Birth di Yoo Ji young è un film drammatico presentato in concorso nella sezione Korean Cinema Today al Busan International Film Festival 2022 e vincitore del Citizen Critics’ Award.
Un prodotto intenso e difficile che tratta della questione femminile declinata alla maternità. Se essere madre è una scelta, perché il non esserlo dovrebbe essere una colpa?
Birth, la trama
Ritratto di una famiglia quasi normale: Jay è una scrittrice che ha conquistato la pubblicazione e Geonwoo un appassionato insegnante di un hangwon coreano (doposcuola). Le loro routine e l’impennata della carriera che stanno per avere, vanno a sbattere con violenza contro una indesiderata gravidanza, che mette ovviamente in discussione la situazione di coppia.
Non posso scrivere mentre cresco un bambino.
Poiché i due avevano concordato di non avere figli, Jay è propensa ad abortire. Sente la sua vita alla gogna, pensa sarà costretta a rinunciare a se stessa e alla propria carriera. Non serve a nulla l’insistenza di Geonwoon e le sue continue garanzie di supporto. I dubbi sono naturalmente legati alla capacità di riuscire nella propria vita e per la vita di un’altra creatura.
– È il mio corpo, posso decidere per me stessa.
– Ma è anche il mio bambino.
Quando Jay decide per l’aborto, si scontra con il fatto che la sua condizione fisica non le permette di sopportare un intervento chirurgico. E a quel punto, la gravidanza non è più una scelta.
Il suo corpo cambia e anche la sua testa, trascinando la stabilità del flusso creativo verso gli alti e bassi della gravidanza. Nel frattempo, Geonwoon ha investito tempo ed energie nell’apertura di un’altra accademia, spinto da un direttore opportunista, quasi spietato. Quando la fiducia negli altri incomincia a vacillare, Jay e Geonwoon si allontanano.
La scelta
Viene facile richiamare diverse pagine de La vegetariana di Han Kang quando si assiste a gli scambi tra Jay e la suocera che la incita a mangiare carne. O ancora, i capitoli ricchi di aspettative di Kim Ji-Young, nata nel 1982 di Cho Nam-joo, dove il ruolo della donna viene ridotto ad una lista della spesa. Non a caso compaiono anche in Jay, com’era nel personaggio di Kim Ji-young, comportamenti distruttivi. Non si risparmia nulla a questa ragazza, anche se il suo compagno ci prova davvero ad esserle vicino: c’è un mostro più grande sopra loro che ha una grande influenza.
E come darle torto. Secondo la rappresentazione che ne fa Yoo Ji-young in Birth, se sei madre questo è quello che devi fare, almeno per i primi anni. Inoltre, se non ti spacchi la schiena in un lavoro tradizionale, sei una cozza, che campa sull’elemosina, o il supporto per dirla gentilmente, dell’altro. Insomma, Jay è sbagliata. Anche se si sente una scrittrice, e poiché non vuole essere madre, lei è distorta.
Eppure, c’è anche un altro messaggio. Un messaggio che riguarda l’afflato creativo:
Sei inizialmente e prima di tutto una scrittrice.
Qualunque cosa succeda se sei una scrittrice tornerai ad esserlo. La gravidanza non ti fa smettere di essere creativa se la creatività è la tua strada. Magari quello che hai scritto adesso non funziona ma è comunque la dimostrazione del fatto che sai attraversare dei momenti difficili.
E così arriva anche un momento in cui quella vita in crescita, seppure non desiderata, la meraviglia. Ma dura poco.
Il disadattamento
Se anche dentro la relazione ci sono moltissime sfumature, accordi e disaccordi e soprattutto equilibri che non necessariamente rientrano negli schemi classici, Jay e Geonwoon alla fine non riescono a combattere. Colpiti dalle delusioni e dalle porte chiuse in faccia, smettono di ascoltarsi e si allontanano. In una storia che avanza silente, senza un briciolo di colonna sonora, in un’unica sera, tutto degenera e si perde.
Birth ci lascia diverse domande, perché non ci tiene a chiarire allo spettatore se esiste o meno una speranza. Egregia l’interpretazione di chiusura di entrambi gli attori, ma la regia a singhiozzo forse è un “di più” nel momento più drammatico del film, già in sé impegnativo.
Un film che mette a dura prova la tradizionale visione della maternità come svolta e momento di conquiste, di prese di coscienza. Qui la fiducia nella nuova vita non c’è più e si discute soprattutto delle privazioni e delle responsabilità portandole all’estremo.
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