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‘Wanna’ Genio del marketing o ciarlatana?

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Oggi, il proliferare di mezzi di informazione e intrattenimento ha reso meno influente il potere televisivo, che comunque resta centrale nella quotidianità di ognuno di noi. Il piccolo schermo per lunghi decenni ha creato modelli e celebrità, esempi da seguire, o da combattere.

È il caso trattato dalla docuserie Wanna, ideata da Alessandro Garramone e diretta da Nicola Prosatore, disponibile su Netflix.

La realtà del documentario, eccellentemente ibridata, con la magia della finzione cinematografica.

Wanna è composta da quattro episodi, prodotta da Gabriele Immirzi per Frematle Italia. Alessandro Garramone e Davide Bandiera scrivano una sceneggiatura basata su un lavoro certosino, evidenziando ogni aspetto, anche quello più oscuro di una vicenda arcinota. Il loro merito è quello di documentare e rappresentare i fatti da diversi punti di vista, senza mai annoiare, facendo appassionare lo spettatore come se stesse seguendo un film di finzione.

La trama di Wanna

Per tutti gli anni Ottanta, Wanna Marchi è stata la regina indiscussa delle televendite, insieme a sua figlia Stefania Nobile. Le due diventano ricchissime, ma dopo qualche anno l’impero crolla e mamma e figlia cadano in disgrazia. Passa poco tempo, però, per rivedere Wanna e Stefania tornare a cavalcare l’onda del successo. Le creme dimagranti vengono sostituite con i numeri al lotto. Insieme a loro, il Maestro di Vita Do Nascimiento.

Le regine delle televendite

L’inizio della docuserie, diretta da Nicola Prosatore (Cercando Elisa – Il delitto di Claps) ci riporta nell’Italia anni Ottanta. Un Paese che non esiste più, dove regnava l’illusione del consumismo e il benessere sembrava non finire mai. Erano gli anni in cui il palinsesto televisivo, fino a quel momento monopolio della Televisione di Stato, veniva arricchito da una miriade di canali privati. Ogni provincia aveva la sua rete televisiva.

Ma passati i primi entusiasmi, si trovarono nella disperata ricerca di fonti per continuare la loro programmazione e la stragrande maggioranza diventò un vero e proprio supermercato televisivo. Nacquero le televendite e i televenditori.

Personaggi provenienti dal nulla si trasformarono in star televisive, come Walter Carbone, Joe Denti e Roberto da Crema. Nessuno di loro, però, è mai arrivato al successo di Wanna Marchi e di sua figlia Stefania, le regine indiscusse delle televendite.

Il successo di Wanna Marchi

Io ho settant’anni e l’unica cosa che so fare è vendere… ditemi voi cosa!”.

È quanto ammette direttamente la protagonista di questa appassionante docuserie. E con un pizzico di malizia, dopo questa secca affermazione, chi è dietro la macchina da presa mette alla prova la Marchi, ricreando la stessa situazione vissuta dai collaboratori di Jordan Belfort, interpretato da Leonardo Di Caprio in The Wolf of Wall Street.

Ma la famigerata penna nelle mani di Wanna Marchi non è un semplice strumento per soddisfare un bisogno, come avveniva nel film diretto da Martin Scorsese; bensì un oggetto magico. La regina delle televendite è ben consapevole che il suo target non ha nulla a che fare con Wall Street. Wanna Marchi si rivolge al suo pubblico, fatto per lo più da casalinghe che cercano sul piccolo schermo l’illusione di un sogno. L’unica, però, che è riuscita a trasformare il suo sogno in realtà è proprio lei: Wanna Marchi.

Figlia di contadini, nata a Castel Guelfo, nel bolognese, termina gli studi dopo la licenza elementare. Ma vuole far soldi e si butta a capofitto in ogni esperienza lavorativa. Dopo un matrimonio poco fortunato con Raimondo Nobile, inizia la sua attività come estetista e da lì a poco nasce il suo primo successo televisivo: lo scioglipancia.

Non esiste italiano che non abbia comprato lo scioglipancia di Wanda Marchi”.

Un massone come socio

Wanna ripercorre con precisione la parabola della Marchi. Utilizza immagini di repertorio, come le numerose ospitate televisive, interviste alle vittime ed estratti delle sue note televendite.

Poi ci sono gli interventi di importanti giornalisti, Stefano Zurlo e Peter Gomez, che svelano alcuni aspetti della vicenda poco conosciuti e per nulla approfonditi nelle inchieste dell’epoca.

Nel corso della narrazione emerge la figura inquietante del marchese Capra de Carrè. Un uomo, che, secondo Peter Gomez, maneggiava tanti soldi, un imprenditore proveniente dal settore immobiliare, tramite di Silvio Berlusconi per l’acquisto di Villa Certosa.

Il marchese, che poi si scopre essere iscritto alla P2 di Licio Gelli, entra in affare con Wanna Marchi e Stefania Nobile. Capra de Carrè, però, guarda con interesse anche il mondo della politica. Ciò infastidisce la regina delle televendite, la quale decide di abbandonare il nobile massone e con sua figlia Stefania lascia perdere i prodotti dimagranti e inizia a vendere i numeri del lotto. A seguire Wanna e Stefania c’è anche l’ex cameriere brasiliano di De Carrè, che diventa il notissimo Maestro di Vita Do Nascimento.

Ciò manda su tutte le furie il marchese, che inizia a presentare esposti contro la Marchi e, secondo alcune fonti, ma non c’è nulla di sicuro, parte da lui la famosa inchiesta di Jimmy Ghione, inviato di Striscia La Notizia.

Genio o ciarlatana?

 Wanna affronta ogni aspetto della vita professionale e privata della Marchi, senza tralasciare nulla, dando la possibilità alla donna di dire la sua e scrollarsi di dosso l’etichetta di truffatrice. Tutto avviene, spesso, con toni che sconfinano nell’irruenza ruspante e grottesca, tipics sua caratteristica. Interviste incrociate pongono il principale interrogativo di questa vicenda: genio del marketing o ciarlatana di professione?

Certo le testimonianze contro Wanna e Stefania sono tante e di forte impatto. Le due donne individuavano il credulone di turno e, facendo forza sulle disgrazie della vittima, riuscivano a spennarlo vivo. Gli autori lasciano allo spettatore la possibilità di farsi una propria idea sulla vicenda, raccontando i fatti con estrema obiettività.

La Marchi uccisa dalla televisione

Wanna usa principalmente il linguaggio del documentario e in certi punti, attraverso il racconto di un’intera vita, emerge la storia del nostro Paese in un’epoca ormai passata, ma non del tutto tramontata.

La docuserie, poi, ha il merito di appassionare lo spettatore. Gli autori riescono a ibridare al linguaggio documentaristico elementi riconducibile alla più moderna serialità televisiva di successo.

Ogni episodio termina anticipando un nuovo fatto (le tappe principali della vicenda) e poi tutto viene sviluppato nel successivo. Questa modalità incolla lo spettatore allo schermo e lo rende partecipe di una vicenda reale, che ha il fascino cinematografico.

Alla fine della visione, come afferma Joe Denti nel suo contributo, Wanna Marchi sembra diventare Gloria Swanson in Viale del tramonto, una grande attrice del cinema muto che vede crollare i suoi sogni.

Vanna Marchi è stata uccisa dallo stesso mezzo che l’ha resa celebre e ricca: la televisione”.

Trailer e clip dei titoli in arrivo su Netflix nel 2023

Wanna | Trailer Ufficiale | Netflix Italia

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