Fa riflettere Ta Farda(Until Tomorrow), il secondo lungometraggio del regista iraniano Ali Asgari (classe 1982), presentato a Panorama della Berlinale 2022 e vincitore del Premio Amore e Psiche della 28° edizione del MedFilm Festival. Il film riprende i temi già trattati nel suo primo lungometraggio Disappearance, presentato alla 74° della Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, mostrando la lotta per il riconoscimento di libertà e diritti, purtroppo, non ancora riconosciuti e la rivendicazione della figura femminile in Iran.
Ta Farda – la trama
Siamo in una Teheran dei giorni nostri. Fereshteh (Sadaf Asgari) è una studentessa che, dopo aver dato alla luce una bambina e aver tenuto nascosto ai suoi genitori la gravidanza e la nascita della piccola, si ritrova a cercare una soluzione per nascondere la figlia, in vista dell’imminente visita di suo padre e sua madre. Quel che per lei sembrava un problema risolvibile, si trasforma in una lunga serie di difficoltà, trovandosi davanti un muro di indifferenza e chiusura mentale. L’unica a porgerle una mano è la sua amica Atefeh.
L’Iran di oggi attraverso la storia di una giovane donna
Attraverso la storia di Fereshteh, lo spettatore assiste allo scenario dell’Iran contemporaneo, dove la figura della donna è ancora relegata a un gradino inferiore rispetto a quella maschile. Il patriarcato e la mentalità restrittiva dell’Iran costringono la donna, che ha deciso di non interrompere la gravidanza e di crescere una figlia da sola, a fronteggiare una serie di problemi che descrivono un contesto socio politico ancora profondamente conservatore.
Infatti, la decisione di non voler interrompere la gravidanza, rappresenta per Fereshteh un atto di coraggio e di ribellione, che la porta, inesorabilmente, ad assumersi la responsabilità di un gesto che le causerà non pochi problemi. La scelta di tenere all’oscuro i propri genitori di essere diventata madre è rappresentata dalla ferma volontà di una donna single, senza un uomo accanto, di dissociarsi da regole bigotte e maschiliste.
Ali Asgari, laureato al DAMS di Roma Tre, ha sempre amato il cinema italiano e il Neorealismo. La prova è la descrizione cruda degli usi e dei costumi del popolo iraniano, proprio come hanno saputo raccontare egregiamente i suoi registi italiani preferiti. Le strade di Teheran vengono rese attraverso gli occhi della protagonista, nell’ arco temporale di una sola giornata, nel tentativo disperato di cercare di salvare una situazione complessa e priva di una via di uscita.
Nel bellissimo finale di Ta Farda c’è una grande prova di coraggio da parte di Fereshteh: la determinazione di una madre disposta a tutto per rivendicare i propri diritti di donna e di genitore. L’opera di Asgari può essere così inserita tra le migliori del cinema iraniano, confermando l’immenso talento di un regista che ha tutte le carte in regola per essere conosciuto a livello internazionale.