Narcosantos è una mini serie Netflix di sei episodi diretta da Yoon Jong-bin e scritta in collaborazione con Kwon Sung-hui.
Film d’azione e di droga, a tinte molto calde, che si ispira ad un personaggio realmente esistito e cacciato dalla NIS coreana. Uno degli spacciatori più atipici della storia coreana.
Malgrado la temperatura tropicale, Narcosantos mantiene un piglio moderato, eclettico solo nell’interpretazione vivida di Hwang Jung-min.
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Narcosantos, la trama
Kang Ingu (Ha Jung-woo) è un uomo d’affari capace di far girare bene il business. Malgrado la sua triplice occupazione però, l’economia famigliare rimane una battaglia costante. Per questo decide di seguire un caro amico nel Suriname, nell’America del Sud, e tentare l’importazione di pesce. Il primo carico viene però intercettato da uno spacciatore che lo stipa di cocaina e Kang finisce in prigione.
A quel punto non può sottrarsi alla proposta dell’agente Choi Chang-ho (Park Hae-soo) della NIS coreana (National Intelligence Service), che lo recupera in prigione e gli propone un accordo. Infiltrarsi nell’organizzazione del “pastore” Jeon (Hwang Jung-min), lo stesso che lo ha incastrato, per costringerlo a vendere in Corea attraverso gli Stati Uniti.
Per far girare il piano, Kang dovrà farsi rispettare non solo dalla setta/organizzazione criminale di Jeon, ma anche dalla mafia cinese e dagli stessi politici corrotti del Suriname.
Narcosantos, Ha Jung-woo è Kang Ingu, Park Hae-soo è Choi Changho, Hwang Jung-min è Jeon Yohan, Yoo Yeon-seok è David Julio Park in Narcosantos Cr. Cho Wonjin/Netflix © 2022
Sporcarsi le mani per la giustizia
Siamo molto lontani dalle serie cuoricini e volti perfetti su cui, sempre più di frequente, investe Netflix con visioni da capogiro. Narcosantos sfodera un selezionato gruppo di volti noti di attori in piena maturità (Yoo Yeon-Seok e Jo Woo-jin si aggiungono ai tre sopra), che sfoggiano outift ricercati e spocchiosi e si sporcano le mani raccontando una storia vera . Della quale il regista ha dovuto scremare la linea drammatica ritenendo il racconto del vero Kang eccessivo. Eppure il Suriname si è lamentato di come Yoon abbia deciso di dipingere la nazione nella serie, così corrotta e decadente.
In effetti l’ambiente in cui si muove la storia è una società senza più regole, dove un corpo martoriato resta appeso per strada giorni e giorni prima di suscitare una reazione; dove le numerose guardie armate sopravvivono di mazzette; dove la droga viene usata come lassativo cerebrale per impedire pensieri intelligenti e fughe incontrollate. E visto che qualche esperienza di estremismi e sette religiose al confine con la follia, in Corea ce l’hanno, la rappresentazione gli è pure venuta bene.
Certo non si può passare sopra al fatto che questo sotto plot della setta religiosa fanatica, che si mescola alla società a delinquere, ad un certo punto, cada completamente nel dimenticatoio. I personaggi svaniscono, inghiottiti dalla vegetazione e vengono lasciati a loro stessi anche da coloro che dovrebbero essere i “paladini della giustizia”. Ma questa giustizia, dopo tre anni di inseguimenti, si rivela abbastanza individualista. L’importante è portare a casa la missione, della liberazione degli “ultimi” non si interessa proprio nessuno.
Tanto che, tra mercenari profumatamente pagati, coca e soldi mossi per la testa di un unico uomo, di “giusto” rimane ben poco.
Cast algido ma dinamico
Dopo che Park Hae-soo si era fatto odiare tremendamente in Squid Game, in Narcosantos recupera vagamente punti, soprattutto per le camice. Non certo per i gorgheggi salivari di cui tutti avremmo fatto a meno.
Mentre Ha Jung-woo, battaglia sul filo della verosimiglianza. Per quanto la vita possa averlo reso di scorza dura, pur nel tentativo di mantenerlo concreto, comunque il suo personaggio cede al supereroismo, con una formazione da judoka. Non tanto nelle sue capacità fisiche (tralasciando l’ultimo inseguimento dove chiaramente trasuda immortalità), ma più che altro per l’ingegno e l’aplomb. Qualità che riesce a mantenere anche sotto un tale stress, che avrebbe condotto a diuresi istantanea qualunque altro meccanico o direttore di karaoke bar (quale lui è). E dopo averne viste di tutti i colori, aver rischiato la vita ed essere ancora in attesa di soldi dal governo stesso, torna alla sua vita miserrima in officina, senza volerne a nessuno.
Non delude Hwang Jung-min, folle nella sua personalità bivalente e spaventoso nella blasfemia del suo credo. La tensione che disegna sul volto e l’uso della voce sempre competente, lo rendono uno tra gli attori più esportabili e fluidi della cultura coreana.
Narcosantos, Ha Jung-woo è Kang Ingu, Park Hae-soo è Choi Changho Cr. Cho Wonjin/Netflix © 2022
Le lacune e la giungla che scalda
Vale la pena quindi intrattenersi con Narcosantos? Malgrado tutto, sì. Perché si può essere trafficanti senza dover per forza pistolettare per tutte e sei le puntate. E perché questa è la storia di un personaggio che si è salvato grazie alla propria pragmatica intelligenza, che è interessante vedere in azione.
C’è da scusare quindi il fatto che tutto sembri vagamente amatoriale. I più delicati scambi di informazione avvengano attraverso telefonate, né criptiche né tantomeno criptate. E la compagnia di agenti di servizi segreti ne esce a tratti imbarazzante. Anche la giungla nel Suriname sembra meno aggressiva di quanto ci si aspetta.
D’altronde, se non era per Narcosantos, chi si sarebbe mai ricordato cinematograficamente del piccolo Suriname. E invece, la fotografia in Narcosantos è un’opera piacevole costruita con precisione su tutti gli episodi, che scalda ciò che la storia non è riuscita ad intiepidire.