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In Sala

The Iron Lady

Curata fin nel minimo dettaglio d’immagine, la Streep, notoriamente di sinistra, offre un’unica ed irripetibile interpretazione di questa donna conservatrice, depositaria di un potere e di una responsabilità che mai, fin a quel momento, una figura femminile aveva ottenuto in seguito a libere elezioni democratiche

Pubblicato

il

 

Anno: 2011

Distribuzione: Bim Distribuzione

Durata:105

Genere: Drammatico/ Biografica

Nazionalità: Gran Bretagna

Regia: Phyllida Loyd

 

Dopo il successo di Mamma mia! (2008), Phyllida Loyd ha scelto di cambiare registro e di raccontare, con l’aiuto della validissima sceneggiatrice Abi Morgan e della straordinaria Meryl Streep, la vita del primo ministro inglese più controverso del XX secolo: Margaret Thatcher.

Figlia di un umile droghiere dai saldi principi morali e dal forte senso civico, Margaret cresce a Grantham, nella contea del Lincolnshire, con una grande ambizione che la spinge a candidarsi nel collegio di Dartford come rappresentante del partito conservatore ad appena ventiquattro anni. La laurea in chimica, ottenuta alla prestigiosa Oxford University, non basta, e il primo tentativo di Maggie fallisce. È con il matrimonio con l’amato Denis Tatcher, noto businessman, che gli “affari” di Margaret iniziano a girare davvero. Segue la mirabolante ascesa al potere, che porta il futuro primo ministro a mutare il proprio aspetto, la propria voce, ad adattarsi a un ambiente chiuso, maschilista e classista come quello di Westminster, in vista della corsa al numero dieci di Downing Street. Eletta leader della Gran Bretagna nel 1979, la Thatcher mette in pratica una politica conservatrice e liberista che si attira l’odio di molti e finisce per causare una serie di sommosse in tutto il Regno Unito, non ultimi i disordini causati dall’INLA e dall’IRA. La Lady di ferro riguadagna terreno con la deregolamentzione finanziaria, che favorisce nell’86 un boom economico senza precedenti e fa dimenticare persino la crisi delle Isole Falkland. Nel ’90 arriva l’ultima stangata, la “Poll Tax”, con la quale Margaret si guadagna l’ostilità delle classi economicamente più deboli e un disappunto talmente grande all’interno del partito dei Tories che, di lì a poco, perde la leadership del Partito e si vede costretta a rassegnare le dimissioni.

Una storia lunga 53 anni, che l’ex primo ministro, ormai piuttosto in là con l’età, ricorda in una serie di flashback, attraverso una dinamica autocelebrativa e di ricerca di quell’amore, Denis, che per tutta la vita l’ha difesa, spalleggiata e sostenuta.

La Loyd e la Morgan costruiscono una sceneggiatura compiuta, tutta a  sostegno della stupefacente interpretazione di Meryl Streep, non a caso fresca di nomination come miglior attrice protagonista ai prossimi Academy Awards. Curata fin nel minimo dettaglio d’immagine, la Streep, notoriamente di sinistra, offre un’unica ed irripetibile interpretazione di questa donna conservatrice, depositaria di un potere e di una responsabilità che mai, fin a quel momento, una figura femminile aveva ottenuto in seguito a libere elezioni democratiche.

Gradevoli le reminiscenze da The King’s Speech, come nella scena in cui Margaret impara ad impostare la voce. Nella versione originale è apprezzabile il noto sforzo recitativo della Streep, che riproduce perfettamente l’accento “very british” della Lady conservatrice.

Francesca Tiberi

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