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‘Tutto chiede salvezza’ La recensione della bellissima serie tv di Francesco Bruni

Tratta dallo struggente romanzo di Daniele Mancarelli, Tutto chiede salvezza affronta con coraggio e senza perdere la tenerezza il tema delicato del disagio mentale giovanile

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Tutto chiede salvezza: sette episodi, ognuno di quarantacinque minuti, per la serie tv del regista e sceneggiatore Francesco Bruni, su Netlix. Tratta dal romanzo struggente di Daniele Mencarelli, premio Strega Giovani di due anni fa, la serie è coprodotta da Picomedia.

Una dramedy di rara bellezza, capace di mettere lo spettatore in uno stato di

profonda pacificazione verso un mondo del quale siamo abituati a vedere solo le brutture

Mario Manca – Vanity Fair

Tutto chiede salvezza- La trama

Tutto chiede salvezza. Finire per sette giorni sotto regime di TSO, vuol dire essere pazzi? È quello che si chiede Daniele (Federico Cesari), un ventenne con un eccesso di sensibilità, che dopo una crisi psicotica si risveglia nella camerata di un reparto psichiatrico, assieme a cinque improbabili compagni di stanza con cui pensa di non avere niente in comune, pressato dai medici che gli vogliono frugare nel cervello, e accudito da infermieri che gli sembrano cinici e disinteressati.

Ma sette giorni sono lunghi e quella che all’inizio gli sembrava una condanna pian piano si trasforma in una delle esperienze più intense e formative della sua vita. (Dal sito ufficiale Netflix).

Tutto chiede salvezza – I tempi distesi e dilatati della serie tv

Forse ha ragione Michele Anselmi che, sulle pagine di Cinemonitor, sostiene i vantaggi, per tutti i registi, di confrontarsi prima o poi con la serialità. Lo ha fatto anche il maestro Marco Bellocchio con Esterno notte, senza che il racconto perdesse assolutamente d’intensità. “Per lavorare su una ‘pezzatura’ narrativa più ampia, per fare i conti con un pubblico che non è lo stesso delle sale, perché è un bagno di realtà e umiltà…” (Michele Anselmi).

Ma soprattutto, diciamo noi, per ragionare su tempi che si dilatano e si distendono. Cinque ore di visione rendono appieno il romanzo di Mencarelli, mantenendo fede agli eventi, ai dialoghi, ai personaggi, ai pensieri di Daniele.

Tutto chiede salvezza – La storia e il personaggio di Nina

Però la serialità ha i suoi tempi, le sue regole e i suoi strumenti per mantenere viva l’attenzione. Ecco che il quinto episodio si fa racconto nel racconto, approfondendo il personaggio di Nina (Fotinì Peluso), quasi appena accennato nel libro, e la relazione con Daniele. Lei è la diva capricciosa, prigioniera del ruolo di influencer, sopra le righe per esorcizzare il suo male di vivere, i fantasmi che le hanno fatto tentare il suicidio. Riusciranno i due ragazzi a far incontrare le loro sofferenze e trovare insieme momenti di autenticità?

Fotinì Peluso as Nina, Federico Cesari as Daniele, Tutto Chiede Salvezza. Cr. Andrea Pirrello/Netflix © 2022

Con Nina, con i compagni di stanza e, soprattutto con se stesso, Daniele cercherà nuove intese, e inedite consapevolezze.

I personaggi molto vicini a quelli del romanzo

I matti che condividono la settimana con Daniele sono gli stessi del romanzo. Il maestro Mario (Andrea Pennacchi), che passa le giornate osservando il nido sull’albero di fronte, in attesa dell’uccellino della sua mente; Gianluca (Vincenzo Crea), tutto moine, dalle quali Daniele rifugge fino a quando non crolla la barriera del pregiudizio per lasciare spazio alla complicità; Madonnina (Vincenzo Nemolato), nell’ossessione quasi demenziale di aver perduto l’anima; Alessandro (Alessandro Pacioni), in stato quasi vegetativo dopo un incidente;  e l’ultimo arrivato, Giorgio (Lorenzo Renzi), inquietante per la mole, la parlata e lo sguardo di un disagio mentale troppo vistoso per Daniele che vuole ribadire la sua normalità da bravo ragazzo.

È un terreno che può diventare molto scivoloso quello della malattia mentale. Lo sa bene il regista e amico di Bruni, Paolo Virzì, che ha saputo parlarne con benevolenza e a tratti persino con umorismo ne La pazza gioia.  Lo sa ora Francesco Bruni, che gli si accosta con pudore, per entrare pian piano nel vissuto dei personaggi. “Che cura c’è per com’è la vita?”, chiede Daniele alla pazienza della psichiatra (Raffaella Lebboroni).

La salvezza nel prendersi cura dell’altro

Davvero, che cura c’è? La migliore terapia sarà, dopo la forte diffidenza iniziale, il clima di affettività e contenimento del gruppo, che inizia con piccoli gesti: il prestito del bagnoschiuma, l’offerta di una sigaretta, l’accettazione delle differenze nella ricerca delle affinità, l’ascolto e persino il tenersi per mano di notte. Fuori da lì ci vorrebbe del tempo, per la fiducia, per l’affidamento, ma nell’esasperazione dello spazio ristretto e costretto, tutto accelera e si condensa.

Per scoprire molto presto una grande verità: se è vero che da vicino nessuno è normale (come recita la locandina del film), è altrettanto vero che da vicino nessuno è del tutto matto. O, se lo è, sapere la profondità delle ferite aiuta a svelare alcuni processi della mente, a capirli, per poterli accogliere.

Persino Madonnina, i cui “occhi sono perle nere, indecifrabili, vivi di una vita oscura, inaccessibile al genere umano per la nebbia che li avvolge da dentro” (D.Mencarelli) non è del tutto irraggiungibile.

Non si può dire che siano le relazioni a salvare direttamente Daniele, ma l’apertura del cuore, grazie ai nuovi fratelli, sicuramente sì. E alla riscoperta della sua personale risorsa, la poesia, incoraggiata dalla psichiatra e dal nuovo amico, Mario.

“Salvezza. Per me. Per mia madre all’altro capo del telefono. Per tutti i figli e tutte le madri. E i padri. E tutti i fratelli di tutti i tempi passati e futuri. La mia malattia si chiama salvezza”. (D. Mancarelli).

La musica, i luoghi e la speranza

Le musiche originali sono di Lorenzo Tomio. La canzone Medicine (ultima sequenza del primo episodio) e Tutto chiede salvezza (ultima sequenza dell’ultimo episodio) sono composte, cantate e arrangiate da Side Baby.

l’Ospedale Militare Lungodegenza di Anzio, location di tutti gli interni, si affaccia sul mare e sul faro, a contrastare la dimensione claustrofobica del ricovero. Un albero, di fronte alla finestra, quello personale di Mario, e poi lo sguardo può spaziare verso un orizzonte di libertà. A simboleggiare la speranza di un’apertura, quasi ad indicarne la via.

Federico Cesari as Daniele, Tutto Chiede Salvezza. Cr. Andrea Miconi/Netflix © 2022

Qui, Francesco Bruni ha voluto inserire il racconto del disagio giovanile. Purtroppo sempre più forte dopo la leggerezza di Scialla e la commedia drammatica Tutto quello che vuoi. E rendere ancora  la malattia, mentale, questa volta, dopo Cosa sarà. Senza mai escludere i momenti lievi che caratterizzano il tono della sua regia. Della quale, Bruni afferma:

“Le due cose – dramma e umorismo – possono viaggiare insieme ed alimentarsi a vicenda. E questa continua ad essere la cifra stilistica che prediligo”.

Anche noi, da sempre. E ancor più, dopo questo ultimo, bellissimo, lavoro.

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