Lola (2022) di Andrew Legge, presentato alla 17º edizione della Festa del cinema di Roma, è uno Science Fiction tutto incentrato su un fantomatico Found Footage di due sorelle inglesi. Fotografato con un bianco e nero eccellente, degno di Gordon Willis, la pellicola ha differenti spunti buoni, qualche gustosa punta ironica, ma non riesce a tenersi in piedi per tutta la durata.
Lola sbarca su Raiplay. Potete vedere gratuitamente il film iscrivendovi sulla piattaforma RAI.
La trama
Alla fine degli anni Trenta, le sorelle Thomasina (Emma Appleton) e Martha (Stefanie Martini) inventano uno pseduo apparecchio televisivo capace di intercettare le onde radio dal futuro. Scoprono in particolare la musica ribelle dei decenni successivi (Bob Dylan, David Bowie), ma con l’avvento della seconda guerra mondiale, il macchinario diviene utile strumento come arma di spionaggio, in particolare contro il nazismo. Si salveranno molte vite, ma la storia potrebbe cambiare in peggio.
Lola, mockumentary tra Sci-Fiction, paradossi temporali, amore e rock
Lola è uno di quegli esempi lampanti di come un ottimo spunto non riesca a tramutarsi in valida pellicola. Probabilmente se fosse stato un cortometraggio, la minore durata avrebbe evitato certe lungaggini. Quello che principalmente non tiene è l’escamotage del mockumentary. Tutto ciò che vediamo è stato girato dalle sorelle, oppure in minima parte dai militari o dai cineoperatori. Spesso ci si domanda perché le sorelle avrebbero dovuto riprendere anche le inezie.
Sceneggiato dallo stesso Andrew Legge insieme ad Angeli Macfarlane (di solito produttrice), la pellicola essenzialmente va a ingrossare, sia il genere Found Footage e sia la Sci-Fi incentrata sui paradossi temporali. Ambedue campi che hanno già i loro rinomati cult.
Pertanto Lola potrebbe essere recepito come un mishmash tra l’intellettuale e il grottesco che pesca molto da pellicole realizzate in passato, aggiungendo poco alla causa. Elemento che marca questa lettura è la foto d’epoca – ritoccata – nel finale, chiaro omaggio all’epilogo di Shining (The Shining, 1980) di Stanley Kubrick.
Prima fra tutte Zelig (1983) di e con Woody Allen, finta biografia su un personaggio fittizio che durante la sua vita camaleontica ha anche la possibilità di conoscere personalità storiche importanti. Idem Forrest Gump (1994) di Robert Zemeckis e con Tom Hanks, in cui il Candido protagonista incontra casualmente alcune figure storiche della seconda metà del Novecento, avendo anche la possibilità distringere loro la mano.
Ci sono poi i paradossi temporali già dibattuti con la serie di Terminator e mostrati con ironia nella trilogia di Ritorno al futuro. È proprio con il trittico di Zemeckis che c’è una certa filiazione, sia nella scena in cui le due sorelle eseguono You Really Got Me dei The Kinks due decenni prima. Questo avviene sia nell’apporto di un cambiamento – anche necessario – al flusso della storia che possa cancellare parte del futuro, tra cui il divino David Bowie.
Lola ha comunque dalla sua la fotografia curata da Oona Menges, figlia di Chris Menges. Come Gordon Willis, anche la Menges ha saputo ricreare la granulosità della pellicola amatoriale, piena di graffi e sfocature. Oltre a far combaciare materiale d’epoca con il girato appositamente realizzato.