Quale appassionato di cinema dell’orrore del terzo millennio non conosce la saga giapponese The ring? In Occidente è stata sicuramente diffusa grazie al successo riscosso dall’omonimo lungometraggio voluto nel 2002 dalla Dreamworks di Steven Spielberg. Lungometraggio che intendeva essere il rifacimento del Ringu firmato nel 1998 da Hideo Nakata partendo da un romanzo scritto tre anni prima da Suzuki Koji. Romanzo che era stato già oggetto dello sceneggiato televisivo Ring: Kazenban e di un adattamento a fumetti. E fu proprio il film di Nakata a consentire la nascita di un vero e proprio fenomeno cinematografico (e non solo). A cominciare dal sequel apocrifo Spiral di Joji Iida, da due serie per il piccolo schermo e dal remake giappo-coreano Ring Virus di Kim Dong-bin. Fenomeno che Plaion celebra ora in alta definizione grazie a due uscite: Ringu Film Collection e The ring. Entrambi i titoli sono disponibili nello store FanFactory (https://fanfactory.shop/).
Ringu Film Collection
Con una cartolina da collezione e uno special book inclusi nella confezione, si tratta di una steelbook in ultralimited edition per la collana Midnight Classics. Una steelbook contenente un disco 4K Ultra HD e tre blu-ray. Il primo mitico The ring nakatiano, infatti, è presente in entrambi i formati, mentre nella sola versione blu-ray abbiamo The ring 2 e Ring 0 – The birthday. Procedendo in ordine, dunque, si comincia dalla ormai storica sequenza proto-Scream con le due ragazze in casa che parlano di una videocassetta maledetta. Videocassetta che, una volta visionata, scatena un inesorabile countdown destinato a portarne alla morte il fruitore nel giro di una settimana. Un incipit che ha chiaramente finito per influenzare buona parte dell’horror venuto in seguito, con varianti assortite spazianti da telefoni cellulari a social network. Del resto, stiamo parlando di un’operazione concepita nel corso della fase conclusiva dell’era delle vhs, poco dopo sostituite dai dvd.
Operazione strutturata quasi come un giallo, con protagonista una giornalista impegnata ad indagare sulla misteriosa morte della nipote e di alcune amiche.
In modo tale che, tra flashback in bianco e nero e sempre più cupa e grigia atmosfera, emerga pian piano il raccapricciante retroscena. Fino all’introduzione della ragazzina dai lunghi capelli neri e lisci trasformatasi praticamente l’icona della paura orientale in fotogrammi. Perché, insieme al contemporaneo franchise Ju-On / The grudge, Ringu è il titolo simbolo del cosiddetto J-horror, ovvero l’horror giapponese. Titolo simbolo che poi, appunto, ha riportato Sadako (questo il nome della bambina) nel sequel The ring 2 e nel prequel Ring 0 – The birthday. Sequel che, partendo dal suo cadavere, ci porta a scoprire che rimase viva trent’anni in fondo al pozzo in cui morì. Sequel che, sempre diretto da Nakata, riprende bene o male look e struttura del capostipite tirando però in ballo doti psichiche manifestate dal figlioletto della protagonista. A differenza di Ring 0 – Birthday di Norio Tsurata, molto più basato sul movimento nel mostrarci chi era in vita Sadako, fornita di incontrollabili poteri.
Ma non finisce qui, in quanto il disco contenente The ring 2 offre un easter egg.
Basta entrare nella sezione extra, portare il cursore alla voce ”Ring / Spiral trailer” e premere sul telecomando la freccetta a sinistra. Si aprirà il menù di Spiral, tramite cui accedere proprio alla visione della pellicola. E ad impreziosire definitivamente questa Ringu Film Collection provvedono i tanti contenuti speciali sparsi nei vari supporti. A partire dal commento audio dello storico David Kalat, unico extra a corredo del 4K Ultra HD. Commento che si trova anche nel blu-ray di Ringu insieme a molto altro materiale. Da vari trailer a tre diverse featurette incentrate sulla carriera di Nakata, sull’evoluzione della serie e sulla sua eredità. Senza contare una galleria fotografica e il brevissimo video di Sadako. Se in The ring 2, invece, insieme a trailer assortiti ci attende un’intervista a Suzuki Koji, Ring 0 – The birthday rincara la dose. Spaziando da, consueti trailer, sette minuti di scene tagliate a ventuno di dietro le quinte e circa trentasei in cui Jasper Sharp parla del J-horror. Più un commento audio della storica Alexandra Heller-Nicholson.
The ring
È in collaborazione con Paramount che Plaion lancia questa limited edition steelbook per il ventesimo anniversario del remake ringhiano a stelle e strisce. Steelbook inserita in slipcase cartonato raffigurante una videocassetta e dispensatrice, appunto, del blu-ray tramite cui riassistere all’opera messa in piedi da Gore Verbinski. Il Verbinski allora regista di Un topolino sotto sfratto e The mexican, in seguito dedicatosi ai primi capitoli del franchise Pirati dei Caraibi. Una rivisitazione, questa di Ringu, concepita in un momento in cui Hollywood prestava notevole attenzione all’universo cinematografico dagli occhi a mandorla. Sarebbe sufficiente pensare che all’epoca era stato da poco blockbusterizzato Godzilla e che autori come John Woo e Tsui Hark vennero importati in USA.
Quindi, viene fedelmente ripreso il plot del capostipite affidando a Naomi Watts e Martin Henderson i ruoli della giornalista Rachel e dell’ex compagno Noah.
Impegnati, ovviamente, a far luce sul decesso della nipote e di tre amici, avvenuto dopo la visione della famigerata videocassetta trovata all’interno di una baita. Fino al momento in cui Rachel la scova e la guarda, innescando il conto al rovescio verso la sua morte. Fatto che, secondo la maledizione, dovrebbe avvenire dopo sette giorni e che la porta a cercare di salvare lei e il figlio, interpretato da David Dorfman. Tentativo che la conduce nell’isola di Moesko, dove, all’interno dell’abitazione dell’ambiguo signor Morgan alias Brian Cox, rinviene alcuni indizi fondamentali. Indizi chiaramente rappresentati dal cerchio, dalla mosca e dalla bambina dai lunghi capelli neri che compaiono nel videotape. Bambina che in questa rilettura scopriamo poi ribattezzata Samara e che, a differenza di quanto avveniva nel prototipo, ad un certo punto viene mostrata in volto. Sfoggiando demoniache fattezze probabilmente debitrici nei confronti di quelle della piccola indemoniata Regan de L’esorcista.
Del resto, non dimentichiamo che, se agli orientali interessano le sinistre atmosfere di mistero nell’ambito del genere, agli americani importa soprattutto la spettacolarizzazione.
Tanto che, assente nell’ormai classico di Nakata, in The ring viene aggiunto anche un momento (riuscito) con cavallo impazzito a bordo di un’imbarcazione. Il tutto, con una strizzatina d’occhio iniziale al teen horror, su sceneggiatura dell’Ehren Kruger già autore dello script di Scream 3 di Wes Craven. Per oltre un’ora e cinquanta di visione comunque non priva di spaventi improvvisi destinati allo spettatore e illuminata da un’ottima fotografia. Una rivisitazione che, di conseguenza, ha consentito che si diffondesse nel mondo la vicenda che possiede il fascino tipico delle fiabe gotiche del Sol Levante. Quelle fiabe in cui oggetti inanimati (una vhs, appunto) si rivelano capaci, al tatto, di trasmettere immagini e sensazioni atte a svelare inquietanti retroscena. Così potremmo sintetizzare allora l’importanza che il The ring yankee ha nell’universo della Settima arte e, in ogni caso, nell’immaginario collettivo.