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Serie Tv

‘The White Lotus 2’ la recensione della nuova stagione

Dal 7 novembre torniamo nelle splendide stanze del resort White Lotus nella sua ambientazione siciliana, a Taormina: non mancano i drammi, gli amori, i misteri

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the white lotus 2 recensione Le Serie Sky nominate agli Emmy 

La recensione di The White Lotus 2.

The White Lotus è una serie antologica ideata e diretta da Mike White: i sette episodi della seconda stagione sono disponibili dal 7 novembre in esclusiva su Sky e in streaming solo su Now.

La trama

Abbandonato il paradisiaco resort alle Hawaii del primo capitolo, sono le bellezze mozzafiato della Sicilia lo sfondo dei nuovi episodi del gioiellino HBO rivelazione della scorsa estate. Il nuovo capitolo è ambientato in un esclusivo resort di Taormina e segue l’esperienza di vari ospiti e dipendenti nell’arco di una settimana.

Nel cast F. Murray Abraham, Jennifer Coolidge, Adam DiMarco, Beatrice Grannò, Meghann Fahy, Jon Gries, Tom Hollander, Sabrina Impacciatore, Michael Imperioli, Theo James, Aubrey Plaza, Haley Lu Richardson, Will Sharpe, Simona Tabasco e Leo Woodall.

La recensione di The White Lotus 2

A volte, nelle storie, ci sono delle intuizioni di una banalità sconcertante che colpiscono invece per la loro freschezza e inventiva: e non c’è cosa più bella quando anche un pubblico più smaliziato rimane contento di qualcosa che, teoricamente, poteva essere banale.

Così The White Lotus, la bella serie ideata, scritta, prodotta e diretta da Mike White, torna con sette nuovi episodi per una seconda stagione che, in maniera naturale, sposta l’attenzione dalle Hawaii in Sicilia: confermando la natura antologica dello show HBO, perché non c’è niente di più scontato che un resort di lusso sia un franchise applicato nelle diverse latitudini geografiche.

La serie di White nasce e cresce come apologo sociale sotto forma di commedia umana, in perenne bilico tra dramma e grottesco: e l’intelligenza sottile della sua scrittura la mette al riparo da ogni pericolo di ovvietà o didascalismo mentre descrive vizi e virtù, pubbliche e private, degli ospiti (intesi come host) del lussuoso resort.

Resort che diventa, in questo modo, insieme al suo responsabile – in questa seconda tornata, tocca al nostro orgoglio italiano Sabrina Impacciatore alla sua prima prova oltre i confini nazionali, escludendo l’esperienza con Mel Gibson a Matera – testimone, ma non giudice delle oscene triangolazioni emotive dei residenti: niente di particolarmente alieno da quanto si è visto, tutto incredibilmente umano.

Perché all’interno delle enormi stanze piene di comfort sono tante le capitolazioni etiche e ancora di più le variazioni sul dolore: adulteri, impotenze, giochi di sadismo, mogli sottomesse, dolori della crescita e senso di vuoto, la varietà è multiforme e assoluta in questo campionario di patetismo esistenziale. Che appunto, però, non viene mai giudicato ma solo esposto, studiato per essere capito e quindi, nel migliore dei casi, superato: non c’è limite di età per soffrire e per guarire, al White Lotus grandi e piccoli (con tutte le età intermedie) sono ben accetti e possono usufruire delle numerose offerte.

Anche i ricchi piangono, e lo sappiamo: quello che White Lotus ci spiega, e anche molto bene, è che soffrono tanto e la loro sofferenza non è certo dissimile o slegata da quella di chi nel resort ci lavora, pure se di sbieco o di straforo con il mestiere più vecchio del mondo.

Ricchi e poveri, vecchi e giovani, potenti e sottomessi: al White Lotus si va in vacanza, ma solo per mettere ancora più in evidenza le strutture di potere che modellano il nostro mondo, e lo fanno in maniera così profonda e ormai inestricabile e inestirpabile da risultare quasi invisibili, o peggio ancora normali e necessari.

Se poi il diavolo è davvero nei dettagli, al White Lotus Lucifero è di casa: perché la sceneggiatura non è solo acuta nell’intercettare umori e amori – certo anche grazie a interpreti tutti centratissimi – ma anche abile a mettere in scena ambienti ricchi di dettagli e sfumature, soprammobili e piccoli particolari, in un magma unico e coerente che porta a dare un carattere ben preciso, un colore ben definito, alla serie. Che tra i tanti pregi ha anche quello di saper giocare con lo spettatore e le sue aspettative: entrambe le stagioni si aprono con una scena risolutrice – nella prima una bara, nella seconda dei cadaveri in mare – per poi risalire all’origine, in una concatenazione fittissima di causa ed effetto (farfalla) raccontata attraverso un uso particolarmente consapevole del mezzo.

The White Lotus è una tragicommedia perfetta, una splendida farsa grottesca e dolorosa, che ci fa ridere e subito dopo sentirci in colpa per aver riso; un’opera sfumata e sfuggente, ma perfettamente presente a sé stessa e al mondo che vuole raccontare.

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Ma potrebbe essere scambiato benissimo per un giallo, un mistery, un thriller, tanti sono gli indizi che vengono mostrati come tali, salvo poi risolversi solo nell’intreccio della vita degli ospiti, e tanta è l’atmosfera che si crea fin dall’inizio e intride lo svolgimento e la scrittura stessa, fuorviando, per poi riportare tutto sui binari di una satura sociale amara e necessaria, sottilissima e potente.

I due registi Fabio e Damiano D’Innocenzo raccontano della loro nuova miniserie ‘Dostoevskij’

The White Lotus 2

  • Anno: 2022
  • Durata: 2 stagioni, 13 episodi
  • Distribuzione: HBO, Sky, NOW
  • Genere: commedia, drammatico
  • Nazionalita: Stati Uniti
  • Regia: Mike Withe

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