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‘The Wind Blows the Border’, il film di pre-apertura del Riff

Il documentario di Laura Faerman e Marina Weis è stato scelto come film di pre-apertura del Riff. Un'opera che vuole mostrare il conflitto secolare tra indigeni e nuovi conquistadores

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The Wind Blows the Border

Scelto come film di pre-apertura della XXI edizione del Riff, e soprattutto anteprima italiana, The Wind Blows the Border (Vento na fronteira, 2022) di Laura Faerman e Marina Weis è un documentario che vuole riassumere la delicata situazione del popolo Guarani-Kaiowá, sradicato dalla sua terra d’origine, nel Mato Grosso do Sul, al confine con Paraguay e Argentina.

Un documentario dal taglio giornalistico, che fornisce nella breve durata le informazioni del caso, per comprendere la situazione della lotta che a tutt’oggi si sta combattendo, dando spazio sia agli indigeni e sia ai fazendeiros, ossia gli agricoltori, proprietari terrieri. Inoltre, mostra anche l’enorme differenza politica di attuazione sociale tra le scelte della Sinistra (Lula) e quelle della Destra (Bolsonaro).

The Wind Blows the Border, sinossi

La storia si svolge sul confine violento del Brasile con il Paraguay, il cuore dell’agrobusiness brasiliano. Segue la lotta del popolo Guarani-Kaiowá per le sue terre, nel Mato Grosso do Sul, oggetto di contesa da parte dei grandi proprietari terrieri rurali.

The Wind Blows the Border

The Wind Blows the Border, prima di tutto Os dois Brasis

Il titolo, a cui si aggiungono le metaforiche scene iniziali, con il vento che spazza violentemente il selvaggio e magnifico paesaggio naturale del Brasile, mette in rilievo la problematica che si vuole affrontare. Nel grande Brasile da secoli spirano venti: di guerra, di battaglie, di rivoluzioni, di lotte sociali e/o economiche.

Problematiche mai del tutto risolte, in un paese enorme sempre in bilico, popolato da differenti etnie, sovente in conflitto tra loro, e usualmente diviso in due regioni: il nord, riarso e povero, e il sud, fertile e opulento. Conflitti che si verificano anche nel quotidiano, nel dettaglio delle metropoli, in cui i quartieri sono lambiti dalle favelas.

Tutto questo, però, era già stato descritto da Jacques Lambert nel saggio Os dois Brasis (1967), che evidenziava come il Brasile non può essere compreso come una società unica, ma una congerie di etnie, lingue, paesaggi e culture.

Agli indigeni originari, si sono aggiunti i conquistadores europei, che hanno fatto razzie e sterminato popoli. Poi gli schiavi africani, importati per essere sfruttati come mano d’opera nelle piantagioni; e infine gli emigranti europei, da distinguere tra i poveri (in cerca di fortuna) e i ricchi, che sono i nuovi conquistadores.

Da questi afflussi esterni, definibili come violazioni di una terra vergine, che aveva una sua cultura millenaria, tra cui quella della Guarani-Kaiowá, è cominciato il caos. Prime a soccombere sono state proprio le popolazioni indigene, che si sono viste depredare le loro terre. Gli stranieri, con il vile ausilio di armi più potenti, hanno preso il potere, e deciso cosa era giusto per loro,  imponendo una nuova cultura, tra cui la lingua portoghese.

Le etnie primigenie sopravvissute nei secoli alle forti folate di vento, hanno cercato di conservare le loro radici, sebbene molti hanno poi deciso di inurbarsi, mescolandosi alle altre etnie. Da precisare, in questo caso, che molta parte della popolazione brasiliana di oggi è meticcia.

The Wind Blows the Border

The Wind Blows the Border, la situazione Guarani-Kaiowá

Già La terra degli uomini rossi – Birdwatchers (2008) di Marco Bechis raccontava la difficoltosa situazione del popolo Guarani-Kaiowá, utilizzando il formato fiction. Il documentario The Wind Blows the Border potrebbe essere accolto come un “seguito”, un recupero – necessario – di quella lotta, ancora non risolta, anzi peggiorata.

Una pseudo prosecuzione anche perché nell’inverno del 2013 è stato assassinato il leader guarani Ambrósio Vilhalva, che fu protagonista del film di Bechis. Un feroce delitto, di matrice politica, perché Vilhalva lottava strenuamente per ridare al proprio popolo lo spazio che gli è stato strappato dagli invasori:

“Ecco cosa vorrei più di ogni altra cosa: terra e giustizia… Vivremo nella nostra terra ancestrale; non ci arrenderemo mai”

I vasti paesaggi naturali sono stati trasformati in piantagioni, oppure in enormi superfici per allevamenti. Benché siano due colture di espressione agricola, sono simboli del capitalismo, dei padroni che si sono impossessati di beni comuni, scacciando gli abitanti originari, per sfruttarli a uso proprio.

Tutto ciò con l’avallo politico, che si era un poco ridimensionato con la presidenza di Lula (2003-2011) e Dilma Rouseff (2011-2016), per poi ripresentarsi con la presidenza di transizione di Michel Temer (2016-2018) e con quella dura e pura di Jair Bolsonaro (2019-2022).

Con l’avvento di Bolsonaro, la lotta tra fazendeiros e i Guarani-Kaiowá si è inasprita, poiché il presidente ha approvato nel 2021 una legge che liberalizza il porto d’armi. Pertanto i possidenti terrieri possono sparare (nel senso che ne hanno il diritto) a quei popoli che cercano di riappropriarsi delle loro terre.

Inoltre, la politica sostenuta da Temer prima e Bolsonaro poi ha cancellato quelle concessioni, attese da decenni, che Lula aveva stipulato per ridare il giusto agli indigeni. Il documento, firmato e approvato, che concedeva un’ ampia area dove i Guarani-Kaiowá potevano stabilizzarsi, è stato annullato.

I fazendeiros, come i molti altri ricchi speculatori che banchettano in Brasile, sono tra i primi sostenitori di Bolsonaro, e non vogliono cedere nemmeno un metro di quello che hanno.

The Wind Blows the Border

The Wind Blows The Border, i due opposti punti di vista

Il documentario fornisce tutte queste informazioni sul conflitto, offrendo i due punti di vista: quello Guarani-Kaiowá e quello dei possidenti terrieri. Un’impostazione giornalistica utile per comprendere la delicata e intricata realtà sociale e politica del Brasile.

Ambedue le parti portano avanti la loro lotta e le loro ragioni, e spetta poi allo spettatore valutare. Sebbene le istanze di Luna Silva, avvocato difensore dei possidenti terrieri, sono principalmente di carattere personale, scaturite da lontani ricordi d’infanzia.

Ma in questo conflitto macroscopico, in cui si spera una prossima soluzione, vi è all’interno anche un confronto femmile, tra due donne coriacee ma di segno opposto. Uno scontro prima di tutto ideologico, con la rappresentante Guarani-Kaiowá che strenuamente porta avanti le sue radici, insegnando alle nuove generazioni la cultura e il linguaggio del proprio popolo, e la rappresentante dei fazendeiros che difende i poderi della sua famiglia e delle altre.

“Duello” che si manifesta anche nei tratti somatici, che mettono in evidenza le differenti etnie che popolano il Brasile. Luna Silva raffigura quella mezcla, insediatasi precedentemente con gli Europei, con carnagione più chiara e una visione culturale ed economica più occidentale.

The Wind Blows the Border

  • Anno: 2022
  • Durata: 77'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Brasile
  • Regia: Laura Faerman e Marina Weis

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