Sulle rive di un lago tossico, nell’aspro deserto della California, c’è un luogo dimenticato dal tempo: Bombay Beach. In questa terra desolata è nata una comunità dove l’arte riesce, nei modi più inaspettati, a guarire gli animi. Una matriarca britannica, un rapinatore di banche in pensione, un artista in fuga da Los Angeles e un principe italiano ci aprono le porte di un luogo magico, forse una via per una vita diversa.
Last Stop Before Chocolate Mountain è girato a Bombay Beach, un luogo che si trova nel sud della California e che viene spesso citato quando si parla di cambiamento climatico, per via del suo lago tossico. Ma oggi è anche una storia di rinascita dalle macerie: frequentata come località di villeggiatura tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta da artisti quali Frank Sinatra, i Beach Boys e Bing Crosby che qui venivano per fare vita mondana e per praticare sci d’acqua, nautica e pesca, Bombay Beach è poi stata abbandonata a causa di un disastro ambientale e sanitario. La salinità del lago Salton (Salton Sea) e l’inquinamento sono infatti aumentati al punto di distruggere la fauna. I pesci sono morti quasi tutti, il loro odore e il rischio per la salute hanno fatto sì che i turisti non tornassero più e che gli abitanti si trasferissero altrove. Ma alcuni di loro, troppo poveri per trasferirsi altrove oppure troppo legati al luogo, sono rimasti, additati a lungo come outsider. Bombay Beach è rimasta una città-fantasma fino a pochi anni fa, quando sono state riaperte alcune strutture. Grazie alla fama avuta in passato l’area ha iniziato ad attirare di nuovo molti visitatori, aumentati in particolare da quando gli eccentrici abitanti hanno iniziato ad ospitare un festival artistico annuale chiamato Biennale di Bombay Beach. La sua vitalità è oggi un forte richiamo per artisti, intellettuali, organizzatori di eventi e hipster. E se il numero di residenti è ancora contenuto (circa 300), il prezzo dei terreni è aumentato.
Bombay Beach è un luogo che ci pone diverse domande: e se per sfuggire al disagio che proviamo nelle grandi città e liberarci una volta per tutte ripartissimo dalle rovine di ciò che siamo stati, anziché rassegnarci a decretare la morte di luoghi che abbiamo amato? Non è forse tempo di ripensare il modo in cui stiamo insieme, per tornare davvero a far parte di una comunità?
Bombay Beach non è che una risposta possibile alla crisi che coinvolge l’intero pianeta Terra.
Quando nel 2019, di ritorno dal suo ultimo lungo soggiorno a Bombay Beach, Susanna della Sala è venuta da noi con le sue magiche immagini, ho capito quanto quella comunità unica avesse catturato la sua immaginazione. Personalmente, sono sempre stato affascinato dalle storie di vita dai confini del mondo, che si tratti del GRA di Roma o del deserto della California. Ecco perché ho deciso di scommettere su questa giovane e originale regista. Marco Visalberghi (DocLab)