Anno: 2010
Durata: 63’
Genere: Documentario
Nazionalità: Italia
Regia: Angelo Amoroso d’Aragona
Vi sono artisti che non finiscono sulle prime pagine della cultura, artisti veri che hanno rifiutato sempre le lusinghe provenienti dai media, artisti che hanno lavorato in strada per la gente e che se hanno fatto circolare la propria opera lo hanno fatto a proprie spese. Io e la mia sedia racconta il percorso di uno di questi. Unico nel suo genere, Enzo del Re ha unito la parola al ritmo in una forma di comunicazione primordiale dalla quale è difficile non farsi toccare. Non stiamo parlando di un virtuoso di strumenti musicali o di un funambolo della parola, ma di un uomo che ha avuto l’intuizione di comunicare in una maniera che nessuno mai aveva prima esperito. Originario di Mola di Bari, Enzo del Re è l’autore di Lavorare con lentezza, canzone che ha ispirato il regista Guido Chiesa per il titolo dell’omonimo film del 2004.
Il regista, Angelo Amoroso d’Aragona, ha giustamente sentito l’esigenza di raccontare questo singolare artista, che peraltro è venuto a mancare il 6 giugno scorso. Ciò ha reso ancora più urgente che il progetto prendesse forma concreta, ed oggi il pubblico può scoprire o riscoprire un artista capace di esibirsi con la sola voce e le mani. Questa, infatti, è la peculiarità di Enzo Del Re, che lo portò ad essere notato anche da Dario Fo, col quale mise in scena due spettacoli nell’allora appena nato teatro politico. Il primo periodo lo vide esibirsi con il fiorentino Antonio Infantino col quale si conobbe a Firenze durante l’alluvione, in quanto Enzo Del Re era uno degli “angeli del fango” che accorsero per aiutare i fiorentini. Sempre con Infantino pubblicò con Ricordi due album e poi con le Edizioni Nuova Scena. Nell’ultimo periodo della sua vita si è dedicato a raccontare la storia della sua città, Mola, e a distribuire questa sua opera con la sigla di Edizioni Enzo Del Re.
I giovani lo ricordano per il suo intervento, fortemente voluto da molti musicisti, durante la manifestazione musicale del 1° maggio a Roma nel 2010. Cantò il suo cavallo di battaglia che lo rese celebre, Lavorare con lentezza, accompagnandosi con le percussioni sulla sua sedia. Terminò l’esibizione alzando il pugno chiuso e di fronte al palco tantissimi furono i giovani che gli risposero con lo stesso gesto.
Un documentario questo di Amoroso d’Aragona che racconta l’uomo e l’artista, alternando i suoi interventi musicali ed i documenti d’epoca con la vita quotidiana, mentre spinge il suo carrello della spesa, appesantito dagli anni, ma sempre col suo berretto rosso in testa. La sua coerenza, al limite della patologia, bene viene raccontata dai compagni di avventura e la si può riassumere in una sua frase emblematica: “Ho lottato per la rivoluzione non per la pensione”.
Fabio Sajeva