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‘Non sono mai tornata indietro’ Tra microstoria e storia

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Nella sezione Perle della 28esima edizione del MedFilm Festival (l’unico evento cinematografico italiano dedicato al Mediterraneo) è stato ospitato il lungometraggio Non sono mai tornata indietro, diretto da Silvana Costa.

Un’opera prima tenera e schietta.

Silvana Costa, sceneggiatrice, montatrice e produttrice, è attiva da anni nel cinema del reale e decide di esordire alla regia raccontando una vicenda familiare. Una microstoria che diventa Storia di costumi del passato.

La trama di Non sono mai tornata indietro

Iolanda ha vissuto per 36 anni nella famiglia della regista Silvana Costa, prima di fuggire in Canada. Era una delle ultime bambine provenienti da povere famiglie della Calabria e cedute a famiglie benestanti, che le prendevano come domestiche. Iolanda era una persona di famiglia, ma con un ruolo subalterno, un’identità che oscillava tra l’amore e l’odio.

Non sono mai tornata indietro: un racconto intimo

Il personaggio della domestica proveniente dalla campagna e accolta dalle famiglie più facoltose è una costante del nostro cinema. Dalla commedia all’italiana al filone più impegnato del cinema d’autore, la servetta la ritroviamo quasi sempre. Ragazze, spesso bambine, ingenue e servizievoli, che scappavano da una situazione familiare misera. Non sono mai tornata indietro racconta la vita di una di loro.

La prima fatica cinematografica di Silvana Costa da regista non è solo un racconto intimo di una vicenda familiare, ma acquista il valore di una vera ricerca sociologica, a tratti etnografica.

La regista decide di recarsi in Canada e riabbracciare la sua amata tata, da cui si è separata quando aveva dodici anni. L’incontro diventa un pretesto per rivivere un’intera vita, segnata dal dolore, dalla fatica e dal coraggio di diventare padroni del proprio destino.

Iolanda aveva solo sette anni quando entra a far parte della famiglia di Silvana Costa e ci resta fino ai quarantadue. Alla morte della matriarca della famiglia decide di andare via a costruirsi una vita tutta sua.

Silvana Costa

La regia con-partecipativa di Non sono mai torna indietro

Ero la donna di servizio… e basta”.

Le famiglie facoltose che accoglievano queste bambine sfortunate lo facevano per spirito cristiano, ma l’amore che provano per loro era misto all’odio e la condizione di queste bambine, una volta diventate donne, rimaneva marginale.

Iolanda, però, a un certo punto, decide lasciare la sua famiglia adottiva e parte per il Canada, dove si costruisce una vita tutta sua.

La sua vicenda viene raccontata in prima persona, attraverso le domande della regista, che non resta mai estranea. Silvana Costa non è solo l’autrice di questo documentario, ma parte integrante del racconto e testimone dei fatti. È una con – partecipazione affettuosa al racconto. La presenza dietro la macchina da presa è percepibile e colma d’amore nei confronti della donna che ha davanti.

Una prassi registica che potrebbe far storcere in naso ai fondamentalisti del documentario oggettivo, ma che diventa sempre più frequente per rendere accattivante il cinema non di finzione. In questo caso, inoltre, riesce a dare un tocco familiare e le parole di Iolanda si ripiegano nell’intimità di un trascorso doloroso.

Una ricerca etnografica

Intimità e familiarità sono dunque due caratteristiche principali di Non sono mai tornata indietro. La regista, però, è in grado di far straripare la sua microstoria nella Storia e il racconto di Iolanda diventa simbolico e paradigmatico.

Silvana Costa, che scrive questo documentario insieme a Chiara Nano, dà la voce anche ad altre donne con un vissuto simile a quello di Iolanda. Tante testimonianze che arricchiscono il racconto della protagonista, diverse ma unite dal medesimo dolore.

Lo spettatore può solo ascoltare le voci delle altre donne, ma queste attraverso il montaggio curato da Aline Hervé, acquistano una loro forma e sostanza. La traccia sonora delle loro parole sembra predominare con le immagini di repertorio che tratteggiano la Calabria del passato.

In tutto ciò Non sono mai tornata indietro diventa un racconto etnografico, una ricerca dal sapore antropologico rivolto a una forma di cultura e di usi, che testimoniano un’epoca tramontata, ma ancora presente soprattutto nel Meridione. La lingua utilizzata, poi, è quella popolare arcaica del Sud, fatta non solo di parole, ma di gesti sacri e lontani.

Iolanda, dopo anni vissuti in Canada e poi in Florida, decide di tornare in Calabria. È qui che, nonostante tutto, ha lasciato un pezzo di cuore. Il suo è un viaggio verso casa per rivedere il suo amato mare. Una volta tornata, però, la donna non riconosce più la terra natale e lo stesso mare bagna di lacrime il suo volto.

Non tornare mai indietro è dedicato a una donna fatalista, ma caparbia. Il volto di Iolanda è segnato dalla sofferenza e dalle tante disavventure che è stata capace di superare, contando solo sulla sua forza.

*Il film è prodotto da Silvana Costa e Federico Schiavi per Nance, Home Movies, Archivio Nazionale del film di famiglia.

Med Film Festival Tutti i premi della 28º edizione – Taxidrivers.it

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