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FESTIVAL DI CINEMA

23. Trieste Film Festival: premiato il documentario “Aleksandrinke” di Metod Pevec

Il premio al miglior documentario in concorso è stato assegnato ad “Aleksandrinke” (2011) del regista sloveno Metod Pevec, dedicato alla storia di tante donne che partirono da Lubiana, Trieste e Gorizia per andare a lavorare come balie presso le ricche famiglie del più grande emporio del Mediterraneo.

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Anno: 2011

Durata: 94’

Genere: Documentario

Nazionalità: Slovenia/Italia /Egitto

Regia: Metod Pevec

In un gennaio assolato e senza bora, camminare sullo splendido lungomare per raggiungere il Teatro Miela, il Caffè Tommaseo, il Cinema Ariston e gli altri luoghi del festival organizzato da Alpe Adria Cinema è veramente piacevole. Ma oltre all’amata Trieste, questa ventitreesima edizione ci ha dato modo di riscoprire un’altra città importante, cosmopolita e fiorente nel commercio, meta di centinaia di migranti a partire dalla fine dell’Ottocento: Alessandria d’Egitto. Il premio al miglior documentario in concorso è infatti stato assegnato ad  Aleksandrinke (Le donne di Alessandria, 2011) del regista sloveno Metod Pevec, dedicato alla particolarissima storia di tante donne che partirono da Lubiana, Trieste e Gorizia per andare a lavorare come balie, tate e dame di compagnia presso le ricche famiglie del più grande emporio del Mediterraneo.

Un fenomeno che è durato fino agli anni Trenta e di cui mi ha colpito, prima ancora dell’aspetto migratorio, il problema del conflitto sessuale” spiega Pevec: ricercate e ben pagate per il loro lavoro, le cosiddette alessandrine ricevevano al loro arrivo in Egitto un’educazione dalle suore e riuscivano ad emanciparsi sia economicamente che culturalmente, affrancandosi dalla vita di stenti e di totale ubbidienza agli uomini, cui sarebbero state destinate in Slovenia. Ma i mariti, rimasti in patria a mandare avanti le fattorie con i soldi che le mogli inviavano dall’estero, non si adattavano alla perdita del tradizionale controllo patriarcale e spesso, non essendo lecito all’epoca il divorzio, le ripudiavano ufficiosamente.

All’inizio il mio sogno era girare un film, concentrandomi sulla storia di una di loro” confida il regista sloveno, “ma ci sarebbero voluti troppi soldi e allora ho smesso di sognare e  ho realizzato un documentario, facendo ricerche e riprese che sono durate anni. Sono tornato a girare con un diverso direttore della fotografia, poi con piccole troupe, alla fine l’ultimo viaggio l’abbiamo fatto solo io e mia moglie e ancora avrei voluto raccogliere materiale, ma ho capito che era necessario arrivare a una conclusione”.

Coprodotto da Egitto, Slovenia e Italia, il lavoro di Pevec è suddiviso in capitoli che mostrano collettivamente la partenza, il viaggio e la vita delle alessandrine, lontane dai figli spesso molto piccoli o addirittura neonati, lasciati a casa. Ma la parte più drammatica è il ritorno, allorchè queste donne che si sono sacrificate per mantenere le proprie famiglie non riescono più a reintegrarsi in patria e dopo tanti anni, al posto dell’affetto dei loro cari, ritrovano incomprensione e disprezzo. “Di queste cose le alessandrine non vogliono parlare, solo il prete ha ascoltato quello che hanno da dire in segreto confessionale” continua Pevec, “nel documentario ho intervistato quelle ormai arrivate alla fine della loro vita, ossia le uniche disposte a raccontare”. Per fortuna, esistono sempre le eccezioni e allora bisogna aggiungere che qualcuna di loro in Egitto ha voltato completamente pagina e si è risposata, così come c’è stato anche qualche marito illuminato che ha atteso il ritorno amorevolmente e con la giusta riconoscenza.

Lucilla Colonna

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