SuNetflix è disponibile Dante, l’ultimo, intenso film di Pupi Avati, che ha inteso trasporre sullo schermo un suo romanzo dedicato al sommo poeta fiorentino vissuto tra la fine del 1200 e il primo ventennio del 1300.
Tra il variegato cast del film Dante spiccano Sergio Castellitto, nel ruolo di Giovanni Boccaccio, il promettente Alessandro Sperduti nei panni del giovane Dante, Enrico Lo Verso, Alessandro Haber, Milena Vukotic, una ritrovata, ispiratissima Valeria D’Obici e tanti altri.
Dante. La poesia che diventa una ragione di vita
Pupi Avati traduce sullo schermo ciò che, da appassionato conoscitore del Medioevo, ci ha raccontato nel suo romanzo Il viaggio di Boccaccio alla scoperta di Dante. Il regista immagina che all’autore del Decameron venga assegnato il compito, da parte della potestà fiorentina, di raggiungere la figlia del poeta deceduto, ovvero Beatrice, chiusa in un convento, per risarcirla come richiesta di perdono tardivo nei confronti del sommo, suo padre.
Nel viaggio il Boccaccio (interpretato con partecipazione da un ispirato Sergio Castellitto), riesce a incontrare alcuni degli ultimi testimoni che videro in vita il sommo poeta, e, attraverso i loro racconti, allo spettatore è consentito vedere coi propri occhi alcune drammatiche fasi della gioventù di Dante, gli sforzi per emergere, il dolore che travolse la sua esistenza a tal punto da ispirarlo nella composizione delle opere più note.
“E quindi uscimmo a riveder le stelle” (Inferno XXXIV)
Il volto trasognato di Boccaccio/Castellitto, che ammette senza reticenze la circostanza per cui l’opera del suo maestro si traduce “nell’unica vera gioia della mia vita“, fa sì che nel rapporto a distanza, ma in realtà assai ravvicinato, tra i due autori, si instauri un inedito legame, simile a quello tra un padre e un figlio.
Una circostanza che permette al discepolo di far maturare, nell’ ormai anziana Beatrice (la interpreta con delicatezza una ritrovata e bravissima Valeria D’Obici), quel sentimento di riconoscenza finale che le consente, del tutto inaspettatamente rispetto ai propositi comunicati alle suore del convento, di accogliere l’appassionato viandante giunto da Firenze per comunicarle l’importante messaggio chiarificatore.
Dante – La recensione
L’operazione “Dante”, già sulla carta apparentemente impossibile e titanica, ma coltivata e portata a termine con risoluta determinazione dal vecchio leone Pupi Avati, si fa forte di una scena finale strepitosa, che ci fa ritrovare l’autore e regista con la forza smagliante dei suoi tempi più ispirati.
Il momento è quello della riconciliazione inaspettata tra il poeta viandante, incaricato di portare a termine la sua opera di risarcimento materiale, ma soprattutto morale, e la figlia ormai anziana del Poeta.
“Puro e disposto a salire a le stelle” (Purgatorio, XXXIII)
Il momento si traduce in un raccoglimento intimo che diventa magico con l’apparire di luccichii che allo spettatore paiono come lucciole, e di conseguenza rimembrano le inevitabili “stelle” di un finale che appare coerente con i canti del Maestro.
L’attimo, magico e suggestivo assieme, diventa certamente il momento più ispirato di un film che appariva già da subito una scommessa inavvicinabile, e un progetto perso in partenza.
“L’amor che move il sole e l’altre stelle” (Paradiso, XXXIII)
Del resto il film, nonostante il valido apporto di Castellitto e della D’Obici già menzionati, e ancora di un Alessandro Sperduti dal pertinente e caratteristico naso adunco che traduce con la sua espressione sofferente e dolorosa i crucci del poeta in età giovanile e di Enrico Lo Verso nel ruolo del garbato accompagnatore Donato, nonostante la meticolosa ricostruzione storica e linguistica che si traduce in dialoghi piuttosto realistici e del tutto pertinenti con il contesto storico, appare talvolta un po’ affossato da momenti di stasi, in cui semplici azioni e circostanze narrate denotano una certa stanchezza stilistica o una certa piattezza di costruzione che, in genere, nella lunga carriera del grande regista, è sempre stata lontana dal suo stile.