volte nell’inquadratura) lo sono per un ragno. Veil oltrepassa il tema della religiosità e, attraverso le parole e il racconto intimo di suor Anna, diventa una riflessione fuori dal tempo e dallo spazio sulla serenità interiore e sulle molte forme dell’amore.