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In Sala

Com’è bello far l’amore

Una regia e una struttura generale decisamente televisive finiscono per penalizzare un’operazione che sembra ridursi a rimescolare noiosamente le carte già sfruttate nei precedenti lavori di Fausto Brizzi

Pubblicato

il

Anno: 2012

Distribuzione:  Medusa

Durata: 97′

Genere: Commedia

Nazionalità: Italia

Regia: Fausto Brizzi 

Con una bella casa, una tranquilla vita coniugale e un figlio adorabile (Alessandro Sperduti), i quarantenni Andrea (Fabio De Luigi) e Giulia (Claudia Gerini), come tutte le coppie della loro età fornite di prole ormai cresciuta, non hanno più rapporti sessuali… almeno fino al giorno in cui il pornodivo Max (Filippo Timi), vecchio e caro amico di lei, gli piomba nell’abitazione divenendo il giusto consigliere per rivitalizzare il matrimonio.

Questa, a grandi linee, è la traccia su cui si costruisce il sesto lungometraggio diretto da Fausto Brizzi, reduce dal dittico rappresentato da Maschi contro femmine (2010) e Femmine contro maschi (2011), che, affiancato in fase di script dall’immancabile Marco Martani e dall’Andrea Agnello sceneggiatore di Manuale d’amore 2 (Capitoli successivi) (2007) e Italians (2009) di Giovanni Veronesi, stavolta decide addirittura di sperimentare il 3D.

Un 3D che, a dire la verità, nonostante momenti in cui appare tutt’altro che gratuito (citiamo solo la sequenza commentata dalla Reality de Il tempo delle mele), si rivela piuttosto irrilevante nel corso dei circa 97 minuti di visione; divisi tra la girandola di tanto improbabili quanto comiche situazioni nelle quali si trova coinvolta la coppia protagonista e l’innamoramento del figlio nei confronti di una coetanea intenzionata, invece, a sfruttarlo per una storia unicamente basata su occasionali incontri di sesso.

Del resto, tra apparizioni di Margherita Buy e perfino dell’icona hard Franco Trentalance, ci troviamo dinanzi all’ennesima pellicola brizziana che, forse infarcita più del solito con nudità femminili sparse (in questo caso, almeno, l’argomento affrontato lo richiede), intende intrattenere con spensieratezza lo spettatore; mentre tenta, contemporaneamente, di accarezzargli il cuore.

Purtroppo, però, non solo si ride a stento, ma una regia e una struttura generale decisamente televisive finiscono per penalizzare in maniera ulteriore un’operazione che sembra ridursi a rimescolare noiosamente le carte già sfruttate nei precedenti lavori del regista.

Evidente segno che l’autore dell’apprezzato Notte prima degli esami (2006) e dell’ottimo Ex (2009) necessiti di cambiare genere o, al massimo, tipologia di storie da raccontare. Almeno al fine di non far più risultare grande assente l’originalità.

Francesco Lomuscio

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