La sezione Sintonie dell’edizione nr. 20 di Alice nella città, ha presentato tra gli altri Notte fantasma, il terzo lungometraggio del regista Fulvio Risuleo (dopo Guarda in alto del 2017 e Il colpo del cane del 2019), prima ufficiale al Festival di Venezia 79 nella sezione Orizzonti Extra.
Il film è in sala distribuito da Vision Distribution.
Notte fantasma. Un ragazzo solo al cospetto dell’integerrimo uomo di legge
Un ragazzo italiano di origini asiatiche è in procinto di raggiungere gli amici per recarsi con loro ad una festa. É sera e si accorge che l’autobus che sta aspettando non arriverà mai.
Avvisa gli amici che tarderà, e riceve da loro l’incarico, assunto di malvoglia e dopo lunghe insistenze, di acquistare per strada un po’ di fumo per conto dei compagni.
Poco dopo l’acquisto il ragazzo viene avvicinato da un uomo che si identifica come poliziotto in borghese, e lo invita a salire sulla sua macchina con una certa insistenza, e poi con un ricatto.
Terrorizzato per esser stato colto in flagranza di reato, il ragazzo cede alle insistenze dell’uomo di legge e si presta a svelare poco per volta la verità su ciò che ha acquistato.
Ma, nel corso di un interminabile interrogatorio in un luogo del tutto estraneo ed inappropriato, il giovane intuisce, poco per volta, di essere capitato tra le grinfie di una persona che lo sta usando per fini che esulano dal singolo episodio per cui è stato fermato.
In un crescendo di tensione, lo status del ragazzo si trasforma poco per volta in quello di una persona costretta a subire un trattamento stressante da parte di un personaggio psicologicamente controverso e pieno di incognite, il cui agire va oltre dovere di garantire la legge e l’ordine pubblico.
Solo sul fare del mattino che seguirà alla terribile nottata, certe posizioni si chiariranno, in modo spietato e definitivo, modificando di molto l’idea che il giovane si era costruita riguardo a quell’individuo misterioso.
Notte fantasma – la recensione
Il terzo film del giovane regista Risuleo si presenta come un noir psicologico scandito da una certa tensione che si crea nel confronto serrato tra i due unici protagonisti.
Un ragazzo semplice, aperto, schietto e per nulla complessato dal proprio stato fisico tendenzialmente sovrappeso, e un poliziotto che ostenta la durezza compatibile a stento col ruolo che ricopre, per nascondere l’abisso di angoscia nel quale sembra piombato senza salvezza.
Costretto in un luogo angusto come l’abitacolo di un’auto, il diciassettenne Tarek ci impiega poco tempo a comprendere che il suo stato di simil-prigionia ha ben poco che spartire col suo acquisto di sostanze stupefacenti.
Risuleo riesce a trasferire sullo spettatore questo senso claustrofobico di prigionia del giovane protagonista, il cui ruolo è reso benissimo, senza ricorrere a manierismi eccessivi, ma ostentando una lodevole naturalezza.
Certo il pezzo forte della vicenda, ovvero la gemma che costituisce la differenza più eclatante tra un giallo qualunque di stampo televisivo e un noir metropolitano con velleità da sala, è rappresentata dalla presenza di un attore viscerale e ispirato come Edoardo Pesce, che riesce a rendere palpabili ed epidermiche le angosce che affliggono il suo personaggio, trasformandosi nel tassello vincente del film.
Gli tiene testa egregiamente il giovane Yothin Clavenzani, bravo ad interpretare un Tarek credibile e più coraggioso di quanto nemmeno lui avrebbe fino a poco prima potuto immaginare a proposito di se stesso.