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‘La donna dai tre volti’: il film che rese Joanne Woodward una star hollywwodiana

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Nell’ambito della eccezionale retrospettiva che la 17° Festa del Cinema di Roma quest’anno dedica alla splendida coppia di vita ed artistica formata da Paul Newman e da Joanne Woodward, La donna dai tre volti rappresenta il trampolino di lancio che rese la Woodward una star di prima grandezza, ricompensata doverosamente, per questa sua straordinaria e multi-sfaccettata interpretazione, dell’Oscar come miglior attrice nel 1958.

Eva, donna una e trina

“La vita è una città piena di strane strade. E la morte è il mercato ove ciascuno si incontra. Solo questo un giorno accadrà.” (Shakespeare)

Il film prende spunto dalla drammatica storia vera accaduta a una giovane moglie e madre statunitense, che si ritrovò a convivere con massacranti emicranie che finirono per svilupparle molteplici personalità in grado di renderla pericolosa sia per se stessa, che per chi le stava attorno.

La giovane e dolce moglie Eva viene colta infatti da raptus repentini che, dopo le emicranie accennate, la costringono a compiere atti ed azioni di cui poi non sarà consapevole, nel momento in cui ritorna ad acquisire la personalità originaria.

Preoccupato e intimorito, l’anziano marito conduce la moglie da un noto psicologo (consigliato dal proprio medico curante), che prende il caso molto a cuore, finché la donna diventa il fulcro dei suoi studi sulle personalità multiple.

Il bravo dottor Luther Curtis (Lee J, Cobb) scoprirà che le due personalità (riconosciute con i nomi di Eva White ed Eva Black) che affliggono la sua paziente sono entrambe abusive, e si muovono a compartimenti stagni senza ricordarsi luna dell’altra. Ma una terza personalità, che si riconoscerà nella figura di Jane, riuscirà ad affiorare poco per volta tra le due intruse, spingendo la giovane madre a ricacciarle via e a impadronirsi finalmente della propria originale coscienza.

La donna dai tre volti – la recensione

Il produttore, sceneggiatore e regista hollywoodiano Nunnally Johnson scrive e dirige questa tormentata vicenda di sdoppiamento e più di personalità, avendo la lungimiranza di scegliere come protagonista un’attrice ventisettenne poco più che agli esordi, una Joanne Woodward, che si rivela il principale ingrediente per rendere il film un prodotto assai riuscito e convincente.

Questo inoltre permette all’attrice di sfondare nel firmamento delle star, ottenendo, assai meritatamente, l’Oscar per la migliore interpretazione femminile, il Golden Globe e, in quello stesso anno, il 1958, anche la stella sulla Walk of Fame al nr. 6801 di Hollywood Blvd.

Un anno straordinario, che segnò anche il sodalizio sentimentale con Paul Newman, suggellato in quello stesso periodo da un matrimonio durato cinquant’anni, fino alla scomparsa di Newman.

Oltre alla splendida interpretazione della Woodward, affiancata dal veterano Lee J. Cobb, eccezionale pure lui, La donna dai tre volti si segnala per la valida sceneggiatura che sorregge l’impianto narrativo, con un incipit singolare, attraverso un io narrante che spiega e introduce la vicenda. Garantendo che si tratta della cronaca dettagliata di fatti realmente accaduti, studiati e per fortuna sfociati tutti nella completa guarigione.

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