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Alice nella città

‘Cosa Verrà’ di Francesco Crispino ad Alice nella Città

Il lungometraggio documentario scritto, diretto e co-prodotto dallo stesso Crispino arriva a Roma

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Sarà presentato domenica 23 ottobre alle 14 al Maxxi, come proiezione speciale/Special Screening EDU in Panorama Italia di Alice nella Città, Cosa verrà. Si tratta di un lungometraggio documentario scritto, diretto e co-prodotto dallo stesso Crispino insieme all’Istituto comprensivo statale E. De Amicis di Floridia (Siracusa) con il supporto di MIUR MIC.

Cosa aspettarsi da Cosa verrà ad Alice nella città

Il film, che affianca osservazione antropologica e indagine generazionale vede coinvolti studenti e docenti dell’Istituto “E. De Amicis” durante l’anno scolastico 2020/21, trascorso in alternanza fra presenza in classe e DAD a causa della pandemia da Covid-19.

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Ne sono protagonisti Eric Alice che, insieme ai loro compagni di terza mediavivono il cruciale passaggio dallinfanzia alladolescenza tra libertà mutilate e restrizioni sempre più dure, tra un passato gravoso e un futuro indecifrabile. Lloro storie sono accomunate da una complessa situazione esistenziale e s’innervano su un territorio situato nel profondo Sud dellItalia e dellEuropa. Uno spazio simbolicamente di confine e insieme d’avanguardia per gli effetti del cambiamento climatico in atto.

Il progetto

Cosa verrà è il risultato di un progetto (Un futuro senza plastica: una scuola Plastic free) che ha avuto come obiettivo la sensibilizzazione sulla tematica ambientale delle fasce più giovani della popolazione e in particolare sulluso corretto dei rifiuti plastici. Questione che rappresenta una criticità di un’area già profondamente segnata dallinsediamento del polo industriale Petrolchimico di Priolo-Gargallo.

Il trailer di Cosa verrà ad Alice nella città

Note di regia

Queste le parole del regista sul film:

«Cosa verrà è il risultato di un’immersione in un territorio che si è ritrovato ad affrontare l’anno più difficile della pandemia in modo del tutto impreparato. Un periodo nel quale si stava consolidando il concetto di distanza, che portava con sé l’inevitabile riduzione degli spazi relazionali e la conseguente limitazione degli orizzonti esistenziali. Da questa originaria sensazione è scaturita la riflessione sulla forma del film, che ho pensato potesse tradursi in un bianco e nero che potesse evidenziare meglio i contrasti, e dal formato in 4:3, che restituisse quella sensazione di “mancanza d’aria” che provavo nei confronti dei giovani protagonisti mentre li osservavo. Al mio sguardo su questa realtà s’intrecciano e si contrappongono quelli di Eric e di Alice, evidentemente diversi dal mio, sempre pronti a lasciarsi sorprendere e disponibili alla “ricostruzione”. E che ho deciso di formalizzare attraverso la scelta dialettica delle immagini a colori.

La distanza è stato comunque il concetto-guida di questo film-laboratorio».

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