fbpx
Connect with us

Interviews

‘Guerra tra poveri’ di Alessandro Sardelli

Uno dei protagonisti del cortometraggio di Kassim Yassin Saleh. Interpreta Manuel, un ragazzo di strada che cerca sempre la soluzione con la violenza

Pubblicato

il

alessandro sardelli

Arriva al Prato Film Festival il corto (giá in concorso ad Alice nella città) Guerra tra poveri di Kassim Yassin Saleh e tra i protagonisti c’è anche Alessandro Sardelli. A lui abbiamo chiesto di raccontarci il suo personaggio, Manuel, dalla costruzione allo sviluppo.

Guerra tra i poveri: il Manuel di Alessandro Sardelli

Come hai costruito il personaggio di Manuel e cosa hai pensato la prima volta che hai letto la sceneggiatura?

Per interpretare Manuel c’è stato, da parte mia, uno studio molto intenso perché si è trattato di un percorso costruito nel tempo, ancora prima di andare sul set, insieme al regista (Kassim Yassin Sale), parte del cast e della produzione. Abbiamo fatto tantissime prove per arrivare sul set davvero pronti.

Per quanto riguarda la reazione alla lettura della sceneggiatura e alla conoscenza del personaggio, uno degli aspetti che mi ha affascinato del personaggio è il fatto che non è solo un ragazzo di strada, borgataro, arrogante, razzista, trascinatore. In realtà ha anche dei momenti di dolcezza e diverse sfaccettature. Una cosa talmente diversa rispetto al personaggio del fratello minore, più tranquillo.

Violenza e irruenza

A proposito di questo fatto che Manuel ha dei momenti di dolcezza volevo riflettere proprio sulla tua interpretazione. Innanzitutto ho apprezzato la scelta del bianco e nero che, oltre a pulire la storia e l’immagine, rendendole per certi versi più pulite, è anche un modo per far concentrare lo spettatore sull’azione e sui personaggi. Ed è per questo che l’interpretazione diventa fondamentale. Gesti e sguardi sono quelli che fanno la differenza. E l’irruenza e la violenza di Manuel sono quelli che vengono fuori in modo più evidente. È stato difficile lavorare in questo senso?

Il lavoro è stato improntato anche su questo, a maggior ragione perché Guerra tra poveri è un cortometraggio. In 15 minuti dovevi far uscire fuori diverse personalità del personaggio. Fin dall’inizio, parlando con il regista, abbiamo concordato che il mio personaggio non doveva essere troppo caricato perché poteva diventare un’interpretazione grottesca o magari troppo esagerata. Abbiamo cercato di trovare una via di mezzo, un equilibrio.

alessandro sardelli

E, sempre rimanendo sul discorso della violenza, volevo chiederti qualcosa a proposito della scena del pestaggio, il momento in cui forse il tuo personaggio raggiunge l’apice della violenza.

È stato molto brutto leggere quella scena perché pensare che una persona possa comportarsi in quel modo fa accapponare la pelle. Però in quel momento, dovendo interpretare un personaggio, mi sono estraniato dal resto concentrandomi sul personaggio e la situazione. Per questa scena in particolare mi hanno aiutato i due personaggi in scena con me, soprattutto il personaggio di mio fratello che, pur discostandosi dal pestaggio in sé, ha contribuito alla riuscita della scena.

Immagino non sia stato facile proprio perché una scena di forte impatto.

Sì, e poi il mio personaggio ha come caratteristica principale quella di avercela con tutti e con tutto. Secondo lui l’unica soluzione per andare avanti o per risolvere le situazioni è quella di usare sempre la violenza.

I temi

Collegandomi a quanto da te affermato sul legame tra i due fratelli volevo chiederti qualcosa riguardo la tematica. Già il titolo (Guerra tra poveri) ci aiuta a comprendere determinate aspetti. Ma, andando a scavare ulteriormente, si può arrivare a dire che i poveri coinvolti in guerra sono tanti, non solo i poveri nel senso più stretto del termine. Secondo te è corretto dire che i poveri sono anche le fazioni contrapposte, i due fratelli, i due modi di vivere?

Sì, perché Guerra tra poveri racconta gli eventi della vita di tutti i giorni attraverso tematiche legate alla nostra società. Tematiche che sono purtroppo attuali. Ma secondo me il punto di forza è che non glorifica ed enfatizza l’ascesa sociale. Perché alla fine dei conti le due parti sono entrambe sconfitte.

E, infatti, una cosa da apprezzare è che il film non dà giudizi.

Esatto.

Il lavoro di Alessandro Sardelli

Cosa ti porti dietro di questa storia e di questo personaggio?

Spero di non portarmi la violenza del personaggio (ride, ndr). Ma sicuramente il fatto che prima di agire e fare delle cose è necessario riflettere bene. E soprattutto mi porterò il fatto di non sentirmi solo in mezzo a tante situazioni spesso negative, ma di guardare sempre oltre.

Immagino sia stato difficile dare vita al personaggio di Manuel perché comunque si tratta di un personaggio distante da te.

Sì, io sono la persona più tranquilla del mondo. Ultimamente è capitato che abbia interpretato sempre dei personaggi di questo genere, però è bello perché mi dà modo di essere versatile e di esprimermi anche attraverso questo. Poi con il regista avevo già collaborato ad altri progetti. Di lui ho sempre apprezzato il modo che ha di fare cinema, il fatto che metta tanta speranza e soprattutto tanta umanità nelle sue opere.

In effetti, alla fine, anche questo cortometraggio dà un po’ di speranza, se lo si legge in un certo modo.

Sì, in un certo senso sì. Poi secondo me questo è un lungometraggio mancato. Ci sono i presupposti per sviluppare tutti i personaggi e trasformarlo in un lungometraggio.

Gli inizi di Alessandro Sardelli

Facendo, invece, un passo indietro e tornando a uno dei film ai quali hai partecipato prima di questo, mi viene in mente La macchinazione, incentrata sulla figura di Pasolini. Cosa ricordi di quell’esperienza?

Quello è stato proprio il film d’esordio. Avevo 16 anni. Non sapevo nemmeno cosa significasse il cinema, lo avevo sempre visto sul divano. Con questo mondo non c’entravo niente. Tutto è nato per caso perché degli amici mi avevano segnalato dei provini e io mi ero buttato. Quando mi dissero di avermi scelto, inizialmente pensavo a una piccola parte. Invece scoprii che avrei dovuto essere il coprotagonista con Massimo Ranieri in un film sugli ultimi tre mesi di Pierpaolo Pasolini. Ed è stato subito un grande impatto. Poi c’è anche il rapporto che ho instaurato con il regista, con Massimo Ranieri e con il resto del cast che è stato veramente fantastico. Io ero come un pesce fuor d’acqua e da lì è iniziato tutto quanto.

Ha influito in qualche modo questo tuo debutto con i tuoi successivi personaggi fino ad arrivare a questo?

Ogni progetto al quale ho preso parte ha influito con il successivo, anche se i personaggi sono sempre stati, per ora, diversi tra loro a livello di personalità e di carattere. Ma sicuramente avendo iniziato con un film importante come Le macchinazioni e avendo avuto vicino a me un maestro come Massimo Ranieri ho potuto imparare molto. Lui mi ha dato tante dritte insieme al regista. E quindi è diventato anche più facile il percorso.

E poi devo dire che, anche prima di girare il film, ho sempre apprezzato Pasolini e il suo cinema. Sono sempre stato appassionato di neorealismo. E di come nasceva quel tipo di cinema. Ho sempre apprezzato molto il fatto che venissero presi attori dalla strada che non avevano esperienze recitative, come me. I miei punti di riferimento sono sempre stati attori come Franco Citti e Ninetto Davoli che molti ragazzi della mia età neanche conoscono.

Il metodo di creazione dei personaggi

In generale come lavori per portare in vita i tuoi personaggi? Hai un metodo particolare? Ti ispiri a qualcuno o qualcosa?

Andando avanti con questa carriera naturalmente ho fatto tanti corsi di recitazione per perfezionarmi ed essere il più versatile possibile. Poi, siccome sono un appassionato di cinema fin da piccolo, e starei dalla mattina alla sera davanti alla televisione a guardare film e serie, prendo sempre spunto da tutto ciò che vedo.

Il cinema di Alessandro Sardelli

In base a quello che hai detto ti definiresti, quindi, Alessandro Sardelli è un cinefilo?

Assolutamente sì! Soprattutto di cinema italiano.

Qual è il tuo cinema, italiano, di riferimento? Che tipo di cinema guardi?

Preferisco generi drammatico e thriller.

Ci sono dei nomi (dei registi o degli attori) con i quali vorresti collaborare?

Di registi ce ne sono tantissimi. Dovendoti dare qualche nome, relativamente al genere che mi piace, ti dico Marco Risi, Matteo Garrone, Stefano Sollima. Come attori mi piacerebbe lavorare con Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Valerio Mastandrea, Elio Germano, Pierfrancesco Favino, Marco Giallini.

La presentazione ad Alice nella città

Cosa significa per te il fatto che questo corto sarà presentato alla festa del cinema di Roma, nella sezione Alice nella città? Che effetto fa essere a casa?

Guerra tra poveri è un’opera romana, ambientata a Roma, dove si parla romano e presentarla come anteprima nazionale proprio a Roma è bellissimo. Anche perché dà modo anche di invitare tante persone. Cosa che non era successa in occasione della mia prima partecipazione a un festival con Manuel di Dario Albertini, presentato a Venezia. Ricordo che è stata un’esperienza incredibile, come un tatuaggio sulla pelle. Ma là tanta gente non è potuta venire.

alessandro sardelli

Poi Alice nella città ha un occhio di riguardo verso i giovani, sia come tematiche che come pubblico.

Sarà una bellissima vetrina e un’occasione per vedere anche tanti altri corti. Sono curioso di vedere le altre opere in concorso.

Il futuro

Progetti futuri? C’è già qualcosa che bolle in pentola?

Devo girare qualcosa nei prossimi mesi. Nel frattempo dovrebbe uscire un mediometraggio dove interpreto uno dei protagonisti insieme al ragazzo che nel cortometraggio Guerra tra poveri fa la parte di mio fratello, Francesco Rodrigo Sirabella. In questo film che deve uscire siamo migliori amici. E poi dovrebbe uscire un film fatto a episodi dove io sono protagonista di un episodio.

La produzione è di Ulalà Film, Maiora Film, Rai Cinema (in collaborazione con), Ministero della Cultura (con il contributo del) e la distribuzione di Tiny Distribution.

Sono Veronica e qui puoi leggere gli altri miei articoli

Vuoi mettere in gioco le tue competenze di marketing e data analysis? Il tuo momento è adesso!
Candidati per entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi Drivers